Il Castello al mare abbandonato.
"Chiusi nel bunker tra topi e zecche"
Il sito archeologico nella zona del porto di Palermo chiuso da tre mesi e lasciato nel degrado assoluto. I dipendenti: "Sterpaglie ovunque, se scoppia un incendio va in fumo tutto"
PALERMO - Mille anni di storia sommersi tra preservativi, fazzoletti, escrementi umani e animali, erbaccia alta fino a due metri e col rischio incendio ai primi venti di scirocco. Così si presenta il Castello al Mare, sito archeologico risalente all'inizio del primo millennio, nella zona del porto di Palermo, a due passi dalla costa. Il sito è chiuso da tre mesi, da quando l'area fu interdetta per consentire agli artificieri di disinnescare un ordigno bellico.
Da allora nell'area, oltre 10 mila mq, ha preso piede il degrado più assoluto. Il personale trova di tutto, da preservativi usati dalle coppiette che riescono a introdursi scavalcando un muretto a fazzoletti gettati all'interno dalle prostitute. C'è anche chi, in assenza di segnaletica, passeggia tranquillamente il cane. I dipendenti hanno inoltrato alla Sovrintendenza di Palermo, responsabile del sito, diverse richieste d'intervento, spesso inevase. "Non ci sono soldi", il refrain.
Tanto che i dipendenti sono costretti a comprare di tasca propria quel che serve, come lampadine e prodotti per la pulizia del servizio igienico. L'altro servizio, quello per visitatori e turisti, invece è abbandonato. Manca persino il rubinetto nel lavandino. L'erba attorno è alta, ci sono zecche dappertutto e in caso di incendio il rischio è elevato anche perché, come segnalato dal personale, tutti gli estintori sono scaduti e scarichi.
"Siamo chiusi in bunker, tra topi e zecche, in condizioni di degrado e di pericolo. Se qui scoppia un incendio va in fumo tutto, ci sono sterpaglie ed erbacce ovunque", denuncia il personale del castello. Il sito è off limits per visitatori e turisti, i dipendenti, dieci in totale, invece ogni giorno si recano sul posto di lavoro regolarmente. Da mesi segnalano alla soprintendenza disfunzioni e problemi di vario tipo, ma non accade nulla.
Nei giorni di pioggia l'acqua penetra all'interno dell'ufficio, per ripararsi dal sole hanno sistemato una tenda a loro spese. Due di loro si sono ritrovati addosso le zecche perché per mancanza di fondi non sono state fatte le operazioni di diserbo, con l'erbaccia che ormai ha invaso l'intero sito, in alcuni punti è alta due metri.
L'area dove è stato disinnescato tre mesi fa un ordigno bellico non è stata ancora bonificata. "Di fronte a un turista che vuole entrare a visitare allarghiamo le braccia, ci sentiamo mortificati", dicono i lavoratori: nove dipendenti Sas e un regionale.
Manca l'illuminazione e qualche settimana fa qualcuno che è riuscito a introdursi nell'area ha appiccato il fuoco alle erbacce dopo essere stato allontanato dal personale, che fa sempre più fatica a occuparsi del sito non avendo risposte da parte dell'amministrazione.
28 Aprile 2016
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