30 gennaio 2017

IL PROF. MASSIMO COSTA SUL FILM L'ORA LEGALE. INTANTO SGOMBRIAMO IL CAMPO DALL’EQUIVOCO SUI FORESTALI: SE MESSI IN CONDIZIONE DI LAVORARE, IL LORO È UN LAVORO UTILE, E SOPRATTUTTO MOLTO, MOLTO FATICOSO E USURANTE


Ora gli indipendentisti adorano Ficarra e Picone. Nell’Ora legale, Roma disarciona il sindaco onesto

(Massimo Costa) Sono andato a vedere il film “L’Ora legale” di Ficarra e Picone e credo meriti una recensione approfondita. Avevo qualche pregiudizio. Mi aspettavo una solita sviolinata contro i Siciliani, piena di pregiudizi, alla PIF, o una cosa alla Saviano, da professionisti mediatici dell’antimafia o dell’antimeridionalità o dell’antisicilianità. Me ne sono andato con la convinzione che Ficarra & Picone – come la si voglia vedere – sono una spanna sopra tanti altri. Ma entro di più nel merito. Il discorso non è così semplice.
Certo, c’è qualche rappresentazione di troppo dei Siciliani da “macchietta”, qualche sudditanza psicologica di troppo nei confronti del Nord, che sarebbe chissà perché “più civile” (“ma voi a Milano come fate….”). E, sui forestali, c’è il solito luogo comune che sono un esercito: tanti, tanti, tanti,…
Però non dimentichiamo che è un film comico e che qualche esagerazione ci può anche stare, qualche fustigazione di malcostume diffuso (gli impiegati pubblici assenteisti, i commercianti abusivi, l’abusivismo edilizio, i parcheggiatori abusivi…) che in effetti è difficile negare… sia pure come effetti di fatti storici molto complessi, più che come cause.
Il messaggio complessivo, però, che passa, se si guarda fino all’ultimo, anzi specie all’ultimo, è sconvolgente e davvero inedito.
Intanto sgombriamo il campo dall’equivoco sui forestali: alla fine sono stati trattati tutto sommato con rispetto. Si è dimostrato che, se messi in condizione di lavorare, il loro è un lavoro utile, e soprattutto molto, molto faticoso e usurante. L’immagine di questo esercito scatenato sulle nostre montagne a prendersi cura del territorio a tratti mi è sembrato che abbia dato dignità a questa categoria, così come quella di Ficarra distrutto al termine di una giornata di “vero” lavoro. Ma questo – tutto sommato – è un aspetto secondario del film.
Il vero fatto è che ci sono due letture possibili. Una superficiale e una profonda.
Quella superficiale è che i Siciliani sono pronti a lamentarsi, ma quando si chiede loro davvero di rispettare le regole sul serio, tornano indietro, cacciano il sindaco bravo e corretto, e rimettono in sella la vecchia guardia, che – più o meno – lo sa fare.
Quella più profonda, ma neanche tanto più profonda, basta poco per vederla, lancia invece messaggi dirompenti.
Il primo è che la legalità senza sviluppo non funziona. I cittadini indignati, della legalità, hanno visto subito tutti gli svantaggi e quasi nient’altro: la tari raddoppiata, l’impossibilità di lavorare per il fruttivendolo, il locale chiuso per mancanza di licenze, il posteggiatore che urla al nuovo sindaco “Ma che devo andare di nuovo a rubare?”. Il film è un po’ verista e po’ pirandelliano. Non ha una sola verità, non è “didascalico”. La verità è vista sotto tanti punti di vista, e non necessariamente c’è una speranza e un lieto fine.
Non c’è il lieto fine, perché in effetti oggi la Sicilia non ha ancora un lieto fine: sarebbe stato falso. È vero che la “vecchia guardia” ancora egemonizza la politica e il consenso. È vero ed è per questo che ci sono i Siciliani Liberi.
All’inizio, guardando la campagna elettorale del vecchio e del nuovo, mi sembrava uno spot per il nostro Ciro Lomonte a Palermo, che sta cambiando completamente il modo di fare politica.
Ma il nostro Ciro Lomonte non dovrà fare lo stesso errore di Natoli. La legalità è il cardine della nuova politica, ma se non si aggredisce la Questione Siciliana, questione economica, sociale, culturale, sarebbe una battaglia destinata alla sconfitta. Questo è vero, drammaticamente vero.
Il secondo messaggio che passa è che nessuno, neanche il più pulito del mondo, può fondare il messaggio sul fatto di essere “più puro degli altri”. Nessuno è perfetto. Anche il “buon” Natoli, gratta gratta, aveva chiesto una raccomandazione per la figlia, aveva sbagliato, come tutti noi. Il moralismo prima o poi finisce per essere vittima di se stesso (e chi vuole intendere intenda).
Ma il messaggio più dirompente è quello finale, quando si rivela chi sta dietro tutto questo male: tre persone.
un maresciallo dei Carabinieri, un faccendiere romano, un mafioso del paese.
E quello che, in una precedente scena, il faccendiere dice, è terribile e rivelatore del fatto che F. & P. sono “dei nostri”. “Voi del Sud, che la crisi l’avete avuta sempre non potete permettervi l’onestà”, se questo esperimento di onestà dilaga, crolla tutto un sistema di potere in ITALIA. Si dice – a chiare lettere – che il sindaco “cattivo”, con tanto di “striscetta tricolore” nel simbolo, interpretato dall’ineffabile Sperandeo, è legato a doppio filo a un potere italiano che lo sostiene, lo garantisce, lo protegge, lo alimenta. A memoria mia è la prima volta in assoluto che passa un messaggio del genere.
Alla fine il sindaco onesto è lasciato solo da tutti, ma più di tutti dallo Stato e dall’Italia.
Alla scena finale ci sono questi tre soggetti, questi tre “diavoli”, che nulla hanno a che spartire con l’ingenuità della “massa” strumentalizzata. E, di questi, due su tre sono o dipendono da Roma.
Chi l’avrebbe mai detto da Ficarra & Picone? Scusate, ma per me non è poco, non lo è affatto. È questo il vero messaggio profondo, lanciato in modo molto felpato, che rimane dopo qualche risata superficiale. Beh, grazie allora, Salvo e Valentino. Qualche luogo comune a questo punto me lo tengo volentieri.


29 Gennaio 2017
http://www.siciliainformazioni.com/redazione/534859/ora-gli-indipendentisti-adorano-ficarra-picone-nellora-legale-roma-disarciona-sindaco-onesto


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Viva Natoli!






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