24 gennaio 2015

ANGELO DIMARCA DI LEGAMBIENTE SICILIA: DISTRUTTI CIRCA 1.000 ETTARI DI BOSCO TRA LE CONTRADE RONZA E BELLIA. PER ANNI IL GRANDE BUSINESS È STATO RIMBOSCHIRE E RIPIANTARE LE AREE DISTRUTTE DAL FUOCO, ORA È DIVENTATO QUELLO DI TAGLIARE I BOSCHI REALIZZATI CON GRANDE FATICA


Distrutti circa 1.000 ettari di bosco
tra le contrade Ronza e Bellia





Piazza Armerina. E' rappresentato dai circa 1.000 ettari di bosco esistente tra le contrade di Ronza e Bellia parte dello scempio ambientale che riguarda parecchie aree boschive del Nisseno e dell'Ennese, rilevato dall'eurodeputato del M5S Ignazio Corrao, e adesso denunciato da Legambiente alla Procura di Caltanissetta. Il taglio indiscriminato di 10.000 ettari di bosco nella Sicilia centrale tra Enna e Caltanissetta (tra cui Gabbara, a San Cataldo e Ronza-Bellia nei pressi di Piazza Armerina) utile ad alimentare una grande centrale a biomasse costruita a Dittaino, ha colpito, infatti, anche gran parte del bosco piazzese definito da molti come il "polmone verde" della Sicilia, un luogo di rara bellezza molto frequentato anche dagli amanti della natura e dello sport, come i bikers piazzesi dei "Vispi Siciliani" che attraverso il loro presidente Totò Trumino, già nel febbraio del 2014 avevano segnalato il taglio degli alberi di eucalipto del bosco piazzese, un bosco che negli ultimi anni è stato anche spesso oggetto di incendi dolosi.
Oggi Legambiente nella denuncia alla magistratura nissena sottolinea, tra l'altro, proprio quest'aspetto: «I boschi non distrutti dagli incendi vengono bruciati per produrre energia». In particolare Angelo Di Marca, responsabile regionale del dipartimento conservazione natura di Legambiente Sicilia, spiega: «Si tratta di interventi irrazionali e non conformi alle norme di gestione forestale sostenibile. Le norme vietano il taglio a raso delle fustaie e subordinano gli interventi alla redazione di piani di gestione che la forestale siciliana non ha mai approvato. Per anni il grande business è stato rimboschire e ripiantare le aree distrutte dal fuoco, ora è diventato quello di tagliare i boschi realizzati con grande fatica. In una Regione a grave dissesto idrogeologico e rischio desertificazione ciò non può essere consentito».
Mar. fur.


23 Gennaio 2015





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