Domani (oggi per chi legge) Renzi a Palermo. I vertici nazionali: «Non c'è un caso Sicilia»
Davide Faraone, il capo dei renziani in Sicilia,
in una foto d´archivio
Lillo Miceli
Palermo. A meno di due settimane dalle Europee, nel Pd siciliano si fa di tutto per mettere in secondo piano gli scontri all'interno del partito e quello tra esponenti dello stesso partito e il presidente della Regione, Crocetta. Ma nascondere la polvere sotto il tappeto non serve a nulla. I problemi potrebbero tornare a galla già da oggi quando all'Ars comincerà la discussione sul ddl che stanzia 136 milioni per pagare gli stipendi dei dipendenti degli enti e delle società regionali, oltre che per l'avviamento al lavoro degli stagionali della forestale e dei consorzi di bonifica.
Per invitare i suoi compagni di partito a più miti consigli e spingerli a un impegno straordinario in campagna elettorale, è arrivato ieri a Catania, il vicesegretario del Pd, Guerini, mentre domani a Palermo ci sarà il premier, Renzi.
«Parlando del governo siciliano - ha detto Guerini - credo che sia il momento della responsabilità e della saggezza. Invito tutti a esserlo. Al centro non si devono mettere le posizioni particolari di nessuno, ma gli interessi dei siciliani. Io sono perché il Pd faccia fino in fondo il proprio sforzo per la campagna elettorale per le Europee. Dopo, vedremo. Però, vale l'invito che facevo prima alla saggezza e alla responsabilità. La responsabilità, di fronte ai siciliani, di poter mettere da parte le visioni particolaristiche e d'impegnarsi, invece, in un progetto di governo serio ed efficace. Non esiste un caso Sicilia. Esiste un partito che in Sicilia ha un lavoro da fare, serio, di radicamento e di rafforzamento nel territorio».
Anche per Faraone, componente la segreteria nazionale del Pd, «non c'è un caso Sicilia. Credo che questo governo, e questo partito, hanno un senso anche nell'Isola se fanno le riforme, se si innestano nel meccanismo che si è creato a livello nazionale. Se si fa questo, il governo dura. Se, invece, sta lì a galleggiare, non dura. E' un fatto abbastanza naturale».
Però, la spaccatura verticale che si è creata nel Pd al momento della ricomposizione della Giunta regionale dalla quale è rimasta fuori l'area cuperliana perché il segretario regionale, Raciti, non ha condiviso il metodo adottato da Crocetta, non è stata ancora ricomposta. Una questione delicata che avrebbe dovuto affrontare lo stesso Guerini, a Roma, insieme con Raciti e Faraone. Per l'indisponibilità di quest'ultimo, fu stabilito che sarebbe stato Guerini, nelle scorse settimane, a venire in Sicilia. È arrivato solo ieri e non per affrontare la delicata situazione, ma per la campagna elettorale.
Il Pd, però, non è agitato soltanto dalle correnti interne. Infatti, è anche scosso da possibili contributi esterni che potrebbero arrivare, come quello del sindaco di Palermo e presidente dell'Anci-Sicilia, Orlando, che sarebbe pronto ad aderire al partito con circa venti consiglieri comunali del suo movimento: «Mov139». Orlando, che alle primarie di febbraio sostenne la candidatura a segretario regionale del Pd di Lupo, ha deciso di appoggiare il candidato di Areadem che in Sicilia si identifica con gli ex-cislini, D'Antoni, Cocilovo e lo stesso Lupo. All'ipotesi di adesione di Orlando al Pd si sono opposti sia renziani sia cuperliani, non accettando l'interlocuzione esclusiva con Areadem. Ieri, però, Faraone è stato più possibilista: «Se Orlando vuole entrare nel Pd e se c'è una sinergia con il gruppo dirigente nazionale, siciliano e palermitano, credo che si possano creare le condizioni per farlo. Io me lo auguro». E aggiunto: «Tutto ciò che è allargamento nel Pd è positivo. L'importante è che tutto avvenga entro un percorso che veda il gruppo dirigente tranquillo e sereno. Credo che sia ambizione di tutti che, se c'è un arricchimento nel Pd, sia inteso come tale e non come elemento di caos. Intanto, è importante che ci sia un impegno per queste elezioni. Dopodiché, tutti i nodi politici più complicati, come questo o quello del governo regionale, sarei per trattarli a tempo debito, dopo il 25 maggio».
13 Maggio 2014
Notizie correlate:
Bilancio regionale, Faraone: “Crocetta, dov’è la rivoluzione?" Tagli lineari che colpiscono tutto, le risorse per forestali che senza vere riforme appaiono addirittura “diseducative“
mentre all'interno del pd avviene una battaglia per occupare poltrone,la Sicilia e i Siciliani muoiono di fame.Fame di Lavoro e di diritti calpestati, fame di promesse mai rispettate,fame di riscatto che non avverrà mai se continuiamo a fidarci di chi continua a rimandare a domani quello che potrebbe fare oggi.
RispondiEliminacarmelo troina OTI
parole esatte carmelo,continuano a rimandare a domani quello che potrebbe fare oggi.ma oggi il giro della ruota cambia,dirigendosi verso il M5S.e di questo sistema (dx e sx) non avranno piu' neoggi ne domani.gebbia 78sta
RispondiEliminaBisogna scrivere anche il nome.
Eliminachi sale al comando fara sempre come tutti gli altri ma x una volta si deve cambiare fuori questi politici che si sono mangiati l italia la sicilia e i siciliani portandoli alla fame e a farsi guerra tra di loro avere un posto chi prima e chi dopo ..anziche risolvere i problemi questi che ci governono ci mettono uno contro l altro...quindi tutti uniti cambiamo senza guerra tra di noi e cacciarli via a calci il 25....ho faraone ho renzi ho quelli che x adesso dicono a parole anche riferendomi a chi sta ad oppisizione che risolveranno il problema noi diciamo siamo stufi via ..via via via via via nn ci servite meglio il nuovo che avanza che gente vecchia ho partiti vecchi che ancora ci prendete in giro senza penzare noi che tutti noi forestali abbiamo famiglie che aspettono quel poco che possiamo guadagnare onestamente ...nn vogliamo altro...la nostra dignita di operai..
RispondiElimina