LA MANOVRA
Ars, arriva una Finanziaria "sotto ricatto". A rischio mezzo miliardo per Comuni e precari
A Sala d'Ercole la legge di stabilità regionale. L'assessore Baccei "avverte" i deputati: "Nessun aumento di spesa durante l'iter, i soldi sono finiti. L'articolo sui 500 milioni da trasferire in Sicilia va votato all'ultimo". Roma vuole attendere l'approvazione definitiva della manovra prima di liberare le somme. Se i soldi non dovessero arrivare, tagli dolorosi per enti locali, lavoratori, Forestali, Pip. L'Anci: "Così si va al dissesto". Santa Rosalia all'Ars
di Accursio Sabella
PALERMO - Una finanziaria “congelata”. Sotto il ricatto di Roma. Di un governo nazionale che vuole attendere la votazione finale del testo prima di decidere se liberare, o meno, i 500 milioni che non sono giunti alla Sicilia, così come assicurato, in occasione della legge di stabilità nazionale. Intanto, l'esame è partito con una assenza pesante, quella del governatore Crocetta. Oggi a Sala d’Ercole l’assessore Baccei ha chiesto di votare solo alla fine l’articolo 5 della manovra che prevede appunto il congelamento dei 500 milioni di euro "per dare modo al governo di continuare a mettere la faccia nella trattativa con lo Stato. Non è un ricatto - ha precisato Baccei - ma votare alla fine questo articolo che fa parte del patto con lo Stato è fondamentale per il proseguo della trattativa".
Non è un ricatto, certo. Ma poco ci manca. Perché il governo nazionale ha fatto una richiesta chiara: le norme in Finanziaria dovranno portare al taglio di 400 milioni di euro. Altrimenti, addio al mezzo miliardo. In questa clima è partito oggi con la discussione generale, l’esame della manovra finanziaria regionale. L’Ars proverà ad approvarla entro il 29 febbraio, ultimo giorno dell’esercizio provvisorio. A dare il via all’iter, la relazione del presidente della Commissione bilancio Vincenzo Vinciullo. Il deputato ha ricordato le difficoltà di partenza legate anche a un disavanzo di oltre tre miliardi di euro. Ma non solo. Vinciullo ha ricordato come alla Sicilia vengano chiesti sacrifici maggiori rispetto alle altre Regioni. “In particolare – ha precisato il parlamentare – nel 2015 il contributo richiesto è stato in valore assoluto pari a 1,286 miliardi di euro a fronte di 582 milioni per la Sardegna, 441 milioni per il Friuli Venezia Giulia”. Il presidente della commissione ha poi ricordato come l’incremento della quota di compartecipazione alla spesa sanitaria decisa nel 2006 ha comportato un aggravio di spesa di 600 milioni di euro l’anno.
Nonostante i tagli operati in questi anni, precisa Vinciullo, rimane un disavanzo strutturale da un miliardo e mezzo di euro. Un buco che “richiede necessariamente il raggiungimento di una intesa con il governo nazionale circa il livello appropriato delle risorse di cui deve disporre la Regione, attraverso una modifica delle norme di attuazione dello Statuto in materia tributaria”. A dire il vero, però, quella intesa è ancora da definire. E così Vinciullo ricorda come 550 milioni di euro siano ancora ‘congelati’, accantonati, in attesa di essere liberati dal governo nazionale.
“Questa Finanziaria – la replica contenuta nella relazione della minoranza affidata al deputato di Forza Italia Riccardo Savona - è la peggiore degli ultimi anni. Ha condannato la Sicilia all’arretratezza. Reggono i saldi di bilancio, ma manca la parte dello sviluppo. Quello che si è creato, lo si è fatto in commissione bilancio. Non c’è stata una sola iniziativa del governo che portasse una novità”. Poi, ecco la questione dei 500 milioni congelati: “E se i 500 milioni – chiede Savona - non arrivassero? Avremo ucciso i Comuni. Quasi tutti avranno difficoltà a chiudere i loro bilanci. Mentre ci siamo ancora una volta dimenticati delle imprese e dell’agricoltura. Non è cambiata – ha aggiunto - la filosofia del passato: non c’è alcun incentivo alle imprese per le assunzioni. Non c’è un’iniziativa in grado di produrre ricchezza. Non c’è niente in questa legge di stabilità che possa spingere i nostri giovani a sperare in un futuro migliore”.
Di altro tenore, ovviamente, l’intervento dell’assessore all’Economia Alessandro Baccei: "Questa – ha detto - è una manovra importante, un grosso risultato, l'ultimo passaggio per la Regione Sicilia per portare a termine un percorso di risanamento. Un risultato che finalmente porta la manovra a non utilizzare più soldi destinati allo sviluppo per finanziare la spesa corrente. Fino all'anno scorso ben 700 milioni di fondi extraregionali sono stati necessariamente stanziati per questa finalità - ha spiegato - oggi siamo stati in grado di destinare allo sviluppo della Sicilia questi soldi. Credo sia un grandissimo risultato". Baccei ha fatto un cenno nella sua introduzione, ai 500 milioni che la Sicilia potrà riscuotere dal governo centrale solo se sarà in grado di certificare tagli. "Non è una pistola puntata alla nostra tempia, ma un patto stretto con lo Stato come aveva chiesto la Corte Costituzionale - ha detto Baccei - e stiamo lavorando in questa direzione. I 500 milioni – ha aggiunto però - sono una goccia nell'oceano rispetto a tutti i fondi comunitari, dedicati alla ricerca, alla banda larga, alle start up. Chi dice che non ci sono i fondi per l' innovazione dice cose false. Non ha senso – ha proseguito Baccei - dire che bisogna trovare fondi per lo sviluppo perché mancano due miliardi di euro per pagare forestali, pip, precari.... sfido tutti voi a presentare un emendamento che toglie soldi a pensioni, forestali, precari per darli allo sviluppo. I soldi ci sono e sono quelli dei fondi extraregionali". Un monito infine al parlamento affinche non si presentino nuovi emendamenti con voci di spesa aggiuntive: "Se chiediamo soldi in più, sappiate tutti che non ci sono, le entrate sono state certificate riga per riga con il ministero della finanze, dove ci hanno fatto il contropelo". Ed è il secondo “avvertimento” lanciato ai deputati siciliani.
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