I boschi possono essere motore del nuovo sviluppo verde italiano
Non solo una funzione ambientale ma anche produttiva. Ecco come valorizzare le nostre foreste. Rete Rurale Nazionale evidenzia le opportunità che offrono le foreste nelle prossime politiche forestali
Oggi la funzione produttiva delle foreste ha perso
progressivamente importanza a vantaggio di altre funzioni, come la
mitigazione al cambiamento climatico, la tutela della biodiversità, la
difesa idrogeologica, le attività turistico-ricreative. Si tratta di
servizi di pubblica utilità, generati dai boschi ma la cui continuità
può essere garantita solamente attraverso l’intervento pianificatorio e
gestionale dell’uomo. Il convegno tenutosi a Firenze il 15 e 16 gennaio
2014 organizzato dalla Rete Rurale Nazionale, Mipaaf, Università degli
studi di Firenze e Regione Toscana, è stato un momento di confronto tra
numerosi "operatori delle foreste" per capire qual è e sarà la politica
forestale nazionale alle porte dei nuovi impegni comunitari e
internazionali che l’Italia deve rispettare. Dagli interventi si è
compreso che numerose sono le mancanze e le inefficienze che
caratterizzano un settore che pure ha molte risorse da offrire ai
cittadini. A volte si tratta di problematiche che il settore conosce da
anni, in altri casi si tratta di nuove esigenze che devono essere
affrontate per realizzare il potenziale economico, ambientale e sociale
delle nostre risorse forestali.
Il principale messaggio che il convegno ha espresso è la necessità di favorire, promuovere e garantire continuità alla gestione attiva di quanto possono dare le foreste nazionali, sempre più abbandonate da un punto di vista colturale, superando l’atteggiamento di passività politico-sociale non più in sintonia con i cambiamenti in atto a livello locale, nazionale e globale.
Prima di tutto è necessario riconoscere concretamente il ruolo degli operatori del settore forestale nella tutela e difesa dei beni ambientali e inserire nelle politiche forestali in elaborazione il valore del paesaggio, oggi molto rivalutato, i valori culturali del bosco e poi anche la sua funzione socioeconomica, considerando il bosco non come un sistema chiuso, ma multifunzionale che dialoga con le altre componenti del sistema rurale.
Riguardo alla conservazione e salvaguardia della biodiversità appare necessario evidenziare il concetto di diversità bioculturale che rappresenta la sintesi delle componenti naturali e culturali che il paesaggio agro-silvo-pastorale italiano rappresenta. Molto si è detto sul potenziale economico dei boschi italiani che rimane eccessivamente inespresso e il mercato del legno mostra tendenze preoccupanti alle quali è necessario reagire rapidamente promuovendo e dando continuità alla gestione attiva e sostenibile del patrimonio forestale. Infatti, s'importa sempre più legname da fuori mentre avremmo notevole materia prima da estrarre dai nostri boschi. È necessario semplificare la burocrazia e la normativa di settore, favorire il miglioramento tecnologico, lo sviluppo dell’innovazione e della ricerca, la razionale utilizzazione anche energetica della risorsa, cercando di recuperare una generale situazione di sottoutilizzazione dei boschi italiani, che ci vede agli ultimi posti in Europa con crescenti problemi di rischio. Boschi non gestiti e formazioni che si sviluppano dopo fenomeni di generalizzato abbandono, che ormai procedono al ritmo di decine di migliaia di ettari all’anno, non sono un valore ne dal punto di vista paesaggistico, ne da quello economico e sempre più spesso nemmeno dal punto di vista ambientale.
La soluzione dei tanti problemi deve passare attraverso un’azione principalmente politica che, nel rispetto delle competenze e dei ruoli che la Costituzione definisce circa i rapporti fra Stato e Regioni, porti in tempi brevi alla creazione, di un punto di riferimento istituzionale di coordinamento e indirizzo all’interno del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Tutto questo nell’obiettivo di dare efficacia alla strategia forestale nazionale definita dal Programma Quadro per il settore forestale ma anche per dare seguito agli impegni internazionali sottoscritti dall’Italia, ma anche prevedendo le azioni della nuova PAC e le iniziative in vista del semestre italiano di presidenza dell'Unione Europea.
Il principale messaggio che il convegno ha espresso è la necessità di favorire, promuovere e garantire continuità alla gestione attiva di quanto possono dare le foreste nazionali, sempre più abbandonate da un punto di vista colturale, superando l’atteggiamento di passività politico-sociale non più in sintonia con i cambiamenti in atto a livello locale, nazionale e globale.
Prima di tutto è necessario riconoscere concretamente il ruolo degli operatori del settore forestale nella tutela e difesa dei beni ambientali e inserire nelle politiche forestali in elaborazione il valore del paesaggio, oggi molto rivalutato, i valori culturali del bosco e poi anche la sua funzione socioeconomica, considerando il bosco non come un sistema chiuso, ma multifunzionale che dialoga con le altre componenti del sistema rurale.
Riguardo alla conservazione e salvaguardia della biodiversità appare necessario evidenziare il concetto di diversità bioculturale che rappresenta la sintesi delle componenti naturali e culturali che il paesaggio agro-silvo-pastorale italiano rappresenta. Molto si è detto sul potenziale economico dei boschi italiani che rimane eccessivamente inespresso e il mercato del legno mostra tendenze preoccupanti alle quali è necessario reagire rapidamente promuovendo e dando continuità alla gestione attiva e sostenibile del patrimonio forestale. Infatti, s'importa sempre più legname da fuori mentre avremmo notevole materia prima da estrarre dai nostri boschi. È necessario semplificare la burocrazia e la normativa di settore, favorire il miglioramento tecnologico, lo sviluppo dell’innovazione e della ricerca, la razionale utilizzazione anche energetica della risorsa, cercando di recuperare una generale situazione di sottoutilizzazione dei boschi italiani, che ci vede agli ultimi posti in Europa con crescenti problemi di rischio. Boschi non gestiti e formazioni che si sviluppano dopo fenomeni di generalizzato abbandono, che ormai procedono al ritmo di decine di migliaia di ettari all’anno, non sono un valore ne dal punto di vista paesaggistico, ne da quello economico e sempre più spesso nemmeno dal punto di vista ambientale.
La soluzione dei tanti problemi deve passare attraverso un’azione principalmente politica che, nel rispetto delle competenze e dei ruoli che la Costituzione definisce circa i rapporti fra Stato e Regioni, porti in tempi brevi alla creazione, di un punto di riferimento istituzionale di coordinamento e indirizzo all’interno del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Tutto questo nell’obiettivo di dare efficacia alla strategia forestale nazionale definita dal Programma Quadro per il settore forestale ma anche per dare seguito agli impegni internazionali sottoscritti dall’Italia, ma anche prevedendo le azioni della nuova PAC e le iniziative in vista del semestre italiano di presidenza dell'Unione Europea.
di Marcello Ortenzi
05 Febbraio 2014
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