Bilancio regionale 2014: lo Stato si prenderà altri 800 milioni di euro!
COMINCIA A SERPEGGIARE UN RETROPENSIERO: NON E’ CHE IL CONTINUO RICHIAMO AI ‘CONTI A POSTO’ PRELUDE A UN COLLASSO FINANZIARIO DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE?
La notizia che la prossima settimana, con un mese e mezzo di ritardo, la Giunta regionale dovrebbe approvare la bozza di Bilancio 2014 – che oggi si chiama pomposamente “legge di stabilità – merita un commento a sé. Una domanda è dì’obbligo: quali sono le reali condizioni della finanza regionale?
Da Roma filtra un’altra notizia: il Governo Letta-Alfano, in occasione dell’ormai annuale ‘rata’ del Fiscal Compact anno 2014 – non si prenderebbe il miliardo di euro annunciato lo scorso agosto, ma 800 milioni di euro. Insomma, l’esecutivo nazionale fa alla Sicilia uno ‘sconto’ di 200 milioni di euro. Bontà loro…
Quest’anno, è noto, lo Stato ha scippato alla Sicilia 914 milioni di euro. Per il prossimo anno si ‘accontenterebbe’ di 104 milioni di euro in meno, cioè dei già citati 800 milioni di euro.
Detto questo, ‘addobbare’ il Bilancio regionale 2014, con questo ennesimo scippo, sembra difficilissimo. In questo scenario la riduzione delle uscite – blocco dei pagamenti e riduzione drastica del personale (soprattutto dei precari) – sembrano nelle cose.
In più a complicare tutto ci si mettere la terza incognita: il ‘Patto di stabilità’. Ormai, nelle pubbliche amministrazioni, oltre al bilancio di competenza e al bilancio di cassa, c’è anche il ‘Patto di stabilità’. Che, alla fine, non è altro che un’invenzione dell’Unione europea per rallentare la spesa.
In pratica, a Bruxelles, per ‘tenere i conti a posto’, si sono inventati anche i tetti di spesa. Così, se un’amministrazione pubblica dovesse avere in ‘cassa’ soldi (‘evento’ ormai raro…), in certi momenti non li può spendere, perché c’è il ‘tetto di spesa’ introdotto dal ‘Patto di stabilità’. Siamo, come si può notare, non soltanto alla fine delle autonomie locali di sturziana memoria, ma alla fine della democrazia.
Con un retropensiero in più. Quello che sta succedendo nella finanza pubblica ricorda, con le dovute differenze, gli ultimi 7-8 mesi del 2007, quando si introducevano clausole che avevano poco senso (come il ‘Patto di stabilità’ nelle pubbliche amministrazioni). Poi poi scoprire, pochi mesi dopo, che certi ‘accorgimenti’ annunciavano i sub prime…
Insomma, grazie alla nostra bella Unione europea, al Fiscal Compact, al Mes, al Two Pack stiamo ‘viaggiando’ spediti verso il crack che, questa volta, riguarderebbero i nostri conti pubblici? E’ questo che annuncia il continuo invito a ‘tenere i conti a posto’?
Il problema è che, per tenere i ‘conti a posto’ – cosa che sta succedendo a Messina e dintorni – ormai si tagliano le risorse ai portatori di handicap, cioè ai più deboli. Proprio nella Città dello Stretto, nel silenzio generale, la Regione siciliana ha tagliato i fondi per il trasporto degli studenti disabili. Mentre l’Asp 6 di Messina, su ordine dell’assessorato regionale alla Salute, ha tagliato i fondi a una cooperativa – Teseus – che si occupa sempre della parte debole della società.
La verità è che la Regione siciliana, quest’anno, non era nelle condizioni di subire lo scippo di 914 milioni di euro da parte dello Stato. E il prossimo anno l’ulteriore scippo di 800 milioni di euro si annuncia come un’assurdità. Ma non possiamo opporci. Per almeno due motivi.
