Pietro Agen, Presidente Confcommercio Sicilia
Foto lasicilia.it
Andrea Lodato
Catania. «Quattrocentosedici pagine di niente. Un bel niente. Altro che bilancio». Sconti a nessuno. Pietro Agen, vice presidente nazionale e presidente regionale di Confcommercio/Rete imprese Italia, ha passato tutta la notte a leggere il testo del documento finanziario della Regione Siciliana. Quel che viene fuori dalla sua analisi, che coincide, drammaticamente, con deduzioni molti simili delle altre categorie produttive, dei sindacati, del mondo delle imprese, è che in questa manovra non c'è niente per nessuno.
«Forse c'è di peggio - spiega meglio Agen - perché niente sarebbe, appunto, niente e uno potrebbe rassegnarsi. Qui ci sono, invece, alcuni interventi che diventano paradossali per come vengono presentati e per l'effetto che, invece, possono produrre. Quali? Penso, per esempio, alla voce dedicata al fondo per abbattere gli interessi per gli imprenditori che hanno fatto ricorso a prestiti nel centri fidi. Argomento centrale, come ripetiamo da anni, per dare ossigeno alle imprese. Bene, dentro quel fondo sono stati messi 400 mila euro. Quattrocentomila. Non era meglio tagliare la voce e dire che non c'erano quattrini per quel fondo? ».
Per Pietro Agen, per Confcommercio Sicilia, in quelle 416 pagine non solo si rischia di prendersi gioco delle imprese e dei cittadini («perché rimettere in moto l'economia aiuterebbe tutti e l'intero sistema», ribadisce Agen), ma c'è la conferma che il governo regionale non ha la benchè minima idea, o la voglia, di puntare sullo sviluppo, sulla crescita.
«Su una spesa totale che arriva a 23 miliardi, la somma destinata agli investimenti è di una decina di milioni. Cioè, anche in questo caso, non è poco, è nulla. In compenso, si fa per dire, leggendo dentro il documento scopriamo che viene ancora finanziato un fondo che dovrebbe aiutare gli ex dipendenti della Fiera di Palermo, da quindici anni chiusa».
Per paradossi, insomma, il bilancio è ricco, anche troppo. Per prospettive, invece, stiamo a zero. Al punto che Agen si può spingere oltre e dire: «Prendiamo atto che c'è più attenzione da parte del governo nazionale nei confronti della Sicilia, che non dal governo Crocetta. Ed è inutile dire, ovviamente, che andiamo incontro al nuovo anno colando a picco. Perché non è stato trovato un solo strumento, una sola via per aiutare le imprese ad uscire da questa situazione disastrosa. In compenso, però, la Regione continua a caricarsi i costi impressionanti e insostenibili di migliaia di precari e di lavoratori della cosiddetta formazione. Per carità, noi siamo attenti alla situazione dei precari, ma lo siamo anche per chi non è nemmeno precario, per chi non ha mai lavorato e, soprattutto i giovani, con questo scenario rischia di non trovare mai un varco per entrare nel mondo del lavoro. Però al Ciapi di Priolo sono stati caricati i 1750 dipendenti di Palermo, dopo l'esplosione dello scandalo. Così quel'ente ne ha circa 3000. Per fare cosa? Con quale utilità per la collettività? Sappiamo solo con quali costi, purtroppo. E stiamo parlando della formazione-fantasma che ha generato queste situazioni. Aggiungete i 30 mila dipendenti, 2000 dirigenti, 20 mila precari della Pa, forestali e tutto il resto. Siamo senza futuro».
Terribile. Disastroso. Agen lo dice chiaro e tondo. Crocetta che fa? «Ci ha convocati per il pomeriggio del 23 a Palermo. Ci andremo, ma temiamo già di non cavare fuori nulla e di passare un triste Natale».
E' il momento degli auguri, tristissimo rituale quest'anno. Perché se guardiamo avanti...
«In Sicilia - conclude Agen - non solo non ci sarà nessuna ripresa, ma perderemo un altro 0,2% di Pil. Lo dice il nostro Centro studi e vi assicuro che, purtroppo, non sbaglia mai. Per il settimo anno consecutivo, dunque, andiamo incontro ad una stagione di sofferenza, di disagi, di crisi nera. Senza che nessuno pensi a prendere adeguate contromisure».
20 Dicembre 2013
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