Ricevo e pubblico
da Aldo Rizza
NESSO TRA ANTINCENDIO E DISSESTO IDROGEOLOGICO
estratto da: Problemi di dissesto idrogeologico indotti dagli incendi boschivi
U. Bruschini, P. Cornelini
Gli incendi, tramite la riduzione della funzione meccanica ed idrogeologica della copertura vegetale e le alterazioni chimico-fisiche del suolo, nelle situazioni geomorfologiche e climatiche sfavorevoli determinano fenomeni erosivi. Questi possono evolvere in frane e comportare modifiche nel bilancio idrologico dei bacini idrografici con la diminuzione della capacità di infiltrazione, la riduzione dei tempi di corrivazione e l’aumento delle portate di piena.In alcuni casi, l’incendio percorre aree già vulnerabili per precedenti incendi e/o fitopatie in atto, nelle quali la funzionalità idrogeologica era già stata drasticamente ridotta e dove il substrato pedologico era stato già profondamente alterato nelle caratteristiche fisico-chimiche; in queste aree i fenomeni di erosione e di impoverimento del substrato sono innescati in misura tale da rendere estremamente lenta e difficoltosa la ripresa della copertura vegetazionale, creando situazioni di marcata propensione alla desertificazione di porzioni di territorio, chiaramente percettibili anche a vista.Gli effetti del fuoco sul suolo consistono nell’alterazione delle sue caratteristiche chimico-fisiche e biologiche e sembrano essere funzione del calore sviluppatosi.Alcuni autori hanno evidenziato la formazione di uno strato idrorepellente a pochi centimetri dalla superficie formato da sostanza organica migrata verso il basso dopo un processo di pirolisi tale strato idrorepellente subsuperficiale determina condizioni di maggiore ritenzione idrica sul sottile strato soprastante che, in presenza di piogge, è facimente soggetto ad erosione accelerata.Le caratteristiche fisiche dei suoli sono profondamente modificate; il suolo perde plasticità, si riduce la porosità, la capacità di ritenzione idrica e si perde la coesione; in definitiva, vengono favorite le condizioni di erosione del suolo stesso.Dal punto di vista chimico, è vero che l’incendio,nel breve periodo, rende disponibili elementi inorganici facilmente solubili ed assimilabili da parte del terreno, aumentandone sostanzialmente la fertilità, ma occorre sottolineare che tali elementi sono anche molto più facilmente erodibili con le prime piogge; infatti prima dell’incendio erano presenti in composti organici legati al suolo, risultando più difficilmente asportabili dalle piogge.
I danni ambientali conseguenti al passaggio del fuoco sono quindi riferibili a :
• erosione superficiale dei suoli
• alterazioni chimico-fisiche dei suoli
• diminuzione della capacità di infiltrazione
• aumento dei coefficienti di deflusso
• riduzione dei tempi di corrivazione ed aumento delle portate di piena
• erosione accelerata incanalata ed aumento del rischio di frane
Nei primi due casi si tratta di impatti di tipo geopedologico, riscontrabili nel breve periodo, se si considera che le perdite di suolo avvengono nel corso dei due mesi successivi all’incendio.
Gli altri aspetti interessano il dissesto idrogeologico e si esprimono nel medio e lungo periodo.Anche in termini di contributo alla formazione delle piene, i suoli percorsi dal fuoco presentano, nei mesi immediatamente successivi all’evento, valori bassissimi di capacità di infiltrazione, pari a quasi 1/100 del valore di un bosco indisturbato.
Tuttavia appare evidente come tutte le problematiche suddette siano strettamente legate tra loro, innescando un processo irreversibile che dall’erosione porta alla desertificazione dei versanti, alla riduzione dei tempi di corrivazione ed all’aumento delle portate sino all’instaurarsi di nuova vegetazione con caratteristiche comunque differenti rispetto alla copertura vegetale pre-incendio.
Fao: nesso tra riscaldamento climatico ed incendi.
Sostiene lo studio che è probabile che in tempi recenti i mega incendi siano stati “aggravati” dai cambiamenti climatici, e resi più frequenti e intensi da quest’ultimo che a sua volta viene “accelerato” dagli incendi medesimi: un circolo vizioso di azione-retroazione innescato dall’aumento delle temperature globali e che genera eventi catastrofici, tanto che la Fao lancia un appello ai Governi di tutto il mondo affinché destinino più risorse alla prevenzione e al monitoraggio delle emissioni prodotte dagli incendi, ritenute tra i principali responsabili dell’effetto serra. Prevenzione e preparazione operativa potrebbero salvare vite ed evitare ingenti danni materiali Come conseguenza del cambiamento climatico si registra a livello mondiale un aumento degli incendi boschivi, che coinvolgono aree sempre più vaste e sono spesso molto più intensi e difficili da domare, afferma la FAO, esortando i paesi ad investire maggiormente nella prevenzione e nella preparazione operativa all’emergenza la prevenzione e il restauro del territorio.
