15 ottobre 2014

URBANISTICA. LEGAMBIENTE APPREZZA L'ATTO D'INDIRIZZO ADOTTATO DAL COMUNE MA SOLLECITA ALCUNI AGGIUSTAMENTI «TUTELA ZONA AGRICOLA, MANCA QUALCOSA»



Urbanistica. Legambiente apprezza l'atto d'indirizzo adottato dal Comune ma sollecita alcuni aggiustamenti

«Tutela zona agricola, manca qualcosa»

«Non è spiegato in che modo
è possibile accertare la natura dell'attività del richiedente»


I caratteristici muretti a secco della campagna ragusana


Michele Barbagallo
Sulle villette in zona agricola e sulla possibilità di edificarle purchè legate all'attività professionale, interviene Legambiente Ragusa. L'atto di indirizzo che si è dato l'amministrazione comunale, e che in parte rivede il principio del consumo zero del suolo, aprendolo ad alcune possibilità, per Legambiente è un atto che finalmente arriva ma che va migliorato. Insomma "meglio tardi che mai".
Per l'associazione ambientalista "l'atto d'indirizzo nelle sue intenzioni è convincente quando afferma che nelle aree ricadenti nelle zone sottoposte alla tutela del piano paesaggistico bisogna dimostrare il rapporto tra costruzione e uso agricolo del fondo, principio sancito, tra l'altro, da tante sentenze di cassazione penale. E l'uso agricolo del fondo o di un terreno non è altro che la pratica dell'agricoltura. D'altra parte le zone E del Prg sono definite dalla legge 1150/42 come quelle destinate all'agricoltura. L'art. 48 del Prg di Ragusa, spesso usato nel passato come un via libera alla villettopoli ragusana, prevede chiaramente che in zona agricola siano ammessi usi ed attività connesse con l'agricoltura e tra queste attività ci sono le residenze al servizio del fondo agricolo e l'agriturismo".
Legambiente ricorda però che "per il codice civile si intendono connesse le attività, esercitate dal medesimo imprenditore agricolo, dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione che abbiano ad oggetto prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o dall'allevamento di animali, nonché le attività dirette alla fornitura di beni o servizi mediante l'utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse dell'azienda normalmente impiegate nell'attività agricola esercitata, comprese le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale, ovvero di ricezione ed ospitalità come definite dalla legge". Quindi le attività connesse all'attività agricola le può esercitare solo l'agricoltore.
"La conseguenza di ciò - spiega Legambiente - è che solo l'imprenditore agricolo può costruire la residenza al servizio del fondo se questa è attività connessa. Quindi siamo sulla buona strada, ma c'è ancora molto da migliorare". Secondo l'associazione ambientalista infatti l'atto di indirizzo non è chiaro in quanto non specifica quali siano i documenti attraverso i quali gli uffici comunali accertano che il richiedente il permesso di costruire sia un imprenditore agricolo. "Per risolvere questo problema, è il suggerimento, si può fare riferimento a quei territori, come l'Umbria e le Marche, che hanno sentito l'esigenza di tutelare il paesaggio agrario ed evitare ulteriore consumo di suolo, anche al fine di proteggere l'impresa agricola. Viene sempre richiesto il numero di iscrizione dell'imprenditore agricolo all'Inps associato alla presentazione del piano aziendale. In aggiunta, ma non in sostituzione, sarebbe utile richiedere anche l'iscrizione presso la Camera di Commercio come impresa agricola, il numero del libretto Uma (ufficio motori agricoli) che dimostra l'uso di gasolio o benzina agricola, il fascicolo aziendale".
Legambiente auspica quindi che si vada in questa direzione e "non si torni indietro sui passi compiuti, a difesa del paesaggio agrario, un bene ambientale, paesaggistico ed economico pari al tanto decantato, ma nel passato vituperato, barocco".



14 Ottobre 2014







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