03/01/2018 - di Mario Barresi
Verso le elezioni politiche del 4 marzo: Fra uscenti riconfermati e nuovi arrivi, ecco la mappa dei papabili di Camera e Senato.
Catania - Pronti, partenza, via. È già tempo di Politiche. A fine gennaio scade il termine di presentazione delle liste per Camera e Senato. E in Sicilia è già partito il valzer degli aspiranti onorevoli.
Nel Pd c’è la fuga per la vittoria. Personale. Nel contesto di un’annunciata sconfitta di partito. Le decisioni le assumerà il Nazareno (prima direzione il 15) tenendo in debita considerazione le ragioni degli uscenti e la cosiddetta società civile a cui punta Matteo Renzi per sparigliare. Ma c’è un problema di numeri. E quindi di poltrone. I sondaggi non promettono nulla di buono: nei collegi uninominali non c’è trippa per gatti dem e anche nei plurinominali i seggi blindati si contano sulle dita di due mani. E così la prima conseguenza naturale è che sul presunto posto al sole di una buona metà dei parlamentari ricandidati si addensano molte ombre. La situazione più emblematica è a Catania. Dove gli aspiranti si confondono in una folla stile piazza Duomo per la festa di Sant’Agata, mentre gli scranni sono pari a un numero di poco superiore a quello della particella di sodio nel celebre spot dell’acqua minerale. Gli uscenti in lizza sono Giovanni Burtone (sindaco di Militello), Giuseppe Berretta, leader siciliano dell’area Orlando, e il segretario regionale Fausto Raciti. Luisa Albanella, invece, cederà il posto all’ex deputata regionale Concetta Raia, coordinatrice isolana dei Laburisti, che invoca «una degna rappresentanza della sinistra del partito». Ma gli azionisti di maggioranza, sotto il Vulcano, sono altri. L’area renziana di Luca Sammartino, “Mister 32mila preferenze” all’Ars, avrà un seggio blindato nel plurinominale alla Camera per Valeria Sudano, ex deputata regionale. Ma anche l’altro big etneo del partito, l’ex assessore Anthony Barbagallo, rivendica spazio. Per un candidato ancora da decidere: il cugino Giovanni Barbagallo, sindaco di Trecastagni, o Ersilia Saverino, attrice e moglie del presidente dell’Ordine dei medici, Massimo Buscema. Barbagallo, in nome del rinnovamento chiesto dal partito, valuta anche «un grosso nome dell’imprenditoria, oltre che altri dello spettacolo e dello sport». Ma alla fine nell’area franceschiniana potrebbe venire fuori la candidatura più prestigiosa, oltre che molto gradita a Ettore Rosato: l’eurodeputata Michela Giuffrida, apprezzata anche dal ministro renziano Maurizio Martina.
Anche a Palermo molte ambizioni per pochissimi posti. Renzi giocherà il jolly per blindare la rielezione del sottosegretario Davide Faraone, mentre Peppino Lupo punta tutto sulla conferma di Teresa Piccione; Antonello Cracolici potrebbe essere costretto a un gioco della torre fra gli uscenti: Magda Culotta o Franco Ribaudo, col rischio di dover buttare entrambi. Resta l’incognita, non soltanto palermitana, dell’area Emiliano: ci sarà posto per il senatore Beppe Lumia, per l’ex governatore Rosario Crocetta (che sbandiera «la promessa» di Renzi dopo la rinuncia alla ricandidatura) e per il presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci? E se sì, dove?
A Siracusa c’è l’uscente Sofia Amoddio (Area Dem), ma c’è anche l’incognita del sindaco renziano Giancarlo Garozzo: potrebbe dimettersi per correre alle Politiche. Alle quali, dopo essere stato bistrattato nella formazione delle liste all’Ars, aspira anche l’ex assessore Bruno Marziano. A Ragusa strada spianata per l’uscente Venera Padua, mentre il renziano Nello Dipasquale pensa a piazzare uno dei suoi per Montecitorio. Ci fa un pensierino anche l’ex deputato regionale Pippo Digiacomo. Ancor più caotica la situazione a Trapani, dove chiede spazio l’ex deputato regionale Paolo Ruggirello, in ballottaggio con l’ex sindaco di Erice, Giacomo Tranchida, e con il primo cittadino di Alcamo, Domenico Venuti, spinto dal deputato regionale Baldo Gucciardi. E groviglio pure ad Agrigento: in lizza gli uscenti Maria Iacona, Giuseppe Lauricella e Gea Schirò. A Messina, nella desolazione del dopo-Genovese, un’ipotesi suggestiva è la discesa in campo del rettore Pietro Navarra, già fra i registi dell’elezione di Franco De Domenico, ex direttore generale dell’Ateneo, all’Ars.
La situazione del collegio di Caltanissetta-Enna apre la parentesi sui diversamente renziani. Se nell’Ennese il Pd prova, per la verità con poca convinzione, a strappare il sindaco di Troina, Fabio Venezia, alla sinistra di LeU, nel Nisseno è blindata la candidatura-bis di Daniela Cardinale, figlia di Totò, ex ministro leader di Sicilia Futura. Ma il movimento aspira, secondo un patto benedetto da Luca Lotti, ad altri posti al sole nelle liste dem. «Almeno 2 o 3, visto che siamo il 30% del centrosinistra in Sicilia», rivendicano i dirigenti regionali. Gli aspiranti sono Giuseppe Picciolo, Nicola D’Agostino, Michele Cimino, Totò Cascio e Giacomo Scala. Più d’uno, fra loro cinque, sarebbe pronto a una rivolta generazionale se il Totò Cardinale dovesse giocarsi tutte le fiches sul tavolo dell’amore paterno, rinunciando a sbattere i pugni per i seggi promessi dal Pd.
Nella coalizione scalpitano anche i combattenti e reduci di Angelino Alfano. Fuori gioco il leader, restano in campo i big siciliani. A partire dal sottosegretario Giuseppe Castiglione, che - ultimamente molto dialogante con il dem Sammartino - non disdegnerebbe passare dalla Camera al Senato. Ap punta alla riconferma, tutt’altro che scontata, degli uscenti Dore Misuraca, Marcello Gualdani e Giuseppe Marinello. Ma ci sarebbero anche dei posti, nel plurinominale di coalizione, da trovare per i cugini Centristi: l’ex ministro Gianpiero D’Alia e l’ex presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone. Nel Catanese anche i nomi di Nino D’Asero e Massimo Pesce, a Siracusa si sonda la disponibilità di Enzo Vinciullo che però vorrebbe fare il sindaco.
Fonte: www.lasicilia.it
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