Primo: perché attualmente c’è un Governo regionale che si occupa solo di ‘pilotare’ operazioni ‘banditesche’ (che, magari, certe volte falliscono, come nel caso dell’Humanitas).
Secondo: perché le imposte, nella nostra Isola, contrariamente a quanto prevede lo Statuto siciliano, non le riscuote la Regione, ma lo Stato. Chissà, magari l’8 dicembre si comincerà a discutere anche di questo.
In tutto questo, manca l’informazione da parte del Governo della Regione. Non si sa nulla dello stato della spesa regionale, non si sa nulla dei tagli effettuati quest’anno in tutti i settori dell’Amministrazione. Anche nelle Regioni – anzi, soprattutto nelle Regioni – l’euro riduce la ‘trasparenza’ e gli spazi di democrazia.
La notizia che il Governo della Regione stia mettendo mano ai controlli sull’acquisto di beni e servizi e, in generale, negli appalti che riguardano il settore sanitario è positiva e negativa al contempo.
E’ positiva perché è in questo segmento della sanità – da sempre opaco per definizione (chi ha mai saputo nulla degli appalti e delle forniture delle Aziende sanitarie e ospedaliere della Sicilia?) – che si annidano sprechi e ruberie tollerate da decenni.
Ma è negativa perché che se la politica siciliana si priva anche di questo ‘rubinetto’, beh, vuol dire che la situazione finanziaria della Regione è veramente drammatica.
L’ultimo passaggio – che sembra ancora lontano – è un vero controllo sulla spesa farmaceutica, monitorando le prescrizioni dei medici di famiglia, le farmacie degli ospedali pubblici, gli acquisti dei farmaci, da parte delle strutture pubbliche, presso le industrie farmaceutiche.
Ma il ‘caso’ della dottoressa Adriana Muliere, ‘silurata’ mentre indagava su uno strano giro di affari proprio sui farmaci delle strutture pubbliche rivenduti chissà a chi, ci dice che la politica non vuole disfarsi di questo ‘polmone’.
Sulla sanità, in ogni caso, restano le contraddizioni di un Governo regionale che aveva già firmato un contratto con una struttura privata – il centro Humanitas di Misterbianco – del costo di 10 milioni annui e che, contemporaneamente, mette sotto controllo appalti e forniture nella sanità pubblica, preparandosi ad effettuare altri tagli negli ospedali pubblici siciliani già al collasso.
Detto questo, le condizioni finanziarie della Regione appaiono critiche. Per capirne di più bisognerà aspettare di leggere il ‘bozzone’ preparato dagli uffici dell’assessorato all’Economia. Che, in ogni caso, non dovrebbe essere molto diverso da quello distribuito lo scorso agosto ai dipartimenti regionali.
Anche quest’anno dovremmo assistere alla stessa musica: le spese di funzionamento della ‘macchina’ (stipendi, pensioni, spese obbligatorie varie, ecc) nel Bilancio e tutte le altre spese nella Finanziaria. La sensazione è che interi settori dell’Amministrazione regionale resteranno privi di risorse finanziarie.
Il tutto, ribadiamo, nella totale disinformazione. Già l’euro e l’Unione europea, presso gli italiani, godono di pessima fama. Se ai siciliani si riuscisse a spiegare che quello che succederà il prossimo anno – licenziamento di circa 80 mila precari, niente soldi per gli operai della Forestale e via continuando con tagli ‘selvaggi’ – è probabile che i siciliani comincerebbero a gran voce a chiedere il referendum per uscire fuori dall’euro
Cosa che comunque succederà l’8 dicembre, quando scenderanno in piazza i Forconi di tutta l’Italia. Il dibattito sul Bilancio 2014 – o legge di stabilità regionale – andrà a coincidere con l’inizio della rivolta dei Forconi. Sarà finalmente l’occasione per far conoscere al grande pubblico della rete e, chissà, magari anche sui giornali e in tv, i danni che l’Unione europea e l’euro stanno provocando nel nostro Paese.
Foto di proma pagina tratto da democraziakmzero.org
15 Novembre 2013
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