15 agosto 2017

COME POSSIAMO BATTERE I NOSTRI FUOCHI. ERA COSA NOTA CHE IN SICILIA E IN CALABRIA I FORESTALI STAGIONALI APPICCASSERO PRODITORIAMENTE IL FUOCO PER RIMANERE PIÙ A LUNGO IN SERVIZIO




Era cosa nota che in Sicilia e in Calabria i Forestali Stagionali (da non confondere con l’ex Corpo Forestale dello Stato, ora Carabinieri Forestali) appiccassero proditoriamente il fuoco per rimanere più a lungo in servizio.  

In questa estate di fuoco è sorto anche più di un dubbio sulle imprese private dedicate allo spegnimento degli incendi che possono far costare 5000 euro un’ora di elicottero e 15.000 una di Canadair e che vengono pagate dal pubblico con appalti in odore di cartello. Nessuno potrebbe tenere in piedi un’impresa del genere se non ci fosse un guadagno sicuro. E quel guadagno è assicurato solo se gli incendi ci sono sempre (i Canadair non possono avere altro uso) e se non si fa nulla in termini di prevenzione. Vale la pena di ricordare che quando intervengono elicotteri e aerei la battaglia contro l’incendio è già perduta, perché questa si vince solo a terra e durante tutto l’anno, nonostante la siccità attuale e il surriscaldamento climatico. 

Ma che anche i volontari che coadiuvano i Vigili del Fuoco appiccassero il fuoco per guadagnare (ma non sono volontari?) sui singoli allarmi o spegnimenti testimonia tutto il senso di un Paese condannato alla morte civile in cui ogni occasione di devastazione territoriale è buona per speculare. Un senso di disgusto che prende alla gola soprattutto quando c’è chi nei roghi perde la vita. Non bastassero gli amministratori locali che non tengono i catasti delle aree boscate e di quelle incendiate, come dovrebbero: che motivo c’è di continuare a considerare inedificabile un’area di pregio naturalistico se quel pregio intanto è stato bruciato? E non bastassero i segnali malavitosi e speculativi che vengono dati con le fiamme alle aree protette e ai parchi nazionali.  
 
Mai come in questo caso si debbono fare i dovuti distinguo: se non ci fossero i Vigili del Fuoco, i Carabinieri Forestali e i volontari della Protezione Civile (e tanti altri) si tornerebbe al ritmo forsennato di oltre 100.000 ettari bruciati all’anno, come accadeva negli Anni Novanta. Possiamo forse parlare di mele marce, escludendo per il momento disegni più intelligenti: in questo caso è per fortuna facile eliminarle, basta non legare più il lavoro, anche stagionale, al numero degli incendi spento, ma, magari, alla prevenzione.  

Un uso mirato della tecnologia e, perché no, la delazione incoraggiata possono fare il resto. I criminali del fuoco sono spesso noti e non credo sia piacevole per nessuno vivere sotto lo stesso tetto di un delinquente: denunciamoli, perché uccidono e distruggono un patrimonio di tutti che non si ricostituirà in tempi brevi. All’isola d’Elba gli incendi sono stati praticamente azzerati, fino a quest’anno, grazie alla cattura fatta di un responsabile di quelli passati attraverso indagini scientifiche degne di Csi (attraverso il Dna lasciato sul mozzicone di sigaretta dell’esca). Una perimetrazione accurata dei boschi, il rispetto del divieto assoluto di ricostruire nelle aree bruciate e la sorveglianza satellitare nelle aree protette riducono il rischio, magari svincolando i rimboschimenti dal vincolo regionale, possono fare il resto.  

Ci sono (e ci sono stati in passato) diversi motivi per cui gli uomini appiccano il fuoco e prima dell’uomo nessun essere vivente incendiava coscientemente il territorio. C’erano solo fulmini e vulcani a creare roghi, spesso giganteschi, che ardevano per mesi in colossali incendi salutari: la foresta subiva sì il colpo del fuoco, ma si rinnovava e ricresceva più forte di prima. Oggi l’incendio provoca sempre un doppio colpo da cui il territorio si riprende solo con estrema difficoltà. Prima passa il fuoco che distrugge a diversi livelli le piante, dalle chiome fino alle radici (l’incendio sotterraneo), poi arrivano le piogge autunnali che impoveriscono definitivamente il terreno lasciandolo preda dell’erosione

Se poi si capisse che la foresta è un valore non dato dalla somma dei singoli alberi (cui pure si può attribuire un prezzo: si calcola in oltre 500 milioni di euro la spesa annuale per riparare i danni degli incendi in Italia), tanto quanto il valore di un computer non sta nel prezzo dei suoi singoli componenti in silicio, allora forse avremmo fatto un passo in avanti. 

Fonte: www.lastampa.it




1 commento:

  1. Mi rivolgo al blog, propongo di formulare immediatamente denuncia per calunnia e diffamazione, se avete contatti con qualche studio di avvocati (credo di si), fatelo sapere, penso che tutti aderiranno.

    Questa ad esempio è una cosa da non lasciare perdere...., come al solito.

    Giuseppe Spagnuolo.

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