14 gennaio 2015

UN'ALTRA PARTE DI CITTADINI VEDE LA MONTAGNA COME OCCASIONE DI LAVORO, NON COME POTENZIALITÀ TURISTICA, BENSÌ COME OCCUPAZIONALE PERSONALE, COSÌ DETTI LAVORATORI FORESTALI. A ESSI LA MONTAGNA COSÌ COM'È BASTA E AVANZA




 «Piano Provenzana e l'inconsistenza del fare»


Ho rassegnato sul problema "Piano Provenzana" le mie riflessioni pubblicate su questa rubrica. Reputo doveroso però non chiudere questo doloroso capitolo con le riflessioni ricordate, ma cercando d'individuare le cause di quest'annoso dissesto economico- turistico, che Linguaglossa risente da molti, troppi anni. Per fare ciò, occorre andare più in profondità, lavando, come si dice, i panni in famiglia, quelli sporchi s'intende, che noi linguaglossesi conosciamo molto bene. Messe da parte le indiscusse responsabilità dell'amministrazione comunale e di quanti, operatori e non, si sono avvicendati sull'Etna, non mi pare che la popolazione tutta, dal privato cittadino, agli esercenti commerciali si sia strappata le vesti per contribuire a risolvere il problema del nostro versante. Ciò, a mio parere, per diverse ragioni. Primo: Una buona parte di cittadini guarda "la montagna" con tono distaccato, con disinteresse, come se questa potenzialità turistica appartenesse a un altro mondo, lontano, estraneo. Ciascuno, in quest'ottica alquanto miope, pensa a coltivare il proprio spazio, disinteressandosi di ciò che avviene attorno. Per questi cittadini vedere oltre il proprio naso è impensabile. Secondo: un'altra parte di cittadini vede "la montagna" come occasione di lavoro, non come potenzialità turistica, bensì come occupazionale personale, così detti lavoratori forestali. A essi la montagna così com'è basta e avanza. Terzo: c'è un'altra categoria di cittadini che "la montagna" la interpreta egoisticamente, ossia come occasione unica d'arricchimento. È quella parte che la pensa in grande, accarezzando progetti utopistici, ma a una condizione: che siano gli altri a rischiare e investire col segreto intento di coglierne i frutti a lavori ultimati. C'è infine un'ultima categoria che vede "la montagna" come "natura" e la vorrebbe sgombra "da persone e cose" per godersela individualmente e in silenzio.
Dove sta il problema? Il problema consiste, malauguratamente nel sottile filo che lega, tra di loro, questi diversi cittadini, che tutti insieme vogliono la stessa cosa, ossia che si perpetui "l'inconsistenza del fare", che, paradossalmente, accontenta tutti. A ciò si aggiunge l'atavica malattia del linguaglossese: conservare, che non significa, mantenere, serbare, custodire, ma "vivere di rendita"ossia sperare di progredire, restando fermi. Una bella prospettiva, non c'è che dire.
Saro Pafumi


13 Gennaio 2015




Nota
Gent.mo lettore, questo ovviamente è un suo pensiero. A noi la montagna così com'è non basta, si potrebbe fare molto di più!
Abbiamo detto tante volte, che i lavoratori forestali sono una grandissima risorsa per l'ambiente, quindi: per i parchi (madonie, nebrodi, etna, sicani, parco fluviale dell'alcantara) riserve naturali, giardini pubblici, emergenza neve e cenere (vulcano) calamità naturali varie, per i comuni, per i siti archeologici, per la cura del territorio con particolare riferimento al dissesto idrogeologico, per le strade provinciali che a tutt'oggi come vede, sono piene di erbacce e purtroppo sono stati un bel biglietto da visita per i turisti ecc.  Sig. Saro Pafumi, non sono gli operai a decidere su come vanno le cose, questo lei lo dovrebbe sapere! 

Possiamo fare miliardi di cose ma i Governi di destra e sinistra (tutti nessuno escluso), continuano a fare demagogia e a tagliare, fregandosene letteralmente dell'ambiente.







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