“Una strategia per la Sicilia che pensi anche al domani. E basta con l’assistenzialismo, se non si passa da una vera razionalizzazione della spesa. A partire dalla nuova manovra finanziaria”. Lo dichiarano i segretari generali di categoria di Cisl, Cgil e Uil, Gigi Caracausi, Michele Palazzotto ed Enzo Tango.
 Secondo i dirigenti sindacali le idee per andare verso una reale riduzione dei costi della pubblica amministrazione e verso una crescita dell’efficienza della macchina burocratica finora “sono state affidate a ricette buone per soddisfare piccoli interessi, senza nessuna prospettiva. O, peggio, sono state affidate a qualche boutade demagogica dell’ultimo solone, pronto a indicare la strada dopo aver ‘dormito’ per tanti anni”.
Ma oggi – proseguono Caracausi, Palazzotto e Tango – bisogna lasciare perdere la propaganda e guardare alla realtà, a partire già dalla manovra alla quale il governo sta lavorando proprio in queste ore. Entro fine anno potremmo assistere a una rivoluzione sociale, mentre oggi si lavora a finanziarie che contentano piccoli interessi e che restano spesso sulla carta. Tra poco gli enti locali non avranno soldi per garantire stipendi e servizi, una situazione che finirà inevitabilmente per ricadere sui cittadini siciliani, già strozzati dalle tasse. Mentre qualcuno, nonostante questo quadro inquietante, continui a parlare della Sicilia come il migliore dei mondi possibili”.
E dove, però, spesso il “pubblico” viene indicato come la vera zavorra, la “sacca” dello spreco: “Il pubblico impiego – spiegano i dirigenti di Cgil, Cisl e Uil – è invece una costellazione variegata nella quale si trovano punte di eccellenza. Casi che andrebbero premiati, mentre invece si dovrebbe intervenire in maniera forte, anche con tagli sostanziali, nei casi di inettitudine e inutilità. Ma per fare ciò serve coraggio e schiena dritta. Gli ammiccamenti e i sotterfugi non portano da nessuna parte. Noi siamo pronti a sederci e a discurere. E siamo pronti ai sacrifici – concludono Caracausi, Palazzotto e Tango – anche dolorosi. Ma ci chiediamo: il governo è pronto?”.