Tratto da: Verso una gestione integrata del fuoco.
Le previsioni di cambiamento climatico ipotizzano un innalzamento della temperatura, una maggiore siccità e un prolungamento dei periodi ventosi, specialmente nell’Europa meridionale. Tale scenario aumenterà la probabilità e la gravità degli incendi in quanto le future condizioni meteorologiche nelle regioni mediterranee dell’UE determineranno un incremento del rischio di incendi boschivi e della loro estensione. Oltre a provocare vittime umane, danneggiando le proprietà e riducendo la fertilità del suolo con la distruzione della materia organica, i grandi incendi ostacolano la conservazione della biodiversità.Gli sforzi dell’UE e dei suoi Stati membri per risolvere i problemi relativi alla prevenzione degli incendi boschivi sono stati significativi e si sono concentrati sulla formazione, la ricerca, la sensibilizzazione e la prevenzione strutturale. Tuttavia,oggi questi sforzi devono essere moltiplicati ulteriormente a causa del cambiamento climatico.L’uso del fuoco è diventato uno strumento essenziale per l’espansione delle terre riservate al pascolo e all’agricoltura Nei paesi mediterranei, l’uso tradizionale del fuoco è ancora diffuso per diversi scopi di gestione, come il rinnovamento del pascolo, l’eliminazione dei residui agro-forestali e la gestione della fauna selvatica. L'aumento delle interfacce tra vegetazione boschiva e aree urbane determina un più alto rischio di vittime e danni alle proprietà. L’implementazione simultanea di azioni volte sia a ridurre i danni provocati dal fuoco che a promuoverne i benefici può essere raggiunta attraverso la Gestione integrata del fuoco.Il paradosso del fuoco prevede che quest’ultimo possa essere sia dannoso che utile, e che il suo impiego possa variare da pratiche basate sull’uso tradizionale a tecniche altamente specializzate. La gestione integrata del fuoco è un concetto basato sulla pianificazione ed elaborazione di modelli operativi che comprendono valutazioni di carattere sociale, economico, ecologico e culturale, con l’obiettivo di minimizzare i danni e massimizzare i benefici del fuoco. Questi modelli prevedono una combinazione di strategie di prevenzione e tecniche di soppressione, che integrano l’uso del fuoco prescritto,(effettuato da personale qualificato in determinate condizioni ambientali e basato su un’analisi del comportamento del fuoco che consente di confinare il fuoco in un’area predeterminata e di raggiungere gli obiettivi prefissati di gestione delle risorse),e regolano l’uso tradizionale del fuoco effettuato secondo precise norme giuridiche e procedure adeguate. Il mutamento delle condizioni socio-economiche e ambientali in diverse zone rurali (ad es. l’avanzata della vegetazione e l’invecchiamento della popolazione rurale) hanno aumentato i rischi derivanti dall’uso tradizionale del fuoco che, a loro volta, possono provocare incendi boschivi dannosi. La necessità di regolare l’uso tradizionale del fuoco risulta perciò ovvia.
“ P.S. “
“la Regione Piemonte si avvale,oltre che dei Vigili del Fuoco,di operatori AIB (circa 5000 unità) il cui ruolo viene valorizzato dalla Regione attraverso l’individuazione di adeguati strumenti operativi e gestionali, l’innalzamento del livello tecnico e professionale con appositi corsi di formazione/addestramento in materia di antincendio boschivo e sicurezza, la fornitura di strumenti di intervento e di protezione individuale e affianca altresì la Regione Piemonte ed il Corpo Forestale dello Stato, nell’opera di sensibilizzazione e d’informazione verso l’opinione pubblica sul tema degli incendi boschivi. Le squadre promuovono numerosissime manifestazioni locali rivolte alla cittadinanza e, in molti casi, in accordo con i Dirigenti Scolastici, svolgono attività per i ragazzi delle scuole elementari e medie inferiori.”
