20 novembre 2017

MILAZZO CISL: “ULTIMA CHIAMATA PER LA SICILIA”. NON DOBBIAMO DIMENTICARE IL TEMA DEGLI INCENDI CHE SPESSO SI SVILUPPANO LUNGO LE STRADE PROVINCIALI INONDATE DA STERPAGLIE

18 novembre 2017-Angelo Scuderi
Un post it che Nello Musumeci troverà attaccato sulla sua scrivania di Palazzo d’Orleans. Il mittente è Mimmo Milazzo, il segretario regionale della Cisl siciliana che simbolicamente consegna al neo presidente della Regione la pesante eredità maturata in questi recenti anni di crisi economica a cui la politica non ha saputo fare fronte. Una realtà fatta di emergenze e priorità con le quali il Governatore dovrà confrontarsi, verosimilmente variando metodo e approccio.

“Sarà opportuno creare una piattaforma condivisa dalla politica e dalle parti sociali – sottolinea Milazzo – per procedere verso un’unica direzione, evitando di allungare i tempi di una ripresa che non più essere rimandata. Musumeci si dovrà assumere le responsabilità che derivano dalle aspettative create dopo il risultato elettorale, ma anche dalla consapevolezza che non è più possibile perdere altro tempo. Questo governo dovrà affrontare sin da subito tempi importanti, a cominciare dalla ristrutturazione della macchina regionale, perché entro il 2020 vi saranno quasi 5.000 pensionamenti. Il rischio è che diminuisca proprio in un momento cruciale la capacità della Regione di garantire efficienza. E di conseguenza bisognerà rimodulare un piano di assunzione per i profili alti affinché la Pubblica Amministrazione possa essere davvero un volano di sviluppo”.

Comprensibile, anche se impopolare, parlare di assunzioni quando in tutta Italia rinfacciano alla Sicilia un’eccedenza di personale pubblico.

“Sarebbe utile, una volta per tutte, fare luce sul numero reale del personale delle regioni. E soprattutto sulle competenze. In Sicilia il personale regionale svolge molte funzioni che nel resto del Paese sono demandate agli impiegati dello Stato. Ecco perché il conteggio spesso è falsato.
Ma il problema di fondo è che, se occorrono figure professionali specifiche e vanno in pensione 5.000 lavoratori degli enti regionali, bisognerà trovare la maniera opportuna per non far venire meno la competitività. Pensate cosa significherebbe svuotare gli uffici di progettazione che sono quelli che consentono di attrarre finanziamenti europei…”.


L’attivazione della spesa è certamente un tema centrale.

“Bisogna studiare – e non solo riferito alla Sicilia – un sistema di norme per velocizzare la capacità di spesa in relazione ai bandi pubblici. Oggi per qualsiasi bando si corre il rischio che le aziende perdenti comincino la catena di ricorsi, che di fatto bloccano le opere. Va studiato un sistema che salvaguardi la legalità, la trasparenza e i diritti di ciascuno, ma che consenta che si facciano le opere pubbliche nei tempi giusti e senza aggravio di spesa. Non è normale che l’Anas abbia 3 miliardi di euro di bandi bloccati, specie in un settore fondamentale quale quello delle infrastrutture”.

C’è anche il problema della gestione dei concorsi pubblici: pochi posti e centinaia di migliaia di partecipanti.

“Credo sia arrivato il momento di avviare selezioni nazionali con graduatorie aperte a cui ogni amministrazione può attingere. Altrimenti nessun piccolo Comune o amministrazione periferica potrà più fare un concorso. Peraltro questo è un tema quanto mai attuale perchè nell’arco di 5/8 anni si avrà una disponibilità di quasi un milione di posti di lavoro e bisognerà farsi trovare pronti per utilizzare al meglio questa opportunità”.

Torniamo alla questione Sicilia: cosa è mancata in questi anni?

“La visione prospettica, la capacità di saper guardare al futuro in maniera diversa, la percezione di una situazione d’emergenza che doveva essere governata e non subita. Ecco perché oggi si attende una svolta“.

In quale direzione?

“Il sindacato non fa leggi, ma avanza proposte. E crediamo in questi anni di avere promosso iniziative che andavano nel verso della semplificazione amministrativa e dei servizi alle comunità. Mi riferisco alla centrale unica degli acquisti che determina la razionalizzazione della spesa pubblica o al fondo di rotazione per la progettazione, un sistema che consente ai Comuni di avere anticipazioni finanziarie proprio in questa fondamentale fase preliminare. Queste sono misure che favoriscono lo sviluppo e sbloccano la spesa. Quello che noi chiediamo alla Regione è di muoversi nell’ottica del servizio alle comunità locali e dello sviluppo. Musumeci l’avrà ben chiaro perché è stato un amministratore locale e conosce bene queste dinamiche”.

Il presidente ha sempre ricordato il suo passato da presidente della Provincia di Catania. E proprio nella sede della Cisl ha manifestato l’intenzione di riportare in vita le amministrazioni provinciali…

“… troppo frettolosamente liquidate. Le Province erano il perfetto anello di congiunzione tra i Comuni e la Regione. E le loro competenze erano fondamentali per l’efficienza e il governo della cosiddetta area vasta. Basta vedere come è ridotta la viabilità provinciale per rendersi conto della necessità di un ente intermedio. Da anni zero manutenzione su quelle arterie che sono fondamentali per i collegamenti interni, e zero investimenti. E non dobbiamo dimenticare il tema degli incendi che spesso si sviluppano lungo le strade provinciali inondate da sterpaglie. Qualcosa deve essere fatta, le parole di Musumeci fanno ben sperare”.

Dall’analisi alla proposta…

“C’è la necessità di un patto sociale, di creare una piattaforma condivisa, le cui modalità dovranno essere semplici: si discute e si decide. Ci sono alcune priorità quali la corretta gestione dei fondi per il Patto per il sud e la capacità di indirizzare i fondi europei verso settori strategici; e ci sono emergenze quali la ristrutturazione della macchina regionale e la realizzazione di un efficace piano energetico che indichi un percorso in grado di gestire la questione dei rifiuti. Condividere e decidere, perché senza una svolta storica la Sicilia affonda”.

Fonte: www.ilgazzettinodisicilia.it





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