Voglio rispolverare un articolo del 2011 di Patrimoniosos.it che al Blog non era sfuggito: finalmente la forestale può diventare produttiva , in cui c'erano delle soluzioni per rendere produttivo il comparto. Ma come sappiamo benissimo, le cose utili in Sicilia e soprattutto per i forestali, non devono essere prese in considerazione. La politica si disinteressa perché ha altro a cui pensare. Vergogna!
Palermo. Fino alla conquista dei Romani, almeno il 50% della superficie della Sicilia era coperta da boschi. Ma fu proprio con i Romani che cominciò la deforestazione dell'Isola. All'inizio dell'età imperiale la superficie boscata si ridusse al 33% con circa 800mila ettari. Tra il XII e il XIX secolo fu il disastro. Nel 1861, all'Unità d'Italia, il coefficiente di boscosità si era ridotto al 4,3% con 110mila ettari; nel 1947, alla proclamazione dell'Autonomia regionale, al 4% con 101.678 ettari. Fu il momento peggiore. Finché, tra il 1950 e il 1970, partirono i rimboschimenti. Nel 1986 le superficie boschive erano 266.400 ettari, nel 2006 diventarono 365.224 ettari, oggi sono 512.121 ettari, il 19% della superficie dell'Isola.
Tutti questi dati, assieme ad una quantità di statistiche e informazioni, sono contenuti nelle 127 pagine del primo Rapporto sullo stato delle foreste in Sicilia 2010. Il volume è stato presentato ieri mattina a Palermo, a Palazzo d'Orleans, dall'assessore regionale al Territorio e ambiente, Sebastiano Di Betta, e dai dirigenti generali del Corpo forestale della Regione, Pietro Tolomeo, e dell'Azienda regionale foreste demaniali, Rino Giglione. Il volume, realizzato da un gruppo di lavoro interdipartimentale, offre un quadro conoscitivo dei boschi siciliani, della loro tutela e valorizzazione e descrive i principali indicatori della gestione del settore forestale. E fa il paio con una precedente pubblicazione, altrettanto interessante, sul Sistema informativo forestale regionale bastato sul primo Inventario regionale 2008-2009.
I boschi - come ha annunciato l'assessore Di Betta - diventeranno un business in futuro e non solo per il contenimento dell'anidride carbonica. «Il nostro obiettivo - spiega l'assessore - è la nascita, sull'esempio di quanto è avvenuto in Francia, di un ministero della Forestazione. Per quanto riguarda la Sicilia, visto che le aree boschive si ampliano di anno in anno, pensiamo di mettere a regime le 25mila unità disponibili della Forestale in modo che tra dieci anni possano avviarsi nell'Isola cartiere e mobilifici che utilizzeranno il legno dei nostri boschi».
Di idee l'assessore ne ha parecchie. Compreso l'utilizzo dei 7.500 operai dell'anticendio per la pulizia delle fiumare ed altri interventi, così come è stato fatto, l'estate scorsa, per le operazioni di diserbo e prevenzione incendi delle aree archeologiche. Altri interventi riguardano gli immobili nei demani forestali che potrebbero fruttare alla casse regionali 200-300 milioni di euro concedendoli ai privati interessati. E sempre a proposito delle esistenti 8mila concessioni demaniali, Di Betta suggerisce di adeguare i canoni ai parametri nazionali, in modo da triplicare gli attuali 8 milioni di euro di entrate. Inoltre, pensa di mutuare in Sicilia, se è possibile, le pratiche utilizzate dall'Autorità di bacino del Po per il recupero dalle fiumare dei materiali di risulta a fini edili e - cosa più importante - a costo zero per la Regione. Ma anche l'introduzione del pagamento del ticket per visitare le 80 riserve naturali regionali punta al risparmio: «Almeno - spiega - serviranno per pagare gli stipendi ai custodi». Quanto ai residui di potatura e diradamento l'idea è di utilizzarli, a costo zero, come combustibile ecologico di piccole centrali a biomassa per la produzione di energia elettrica costruite nei pressi dei boschi stessi. Tutti gli interventi saranno, in ogni caso, coordinati con il Piano di forestazione della Regione Siciliana che punta alla tutela e salvaguardia del territorio ma anche ad ottimizzare, sotto l'aspetto economico, il patrimonio boschivo dell'Isola.
Fonte: www.patrimoniosos.it
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