estratto da: Problemi di dissesto idrogeologico indotti dagli incendi boschivi
U. Bruschini, P. Cornelini
Gli incendi, tramite la riduzione della funzione meccanica ed idrogeologica della copertura vegetale e le alterazioni chimico-fisiche del suolo, nelle situazioni geomorfologiche e climatiche sfavorevoli determinano fenomeni erosivi. Questi possono evolvere in frane e comportare modifiche nel bilancio idrologico dei bacini idrografici con la diminuzione della capacità di infiltrazione, la riduzione dei tempi di corrivazione e l’aumento delle portate di piena.In alcuni casi, l’incendio percorre aree già vulnerabili per precedenti incendi e/o fitopatie in atto, nelle quali la funzionalità idrogeologica era già stata drasticamente ridotta e dove il substrato pedologico era stato già profondamente alterato nelle caratteristiche fisico-chimiche; in queste aree i fenomeni di erosione e di impoverimento del substrato sono innescati in misura tale da rendere estremamente lenta e difficoltosa la ripresa della copertura vegetazionale, creando situazioni di marcata propensione alla desertificazione di porzioni di territorio, chiaramente percettibili anche a vista.Gli effetti del fuoco sul suolo consistono nell’alterazione delle sue caratteristiche chimico-fisiche e biologiche e sembrano essere funzione del calore sviluppatosi.Alcuni autori hanno evidenziato la formazione di uno strato idrorepellente a pochi centimetri dalla superficie formato da sostanza organica migrata verso il basso dopo un processo di pirolisi tale strato idrorepellente subsuperficiale determina condizioni di maggiore ritenzione idrica sul sottile strato soprastante che, in presenza di piogge, è facimente soggetto ad erosione accelerata.Le caratteristiche fisiche dei suoli sono profondamente modificate; il suolo perde plasticità, si riduce la porosità, la capacità di ritenzione idrica e si perde la coesione; in definitiva, vengono favorite le condizioni di erosione del suolo stesso.Dal punto di vista chimico, è vero che l’incendio,nel breve periodo, rende disponibili elementi inorganici facilmente solubili ed assimilabili da parte del terreno, aumentandone sostanzialmente la fertilità, ma occorre sottolineare che tali elementi sono anche molto più facilmente erodibili con le prime piogge; infatti prima dell’incendio erano presenti in composti organici legati al suolo, risultando più difficilmente asportabili dalle piogge.
I danni ambientali conseguenti al passaggio del fuoco sono quindi riferibili a :
• erosione superficiale dei suoli
• alterazioni chimico-fisiche dei suoli
• diminuzione della capacità di infiltrazione
• aumento dei coefficienti di deflusso
• riduzione dei tempi di corrivazione ed aumento delle portate di piena
• erosione accelerata incanalata ed aumento del rischio di frane
Nei primi due casi si tratta di impatti di tipo geopedologico, riscontrabili nel breve periodo, se si considera che le perdite di suolo avvengono nel corso dei due mesi successivi all’incendio.
Gli altri aspetti interessano il dissesto idrogeologico e si esprimono nel medio e lungo periodo.Anche in termini di contributo alla formazione delle piene, i suoli percorsi dal fuoco presentano, nei mesi immediatamente successivi all’evento, valori bassissimi di capacità di infiltrazione, pari a quasi 1/100 del valore di un bosco indisturbato.
Tuttavia appare evidente come tutte le problematiche suddette siano strettamente legate tra loro, innescando un processo irreversibile che dall’erosione porta alla desertificazione dei versanti, alla riduzione dei tempi di corrivazione ed all’aumento delle portate sino all’instaurarsi di nuova vegetazione con caratteristiche comunque differenti rispetto alla copertura vegetale pre-incendio.
Fao: nesso tra riscaldamento climatico ed incendi.
Sostiene lo studio che è probabile che in tempi recenti i mega incendi siano stati “aggravati” dai cambiamenti climatici, e resi più frequenti e intensi da quest’ultimo che a sua volta viene “accelerato” dagli incendi medesimi: un circolo vizioso di azione-retroazione innescato dall’aumento delle temperature globali e che genera eventi catastrofici, tanto che la Fao lancia un appello ai Governi di tutto il mondo affinché destinino più risorse alla prevenzione e al monitoraggio delle emissioni prodotte dagli incendi, ritenute tra i principali responsabili dell’effetto serra. Prevenzione e preparazione operativa potrebbero salvare vite ed evitare ingenti danni materiali Come conseguenza del cambiamento climatico si registra a livello mondiale un aumento degli incendi boschivi, che coinvolgono aree sempre più vaste e sono spesso molto più intensi e difficili da domare, afferma la FAO, esortando i paesi ad investire maggiormente nella prevenzione e nella preparazione operativa all’emergenza la prevenzione e il restauro del territorio.
