27 agosto 2016

TUTTI DIVISI ALLA FESTA DELL'UNITÀ. IL DOPPIO GIOCO DEL PD. UN PARTITO DI GOVERNO CHE LOTTA. E UN PARTITO DI LOTTA CHE GOVERNA


IL PUNTO
 
Tutti divisi alla festa dell'Unità. Il doppio gioco del Pd


Con Crocetta, ma contro Crocetta. Correnti in lotta e faide tra vecchi e nuovi. Tutte le contraddizioni del partito nella kermesse catanese.

di Accursio Sabella
PALERMO - La festa dell'Unità celebrerà le solite divisioni. Quello del Pd, e in particolare quello siciliano, che da anni, ormai, ama il doppio gioco. Un partito di governo che lotta. E un partito di lotta che governa. Tutto insieme, nella somma spesso stridente delle sue componenti, le aree o quelle che una volta si chiamavano “correnti”.


Alla festa dell'Unità che aprirà i battenti domani a Catania, il partito nazionale, che qualche problema di suo ce l'ha già, annuserà l'odore stantìo delle liti siciliane, avvertirà l'eco costante delle divisioni e delle contraddizioni di un partito che è fatto di tanti partiti.


Persino dentro un governo a guida Pd. Ma quale Pd? Fino a pochi giorni fa, il sottosegretario Davide Faraone ha ribadito: “Se in vista delle prossime regionali io dovessi sostenere Crocetta o qualcuno vicino a lui, sarei da Tso”. Da ricovero, insomma. E Faraone ha anche aggiunto: “Certamente, tra i candidati alla presidenza della Regione ci sarà uno dei nostri”. I nostri, cioè i renziani. Contro i loro, vale a dire tutti gli altri. Del Pd.


Eppure, eccole le contraddizioni. Di un partito in cui i più vicini al premier hanno censurato, e pesantemente, l'operato di Rosario Crocetta, ma hanno anche pervicacemente tenuto in giunta propri esponenti. E non ceerto in posizioni marginali: Alessandro Baccei è il vero “commissario” della Regione, Baldo Gucciardi guida il sempre appetitoso settore della Sanità siciliana, Vania Contrafatto gestisce la materia ampia e delicatissima dei rifiuti, dell'acqua, dell'eolico e dei prossimi termovalorizzatori. Tutti lì, diversi ma insieme. Divisi ma vicini.


A rendere sempre attuale la schizofrenia di un partito che rivendica le proprie “distanze interne” come il vero segnale di un dialogo assente, invece, all'interno delle altre forze politiche. Ma spesso, in questo senso, il Pd non è credibile. Non lo è, ad esempio, proprio nei rapporti tra le “correnti” e il governatore. All'inizio era stato il turno dei “cuperliani”: rimasti fuori dalla giunta per mesi hanno sparato “alzo zero” contro il governatore incapace, la giunta dei camerieri, il governo dei gabinettisti. Salvo poi accettare l'invito del governatore, entrare in quella giunta (ovviamente da chef) e riempire gli uffici di gabinetto con i propri fedelissimi.


Già, perché adesso Crocetta fa comodo a tutti. Alle aspirazioni storiche di Antonello Cracolici, a quelle di un gruppo che si è sentito estromesso proprio quando, finalmente, poteva entrare alla Regione dalla porta principale. Fa comodo anche all'area di Davide Faraone, tutto sommato: senza Crocetta sarebbe impossibile giocare “di sponda”, in vista delle prossime Regionali. E nelle pieghe delle storie personali, fa potenzialmente comodo agli assessori e a deputati che proveranno, in vista della difficile corsa alla riconferma, a sfruttare l'onda positiva, magari, dei concorsi nella Sanità, delle stabilizzazioni dei precari, delle nuove assunzioni nella Formazione professionale. Mentre qualcun altro, finché starà in giunta, eviterà un futuro complicato. Nel caso di Vania Contrafatto, ad esempio, un rientro nella magistratura, ma a molti chilometri di distanza dall'Isola, cioè da casa.


Così, tutti lì. Divisi ma stretti stretti. Nonostante le sferzate romane. Giunte al limite dell'insulto personale, proprio nel caso di Faraone e Crocetta. E gli interventi (leggasi impugnative o bocciature) del Consiglio dei ministri sulle leggi del governo. In qualche caso proprio nel settore nel quale i renziani “vantano” un proprio assessore: Vania Contrafatto, appunto. Messa in mezzo all'eterno tira e molla tra la Capitale e il capoluogo. Un braccio di ferro che a dire il vero si propaga un po' in tutti gli angoli di Sicilia. A Siracusa, ad esempio, dove non troppo tempo fa un “cuperliano” come Bruno Marziano annunciò una querela per voto di scambio contro Crocetta a causa dell'ingresso in giunta di un renziano come Gerratana. Alla fine in giunta è entrato proprio Marziano. E poi, ecco i paradossi di un candidato sindaco (sconfitto) a Enna che porta il nome di Mirello Crisafulli, costretto a presentarsi con un simbolo del Pd contraffatto, in una provincia che poi il Pd ha affidato a un commissario. Come quella di Messina, del resto, dove il potere di Francantonio Genovese è stato in parte frantumato dalle vicende giudiziarie, ma che in qualche modo ha deciso di ricomporsi altrove: in Forza Italia, in particolare. E anche lì, ecco il commissariamento. E che dire dellle faide catanesi, alimentate anche dalle new entry di giovani rampanti come Luca Sammartina e Valeria Sudano? O a Trapani, dove il partito, che sta subendo un po' dovunque scoppole dai grillini, deve gestire l'approdo di big che una volta furono del centrodestra come Paolo Ruggirello, mentre si profila una nuova guerra per la possibile candidatura dell'ex sindaco di Forza Italia Mimmo Fazio, anche col sostegno – si mormora – del Pd.


Provincia che vai, magagna che trovi, insomma. E ancora fresco è il pirandelliano caso delle “primarie di centrosinistra” per la scelta del candidato sindaco di Agrigento che portarono, di fatto, alla scelta di un esponente per anni vicino a Forza Italia come Silvio Alessi. Finite quelle primarie, con l'indicazione del patron dell'Akragas, il Pd fu costretto alla retromarcia e a disconoscere quelle stesse consultazioni.


Eccolo il doppio gioco del Pd. Diviso ovunque, e da sempre in bilico, nel precario equilibrio delle proprie correnti e – fenomeno più massiccio negli ultimi anni – in quello tra esponenti storici e recenti cambiacasacca. Differenze che si traducono nella contraddizione delle contraddizioni. Quelle di un partito di governo quando lotta e di lotta mentre governa. Ed è storia vecchia. Basti pensare alle liti in occasione della direzione del Pd tra quanti spingevano per l'ingresso “ufficiale” nella giunta di Lombardo (Cracolici, Lumia e Cardinale) e quanti si opponevano (l'allora segretario Lupo). Il resto, è storia recente. Una storia di divisioni da celebrare alla festa dell'Unità.

27 Agosto 2016
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