02 ottobre 2014

LA MORTE DI LA FATA: APPELLO DEI SINDACATI ALLA PREFETTURA. IL SINDACO: DARE RISPOSTE IMMEDIATE! A CATANIA HANNO SOTTOLINEATO I SEGRETARI GENERALI PROVINCIALI GIACOMO ROTA (CGIL) E ROSARIA ROTOLO (CISL) E IL SEGRETARIO TERRITORIALE SALVO BONAVENTURA (UIL) - I SETTORI DELLE COSTRUZIONI, DEI FORESTALI E DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE SONO FORTEMENTE A RISCHIO PER ATTI DI DISPERAZIONE



La morte di La Fata: appello dei sindacati alla prefettura

Il sindaco: «Dare risposte immediate»





Alcuni dei partecipanti al presidio dei Sindacati ieri davanti alla Prefettura
Foto lasicilia.it


La tragica fine dell'operaio edile Salvatore La Fata ha suscitato una serie di reazioni nel mondo politico e sindacale.
Ieri pomeriggio, davanti alla Prefettura, c'è stato un presidio di Cgil, Cisl, Uil. «La crisi a Catania sta diventando permanente e la città rischia di trasformarsi in una polveriera: è necessario che le istituzioni assieme al sindacato facciano atti per dare risposte concrete alla gente»: questo l'accorato e preoccupato appello delle segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil. Una delegazione è stata ricevuta dal viceprefetto vicario, Enrico Gullotti, mentre un folto gruppo di lavoratori manifestava silenziosamente in via Etnea per ricordare La Fata.
«A Catania - hanno sottolineato i segretari generali provinciali Giacomo Rota (Cgil) e Rosaria Rotolo (Cisl) e il segretario territoriale Salvo Bonaventura (Uil) - i settori delle costruzioni, dei forestali e della formazione professionale sono fortemente a rischio per atti di disperazione».
Alla Prefettura, Cgil, Cisl e Uil chiedono di farsi portavoce della pesante situazione presso i governi e di attivare subito quel tavolo richiesto a gennaio per sbloccare i cantieri che possono partire. Infine è stata annunciata una grande manifestazione di piazza per non fare spegnere l'attenzione su Catania.
«Il dramma si è trasformato in tragedia - ha detto il sindaco Enzo Bianco - e per evitare che questi gesti si diffondano a macchia d'olio occorre dare risposte immediate sull'occupazione nel segno della legalità». «Provo dolore e anche rabbia - ha aggiunto Bianco - per la vicenda umana di questo cittadino catanese. Nella nostra città troppi disoccupati sono costretti a lavoretti a volte persino umilianti per sopravvivere. In una simile situazione la legge può apparire persino persecutoria agli occhi di chi è consumato dalla sfiducia e la disperazione può indurre anche le persone più equilibrate e oneste a compiere scelte estreme, dall'illegalità al tentativo di suicidio. Ecco perché, nel nome di Salvatore La Fata, occorre un colpo d'ali per rimettere in moto l'economia e quindi l'occupazione».
«Catania non ceda allo sconforto e alla rassegnazione, ma ritrovi la forza per risollevarsi e ripartire. E' questo l'appello che da cittadino e imprenditore voglio lanciare alla mia città - ha scritto in una nota il presidente di Confindustria, Domenico Bonaccorsi - Di fronte al gesto disperato di Salvatore La Fata abbiamo provato tutti profondo sgomento e amarezza. Un sentimento di impotenza che probabilmente pesa ancor più su chi come noi, imprenditori e classe dirigente, ha il dovere etico e civile di contribuire a creare sviluppo e quindi benessere sociale. Faccio appello alle istituzioni e alle forze sane della città, per avviare insieme un'azione comune che serva concretamente a riavviare l'economia».
«È una tragedia che colpisce tutte le nostre famiglie. E impone di mettere al centro di ogni dibattito azioni immediate per far ripartire il lavoro produttivo». Così i segretari di Uil, Fillea, Filca, Feneal, Fortunato Parisi, Claudio Longo, Nunzio Turrisi e Francesco De Martino: «Nel nome di Salvatore La Fata, chiediamo al prefetto, al presidente della Regione e al sindaco un incontro urgente per definire le iniziative di contrasto al fenomeno delle incompiute, che appaiono come un'offesa alla tragedia di migliaia di famiglie a Catania e in provincia. L'urlo disperato di La Fata non sia una voce nel deserto».
«Non vorremmo - ha detto Carmelo Mazzeo, segretario generale territoriale Ugl-Utl - che il gesto di uomo disperato resti solo un episodio da commentare, ma deve essere un grido di dolore per questa città diventata sorda e insensibile ai problemi che affliggono il mondo del lavoro».
«La morte di La Fata richiede verità e giustizia - ha affermato Luca Cangemi, di Rifondazione Comunista - La città, però, deve interrogarsi, anche, sulle cause profonde in cui essa è maturata, cioè le condizioni inaccettabili in cui vive larga parte del mondo del lavoro, stretta tra istituzioni indifferenti e un padronato feroce».
«Quanti altri Salvatore La Fata dovranno esserci - dicono Patrizia Maltese e Salvatore Torregrossa, segretaria provinciale dei Comunisti italiani - prima che il governo nazionale metta in atto delle serie politiche del lavoro? ».


01 Ottobre 2014








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