Tratto da: Verso una gestione integrata del fuoco.
Le previsioni di cambiamento climatico ipotizzano un innalzamento della temperatura, una maggiore siccità e un prolungamento dei periodi ventosi, specialmente nell’Europa meridionale. Tale scenario aumenterà la probabilità e la gravità degli incendi in quanto le future condizioni meteorologiche nelle regioni mediterranee dell’UE determineranno un incremento del rischio di incendi boschivi e della loro estensione. Oltre a provocare vittime umane, danneggiando le proprietà e riducendo la fertilità del suolo con la distruzione della materia organica, i grandi incendi ostacolano la conservazione della biodiversità.Gli sforzi dell’UE e dei suoi Stati membri per risolvere i problemi relativi alla prevenzione degli incendi boschivi sono stati significativi e si sono concentrati sulla formazione, la ricerca, la sensibilizzazione e la prevenzione strutturale. Tuttavia,oggi questi sforzi devono essere moltiplicati ulteriormente a causa del cambiamento climatico.L’uso del fuoco è diventato uno strumento essenziale per l’espansione delle terre riservate al pascolo e all’agricoltura Nei paesi mediterranei, l’uso tradizionale del fuoco è ancora diffuso per diversi scopi di gestione, come il rinnovamento del pascolo, l’eliminazione dei residui agro-forestali e la gestione della fauna selvatica. L'aumento delle interfacce tra vegetazione boschiva e aree urbane determina un più alto rischio di vittime e danni alle proprietà. L’implementazione simultanea di azioni volte sia a ridurre i danni provocati dal fuoco che a promuoverne i benefici può essere raggiunta attraverso la Gestione integrata del fuoco.Il paradosso del fuoco prevede che quest’ultimo possa essere sia dannoso che utile, e che il suo impiego possa variare da pratiche basate sull’uso tradizionale a tecniche altamente specializzate. La gestione integrata del fuoco è un concetto basato sulla pianificazione ed elaborazione di modelli operativi che comprendono valutazioni di carattere sociale, economico, ecologico e culturale, con l’obiettivo di minimizzare i danni e massimizzare i benefici del fuoco. Questi modelli prevedono una combinazione di strategie di prevenzione e tecniche di soppressione, che integrano l’uso del fuoco prescritto,(effettuato da personale qualificato in determinate condizioni ambientali e basato su un’analisi del comportamento del fuoco che consente di confinare il fuoco in un’area predeterminata e di raggiungere gli obiettivi prefissati di gestione delle risorse),e regolano l’uso tradizionale del fuoco effettuato secondo precise norme giuridiche e procedure adeguate. Il mutamento delle condizioni socio-economiche e ambientali in diverse zone rurali (ad es. l’avanzata della vegetazione e l’invecchiamento della popolazione rurale) hanno aumentato i rischi derivanti dall’uso tradizionale del fuoco che, a loro volta, possono provocare incendi boschivi dannosi. La necessità di regolare l’uso tradizionale del fuoco risulta perciò ovvia.
“ P.S. “
“la Regione Piemonte si avvale,oltre che dei Vigili del Fuoco,di operatori AIB (circa 5000 unità) il cui ruolo viene valorizzato dalla Regione attraverso l’individuazione di adeguati strumenti operativi e gestionali, l’innalzamento del livello tecnico e professionale con appositi corsi di formazione/addestramento in materia di antincendio boschivo e sicurezza, la fornitura di strumenti di intervento e di protezione individuale e affianca altresì la Regione Piemonte ed il Corpo Forestale dello Stato, nell’opera di sensibilizzazione e d’informazione verso l’opinione pubblica sul tema degli incendi boschivi. Le squadre promuovono numerosissime manifestazioni locali rivolte alla cittadinanza e, in molti casi, in accordo con i Dirigenti Scolastici, svolgono attività per i ragazzi delle scuole elementari e medie inferiori.”
mi chiedo come mai questo post proprio oggi mi e capitato di discutere con un segretario sindacale regionale e mi diceva che al governo non considerano l'antincendio prevenzione al dissesto una strana coincidenza
RispondiEliminabasterebbe scorrere nelle pagine del giorno prima per capire che l'ho fatto apposta.Se governo,sindacati,vari assessori,alcuni giornalisti ecc..sono punti di riferimento si capisce perchè si continua a navigare a vista. aldo rizza
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