L'albero, i doni, le palle e il vischio: a Palazzo non manca niente. Buon Natale
PALERMO - Natale è arrivato anche a Palazzo d'Orleans. Con le sue immancabili e sempreverdi tradizioni. E malgrado i tempi di magra e l'angoscia per un futuro tutto da definire, alla Regione siciliana, di quel confortante simbolismo natalizio non ci si fa mancare niente.
L'albero è quello di mamma Regione, alla cui ombra si sono riparati per decenni migliaia, anzi decine di migliaia di siciliani, che sotto quelle frasche hanno trovato negli anni rifugio e ristoro. Oggi, però, le fronde di quel mastodontico abete appaiono spampanate e spoglie, consumate da un tarlo da due miliardi e mezzo di buco nei conti. Ed è così che sotto l'albero i regali quest'anno li confeziona il neoassessore al Bilancio Alessandro Baccei, a cui tocca l'onere, non invidiabile, di imporre la più draconiana delle diete alla Regione. In tempi da record per scansare la bancarotta, sempre ammesso che Roma si degni di dare una mano. Il pacco è bello grosso già infiocchettato e l'assessore ne ha anticipato il contenuto in una conferenza stampa quasi tragica: dentro non manca nulla, dai tagli alle partecipate mangiasoldi alla stretta sui regionali, passando per precari, forestali e chi più ne ha più ne metta. Con l'extra del maximutuo che caricherà sulle spalle dei siciliani da qui a molti anni un aggravio fiscale.
Non c'è albero di Natale senza palle. C'è l'imbarazzo della scelta su quali appendere. Dalle promesse del no pasaran sul Muos, revocato, anzi forse, anzi no, alle promesse in campagna elettorale sulle trivelle, promesse risucchiate nel pozzo dell'oro nero. Di annunci rimasti tali in questi due anni di crocettismo è toccato registrarne a bizzeffe. Come quello sul taglio delle partecipate, rinviato e ancora rinviato, tra le bacchettate della Corte dei conti, fino ad arrivare all'affanno disperato dell'oggi. O il no gridato alle ipotesi di aumento dell'addizionale Irpef, poi puntualmente arrivato. O gli annunci sulle imminenti stabilizzazioni dei precari, che stanno ancora là, più precari di prima. Ma tutto questo oggi passa in cavalleria di fronte al naufragio dei conti della zattera-Regione.
E poi il presepe, che Natale sarebbe senza? Con i magi che pazienti viaggiano al seguito della stella cometa, che con quella coda somiglia a una meteora. Anche quelle la Regione non s'è fatta mancare. Da Zichichi e Battiato, che sembra passata un'era geologica da quei tempi, all'assessore per un mese Gerratana, fino a Valeria Grasso, nominata alla Foss e poi dimenticata. Bello il presepe, con angeli custodi (della porta accanto), pastorelle e madonne: non manca niente. C'è anche il panettone, e ci sono quelli che non hanno fatto in tempo a mangiarlo. Come gli assessori del Crocetta bis entrati e usciti di scena in un semestre.
Ci sono poi i canti di Natale, dall'intramontabile fascino. Crocetta ci ha provato per la vigilia a cantargliene quattro al Renzi, mandandogli a dire che la Sicilia non accetta lezioni e battendo finalmente i pugni sul tavolo come in tanti auspicavano. Ma il controcanto dell'assessore Baccei, che seguiva uno spartito romano, stonava e parecchio.
E per chiudere in bellezza, può mai mancare il vischio sotto il quale scambiarsi un bacio? Hai voglia, invischiata com'è la Sicilia, tra la sua burocrazia monstre e i suoi costosi Palazzi del potere, a partire da quell'Ars impantanata in cui i cambi di casacca superano le leggi approvate. Credere che davvero in quattro mesi questo parlamento, questo governo e questa burocrazia rimetteranno in piedi la Sicilia prima della bancarotta, invischiati come sono, richiede una fede che solo il miracolo del Natale può ispirare. Una sola consolazione: con tanto di quel vischio, sarà di certo un Natale al bacio. Auguri a tutti. E che il buon Dio ci aiuti.
25 Dicembre 2014
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