01 maggio 2014

PIETRO AGEN VICEPRESIDENTE NAZIONALE CONFCOMMERCIO: RIDURRE IL PARASSITISMO PUBBLICO REGIONALE E LOCALE (DAI FORESTALI AI PSEUDOFORMATORI)



Catania e il commercio: addio alla Milano del sud

«Catania non ha un suo "brand", una sua riconoscibilità che faccia individuare le proprie potenzialità che sono le bellezze naturali (dall'Etna alla costa), il patrimonio archeologico greco-romano e architettonico (dal castello Ursino al Barocco), quello culturale (da Verga a Bellini, all'Università). L'averla per anni indicata come la Milano del Sud ha dato solo una visione deformata, non realistica della sua identità». A parlare è un milanese naturalizzato catanese, Riccardo Galimberti, presidente provinciale di Confcommercio, nel corso dell'incontro organizzato al Rotary Catania Nord, dal presidente Piero Maenza, sul tema: "Catania non è più la Milano del Sud, ma è ancora la città dei commercianti? " al quale ha partecipato Piero Agen, vicepresidente nazionale di Confcommercio. A introdurre il tema il socio Luigi Russo, che ha sottolineato come «la città manchi di un progetto di sviluppo. Ancora si attende l'approvazione di un Piano regolatore che consenta agli investitori di decidere come impiegare risorse produttive. E quel che sta accadendo nei Comuni limitrofi, con il proliferare di numerosi centri commerciali, aumenta la confusione e l'incertezza». «Peraltro - ha affermato Galimberti - la chiusura dei negozi toglie quella funzione che esercitavano di vere e proprie sentinelle di controllo del centro storico che adesso è in mano agli abusivi, ai venditori di falsi e di materiale contraffatto, con gravi danni per la salute e per l'erario». «Occorre eliminare la patologie del territorio, ripristinare la legalità, dotare la città di servizi efficienti, renderla pulita, accogliente. Ma non deve agire solo l'amministrazione: un ruolo fondamentale debbono averlo i cittadini, con la loro partecipazione attiva». E ha concluso: «L'unica ipotesi di sviluppo è quella del turismo, che deve utilizzare le potenzialità vere del territorio». Agen, anche lui catanese acquisito, ha sottolineato la capacità lavorativa e "creativa" dei catanesi. «Ma occorrono - ha detto Agen - alcune cose precise: ridurre il parassitismo impiegatizio pubblico regionale e locale (dai forestali ai pseudoformatori), evitare di sprecare risorse (vedi il palaghiaccio della Plaia), non farsi concorrenza becera ma differenziarsi (porti di Catania, Messina, Augusta e Siracusa) ». Fondamentale, ha aggiunto Agen, è la programmazione: Catania non ha un piano commerciale. «Catania - ha ribadito - ha bisogno di un suo modello che non può essere Milano. Unico sbocco potrebbe essere il turismo. Ma anche qui occorre evitare la concorrenza che non fa salvare nessuno: gli alberghi siciliani hanno una presenza che non supera il 30 per cento. Puntiamo sui prodotti di nicchia (in agricoltura), sulla creatività dei nostri giovani informatici, su siti archeologici e musei, su vulcani, riserve e coste, cerchiamo di far pernottare di più gli otto milioni di turisti che vengono nell'isola: Solo così Catania si può risollevare».

30 Aprile 2014
 




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