04 gennaio 2018

INCENDI BOSCHI – PATRONE E IL MISTERO DELLA SEZIONE DI INTELLIGENCE CRIMINI AMBIENTALI



Di Angelo Venti - 18 dicembre 2017
Certo è che l’argomento scotta. A ravvivare la fiamma ci ha pensato di recente Enzo Paolo Giovannone, capo dei vigili del fuoco di Sulmona. Giovannone, in occasione dei festeggiamenti di Santa Barbara protettrice dei vigili del fuoco, proprio a Sulmona ha parlato di forti analogie tra gli incendi di Piemonte, Liguria e Lombardia con quelli del Morrone. «Il fuoco si spengeva da un lato e si riaccendeva dall’altro » ha detto Giovannone [ video ]. E poi, ancora più esplicito: «Il Dna è comune».

Sulla ipotesi di un piano e di una regia unica dietro almeno una serie degli incendi che hanno messo a ferro e fuoco l’Abruzzo e altre regioni, SITe.it aveva già scritto con i roghi che ancora ardevano.  In un nostro articolo dei primi giorni di settembre, avevamo riportato le dichiarazioni di esponenti politici nazionali, regionali e locali e anche del Procuratore della repubblica Giuseppe Bellelli che indagava proprio sui roghi del Morrone: tutti parlavano di incendi dolosi, unico disegno criminale e infine di attentato terroristico. Dichiarazioni forti e tutte da fonti istituzionali. Tanto che – visto che ad essere interessato era un territorio vasto che abbracciava più regioni e più procure – così concludeva il nostro articolo: “Se come tutto lascia ritenere ci troviamo di fronte a un disegno eversivo, una domanda è scontata: chi è che coordina le indagini? L’unica forma resta l’intervento della Direzione investigativa antimafia, che ha competenze anche in tema di terrorismo. Oppure dei Servizi d’intelligence“.

A rimettere il dito nella piaga – rievocando i Servizi segreti – ci hanno pensato 5 parlamentari del M5s con una interrogazione presentata alla Camera il 25 ottobre [ scarica il pdf ]. I cinque pentastellati, citando generiche fonti di stampa  chiedono a Presidente del consiglio e ai ministri dell’Interno, delle Politiche agricole e forestali e della Difesa “Quale incarico ricopra attualmente l’ex capo del Corpo Forestale Cesare Patrone; se sia stata effettivamente istituita una sezione di intelligence specializzata nei crimini ambientali; quali funzioni svolga.”

I Grillini a fine ottobre la prendono larga, ma le fonti di stampa a cui fanno riferimento è sicuramente l’articolo “Che cosa farà Cesare Patrone nei Servizi segreti?” di Fabrizio Colarieti, pubblicato da formiche.net e infodifesa.it i primi di settembre a braci ancora accese, con gli incendi che divampavano.

Colarieti – che cita non meglio precisate indiscrezioni nei palazzi romani – in 3.100 battute spazi inclusi descrive uno scenario agghiacciante e fornisce informazioni molto interessanti. Scrive che in tale Sezione specializzata sarebbero confluiti anche uomini di fiducia di Patrone. E aggiunge: “Quello che molti addetti ai lavori auspicano, tuttavia, è che l’esperienza di Patrone possa servire, in queste ore, ad esempio a raccogliere informazioni per assicurare alla giustizia chi ha bruciato i nostri boschi. Dalla pineta del Monte Giano, alle Montagne del Morrone“.

L’articolo offre molti spunti interessanti. “Perché servirebbe proprio l’intelligence?, si domanda Colarieti. E si dà una risposta lapidaria: “Perché incendiare una pineta in riva al mare è un atto proprio della criminalità, magari per guadagnare spazi su cui edificare una volta che il fuoco ha fatto il suo dovere, ma mandare in fumo un monumento ambientale ha, invece, i connotati di un atto eversivo“.

Per il giornalista di elementi su cui indagare ce ne sarebbero molti. Cita il ritrovamento di inneschi e alcune altre inquietanti circostanze comuni a molti roghi. Come la scelta dei luoghi: “zone inaccessibili dai mezzi terrestri, ma solo da elicotteri e Canadair, in prossimità dei centri abitati e in luoghi di particolare valore storico e ambientale“. Colarieti sostiene che “essendo palese la natura degli incendi, ce ne sarebbe abbastanza per mobilitare i migliori investigatori di questo settore – e maliziosamente precisa – cioè proprio quelli che annoverava il Corpo Forestale nei suoi ranghi”.

Ma nell’articolo di Colarieti il veleno è nella coda. Così conclude: “Cosa potrebbe nascondersi dietro un atto eversivo di questo tipo? I più maliziosi arrivano a tirare in ballo le tensioni e i malumori maturati all’indomani della riforma Madia che ha soppresso, spezzettandolo, proprio il Corpo Forestale. Argomenti da prendere con le molle, certamente, ma pur sempre da analizzare. E l’analisi, come si sa, è materia dei Servizi”.

La Presidenza del consiglio e i vari ministri interpellati ancora non rispondono all’interrogazione dei 5 Stelle sul ruolo di Patrone: quindi nulla ancora si sa – come è naturale che sia in materia di Intelligence – sulla sua destinazione e attività. Il 20 novembre scorso, mescolato a centinaia di uomini in divisa ma vestito in borghese, Patrone era comunque a Sulmona. Era il giorno dei funerali del generale Guido Conti, l’ex forestale suicidatosi il 17 novembre, per motivi che restano ancora ignoti, alle pendici del Morrone. Diciassette giorni prima del gesto estremo – su cui la procura di Sulmona ha aperto un fascicolo contro ignoti per istigazione al suicidio – Conti aveva lasciato, con 7 anni di anticipo, l’Arma dei carabinieri.

Fonte: www.site.it




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