"In fumo" parecchie aree molte sono pubbliche
Grazie a questo strumento sarà possibile monitorare il fenomeno e impedire azioni speculative
Un terreno bruciato avrà conseguenze anche in futuro
Tra il 2007 e il 2013 sul territorio comunale di Agrigento sono andate "in fumo" centinaia di aree, molte delle quali di proprietà pubblica.
Il dato emerge dalla pubblicazione - la prima - del "catasto incendi" del Comune di Agrigento, disposta nei giorni scorsi dal dirigente del settore VI, Gaetano Greco. Un obbligo di legge, va precisato, che risale al 2000, quando cioè il Governo approvò la legge 353, che stabilisce "che tutti gli enti locali competenti sono tenuti a svolgere la medesima attività di previsione, prevenzione e lotta per difendere il patrimonio boschivo". Il Comune si adeguò solo nel 2007, quando la Giunta regionale costituì appunto il catasto, ma solo nell'ottobre del 2014 il settore Urbanistica, con il nuovo dirigente, ha richiesto alla forestale i dati necessari per riempire quello che era solo un contenitore vuoto. E' stato poi compito del Sit far combaciare quelle rilevazioni al territorio comunale, facendo emergere un quadro che, sebbene sia meno allarmante di quello di altre realtà siciliane e nazionali, indica un sostanziale abbandono delle nostre aree verdi. Rispetto al lasso di tempo analizzato (dal 2007 al 2013) nelle 18 pagine necessarie per elencare tutte le particelle percorse dal fuoco in almeno una settantina di casi si è trattato, infatti, di zone di pertinenza pubblica (Comune, Demanio, Provincia Regionale ecc). Per tutto il resto dell'elenco si tratta di particelle appartenenti a privati cittadini, in gran parte indicate come "seminativi", che sono state vittime del fuoco nonostante le ordinanze emesse dal Comune rispetto all'obbligo dei proprietari di provvedere agli interventi di discerbamento.
L'aspetto più interessante, è che la legge prevede che ogni area vittima di incendi venga vincolata (anche quelle di pertinenza pubblica). Questo, come è evidente, per scoraggiare i piromani a disboscare parti di territorio per finalità economiche (varianti urbanistiche, soprattutto). Sebbene questa possibilità riguardi solo marginalmente il nostro territorio (dato che spesso gli incendi hanno riguardato zone che solo accidentalmente si possono dire boschive), le regole sono chiare. In atto esistono 3 tipologie di vincoli: il primo è quindicinale, e vieta per quel periodo la variazione della destinazione d'uso delle aree, sebbene sia garantita la possibilità di costruire opere pubbliche necessarie all'incolumità pubblica. Vi è poi il vincolo decennale, che blocca la costruzione di edifici nonché di "strutture ed infrastrutture finalizzate ad insediamenti civili ed attività produttive", e poi quello quinquennale, che blocca le stesse attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale. Grazie a questo nuovo strumento, adesso, si potrà quindi monitorare l'evoluzione dei fenomeni e impedire in modo più agevole eventuali (per quanto remote) azioni di tipo speculativo rispetto a quanto si sia fatto in passato, considerato che - come abbiamo detto - l'elenco delle aree bruciate è stato richiesto solo un mese fa.
G. S.
04 Dicembre 2014
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