di Michele Giuliano
Un’infornata di personale che non
è mai entrato per concorso e che ora chiede il “posto fisso”. La
Regione fissa regole per la stabilizzazione negli enti locali, compresi
gli Asu
PALERMO - Troppi i precari in Sicilia. In tutti gli enti locali,
negli enti di formazione, nei Comuni. È ora di sfoltire le fila, e la
Regione cerca di correre ai ripari fissando le direttive per la
stabilizzazione, in seguito alla normativa emessa a maggio 2017, che
riconosce a tutti i datori di lavoro un contributo pari all’importo
dell’assegno di utilizzazione in Asu, a cui viene assicurata
l’occupazione con contratto a tempo indeterminato, nel rispetto della
vigente normativa, con un compenso non inferiore a quello percepito in
qualità di lavoratore socialmente utile.
A partire dal 3 ottobre scorso è stato fissato il termine di 180 giorni
per tutti gli enti utilizzatori, pubblici e privati, del personale Asu,
che devono inderogabilmente provvedere ad adottare il programma di
fuoriuscita o ad avviare le procedure per il conseguente aggiornamento,
con delibera dell’organo esecutivo, nonché ad avviare, per gli esuberi,
le procedure di mobilità.
Tutti gli enti pubblici e privati, entro il termine inderogabile dell’8
novembre prossimo dovranno adottare, con provvedimento dell’organo
esecutivo dell’ente, efficace nelle forme di legge, immediatamente
esecutivo, i provvedimenti necessari, e trasmetterlo agli uffici del
Dipartimento Regionale del Lavoro, dell’Impiego, dell’Orientamento, dei
Servizi e delle Attività Formative.
Per gli enti utilizzatori che non avranno provveduto agli adempimenti,
l’assessorato regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e del
Lavoro, che provvederanno in via sostitutiva, ad individuare i nuovi
enti utilizzatori e ad avviare le procedure consequenziali. Ancora, per
promuovere, d’intesa con gli attuali enti utilizzatori e con quelli
individuati, una migliore allocazione del personale, verranno “Piani di
Utilizzo”, il tutto finalizzato alla “fuoriuscita dei precari Asu”
mediante l’assunzione a tempo indeterminato.
A tale scopo la direttiva promuove tavoli concertativi a livello locale,
presso i Centri per l’Impiego competenti per territorio. In attesa del
cosiddetto “svuotamento del bacino Asu”, il personale precario manterrà
il rapporto lavorativo-formativo con il proprio ente utilizzatore, al
fine di consentire ai lavoratori precari di poter percepire regolarmente
l’assegno di utilizzazione in Asu.
Per lo svolgimento di tutta la procedura i lavoratori potranno avvalersi
del supporto del Dipartimento Regionale del Lavoro, che a tale scopo
istituirà anche degli sportelli periferici di informazione presso tutti i
Centri per l’Impiego competenti per territorio.
Si rimane quindi in attesa di vedere quali saranno gli effettivi
risultati, su un territorio che è inondato da personale precario di ogni
tipo. Un mondo variegato e allo stesso tempo frutto di un unico
denominatore, quello del clientelismo della politica che ha portato a
formare quest’enorme bacino divenuto un pozzo senza fondo.
L’ultima fotografia è stata scattata dalla Regione stessa che,
attraverso il Dipartimento regionale del Lavoro-Servizio I, ha
aggiornato l’elenco regionale dei lavoratori appartenenti al regime
transitorio dei lavori socialmente utili, regolato dalla Legge regionale
del 28 gennaio 2014, la numero 5. Qui sono contenuti il numero di
precari degli enti locali, Asu, Lpu ed Lsu, risultati complessivamente
21.285. Poi ci sono i lavoratori degli oramai ex sportelli, e quelli
sono 1.922, i lavoratori della Formazione, 8.000 circa, e i “famosi”
forestali che sono stati in questo caso riconosciuti direttamente dalla
Regione e lavorano come operai stagionali, altri 24 mila persone.
07 ottobre 2017 - © RIPRODUZIONE RISERVATA
Fonte: www.qds.it
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