I soldi della Regione
Addio ai fondi Pac, ora protestano tutti. Ma alla Camera il Pd ha condannato la Sicilia
di Accursio Sabella
Il governo Renzi, con la Finanziaria, ha deciso di sottrarre all'Isola circa mezzo miliardo per destinarlo alle imprese. Al Senato anche i democratici protestano. Ma alla Camera fu proprio la maggioranza ad affossare gli emendamenti di Sel e Forza Italia che provarono a salvare quei finanziamenti.
PALERMO - Adesso tutti si strappano i capelli per quel mezzo miliardo perso. Soldi che il governo Renzi ha deciso di togliere dalle mani della Sicilia (oltre che da quelle di altre regioni del Sud e della Valle d'Aosta, per un totale di circa 4 miliardi di euro) per destinarle agli sgravi fiscali per le assunzioni nelle imprese. Imprese che stanno soprattutto al Nord, come è noto. Tutto scritto nell'articolo 12 della legge di stabilità approdata a Palazzo Madama.
Adesso tutti si strappano i capelli. E al Senato cercano di riparare a quanto non hanno fatto alla Camera attraverso emendamenti all'articolo 12 della Finanziaria nazionale. Dalla Sicilia nei giorni scorsi è partita la crociata per il mantenimento dei cosiddetti Fondi Pac non ancora spesi. Un lungo elenco di appelli e relative promesse. È il caso ad esempio di un assessore della giunta Crocetta. Cleo Li Calzi, responsabile dell'assessorato al Turismo, infatti, dalle “pagine” del suo profilo facebook ha lanciato un “appello a tutti i parlamentari siciliani nel governo nazionale: se non si modifica articolo 12 almeno 500 milioni di risorse strutturali del PAC 3 Sicilia saranno dirottate a finanziare gli sgravi contributivi di tutta Italia”. Eppure, già nel primo passaggio, nessuno alzò un dito in difesa di quei soldi. Anzi, la maggioranza di governo ha deciso di tirare dritto, nonostante il tentativo portato avanti in commissione da Sinistra ecologia e libertà, oltre che da Forza Italia.
Alla Sicilia spettano, come fondi Pac, quasi 2 miliardi di euro. Se il governo centrale deciderà (in maniera assolutamente discrezionale, come spiega un comma di quell'articolo) di riprendersi le somme non spese, potrebbe finire per togliere all'Isola, giusto per fare un esempio, i 452 milioni del Piano giovani, oltre a finanziamenti per opere infrastrutturali non ancora impegnate. Mezzo milione in tutto, solo per il 2015. Da qui, appunto, le mobilitazioni “bipartisan”. Al Senato, proprio nelle scorse ore, è piovuto l'emendamento di Beppe Lumia del Pd col quale il parlamentare chiede “che non vengano toccate, tra l'altro con un computo 'retroattivo' le somme già in qualche modo destinate, seppur ancora non impegnate”, ma anche di un'altra area dei democratici, quella dei cuperliani rappresentata dal senatore marchigiano Verducci.
Un atteggiamento che fa emergere la schizofrenia del Pd su questo tema. Era infatti il 6 novembre quando, ad esempio, il gruppo parlamentare di Sel e in particolare i deputati eletti nelle regioni a cui si andavano a sottrarre i fondi, ma anche i parlamentari di Forza Italia, intervenivano sul tema. E, contestualmente, annunciavano la presentazione di un emendamento alla legge di stabilità che ripristinava il fondo Pac e trovava altre coperture per il finanziamento agli sgravi fiscali alle imprese. L'emendamento però, il 21 novembre scorso, verrà bocciato dalla commissione competente, cioè la commissione bilancio. Una commissione in cui la maggioranza rispecchia quella attualmente al governo. In particolare, come emerge dal verbale di quella commissione, i deputati decidono di bocciare gli emendamenti dei parlamentari Scotto (Sel), Palese e Galati (entrambi Forza Italia).
L'emendamento, per farla, breve, puntava proprio a “salvare” quei fondi. Non intaccando il finanziamento per le imprese. Ma individuando altri capitoli di bilancio. Tra questi, i capitoli riguardanti gli autotrasporti, le scuole paritarie, le spese militari per le missioni all'estero. Insomma, i soldi potevano essere presi da lì. Senza intaccare i fondi per la Sicilia. Ma la commissione dice di no. A maggioranza. Maggioranza Pd, soprattutto, visto che i democratici (tra questi anche l'ex presidente della Regione siciliana Angelo Capodicasa) sono ben 22 sui 48 componenti complessivi della commissione. In quei minuti, in commissione, il governo Renzi era rappresentato dal viceministro Morando.
E al “no” della commissione è seguito l'altro stop. In Aula. Dove la fiducia posta sul testo non ha consentito nemmeno di trattare quegli emendamenti. In quei giorni, nessuno, nemmeno tra i parlamentari siciliani, alzò una voce in difesa di quei fondi necessari alla Sicilia. La protesta, semmai, come detto, è montata dalla Sicilia. Dove, oltre agli appelli dell'assessore Li Calzi, ma anche ad esempio dell'ex assessore all'Economia Armao, sono arrivare le dure proteste di Forza Italia: “ Le sorti della Sicilia – ha detto ad esempio il capogruppo all'Ars di Forza Italia Marco Falcone - dipendono anche e soprattutto dai rappresentanti isolani a Roma che devono essere difensori della nostra Terra e non complici di un processo di progressiva spoliazione". E proteste sono arrivate dalla Cgil, dall'Anci e ovviamente da Sel, che ci aveva anche provato, il 21 novembre. Quando ancora nessuna si strappava i capelli per quei soldi che il governo Renzi ha deciso di sottrarre (anche) alla Sicilia.
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14 Dicembre 2014
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