05 settembre 2013

VILLARI: IN SICILIA UN AUTUNNO CALDO


Villari: «In Sicilia autunno caldo
Crocetta, urge un colpo di reni»

Legalità e sviluppo. «Urge legge sull'editoria, più trasparenza sui bandi»

Angelo Villari, Segretario Cgil Catania


Mario Barresi
Catania. «Non c'è più tempo da perdere. Senza un immediato colpo di reni, a partire da un grande piano sul lavoro, il governo di Rosario Crocetta finirà nel bel mezzo di un autunno caldissimo, perché in Sicilia rischia di esplodere un malessere sociale difficilmente controllabile». Non è ancora una messa in mora del governo regionale, eppure poco ci manca. Già, perché Angelo Villari - segretario etneo della Cgil, ma anche influente opinion maker del centrosinistra siciliano, molto ascoltato sia all'Ars sia dentro il Pd. Anche perché il giudizio di Villari è in linea con quelli dei segretario nazionale, Susanna Camusso («Credo che per Crocetta cominci a esserci qualche elemento di sofferenza sui risultati») e regionale, Michele Pagliaro («Da un governo di cambiamento ci si aspetterebbe meno approssimazione sui gravi problemi della Sicilia»).
Segretario Villari, quali sono le emergenze che aspettano la Sicilia alla fine dell'estate?
«Sono le stesse di sempre, le stesse portate in piazza dalla "marcia per il lavoro produttivo", che il 1º marzo del 2012 vide le forze datoriali e sindacali chiedere le stesse identiche cose al governo regionale. Un piano di rilancio legato all'agroalimentare, alla ricerca e all'industria hi-tech, oltre che alle piccole e medie imprese, soprattutto artigiane, investendo sulle infrastrutture e sulla messa in sicurezza dei centri storici per far ripartire l'edilizia, e per incidere sul turismo a partire dal brand dell'Etna».
Quella era una protesta contro il governo Lombardo. Oggi però il vostro interlocutore è cambiato...
«Sì, è diverso. E con Crocetta è stato diverso anche l'approccio ad alcuni problemi-chiave. Bisogna dare atto al presidente che in quasi un anno ha fatto molto per dare alla Sicilia un'immagine più pulita, con risultati importanti nella lotta alla mafia e al malaffare, ma anche segnali importanti sulla riprogrammazione dei fondi Ue».
Ma intanto la Sicilia resta fanalino di coda fra le regioni europee...
«È un dato impietoso, che non dipende solo da Crocetta, anche se negli ultimi mesi si è pensato più alle precondizioni di legalità che alle politiche del lavoro e dello sviluppo, oltre che alle risposte ai problemi sociali».
Il governo regionale è uno dei rari casi di "coabitazione" di anime della Cgil e di Confindustria. Ma non è che Crocetta vi trascura un po', magari perché sbilanciato verso gli industriali?
«Io non la direi così. Un dato di fatto è che Crocetta, come ha detto anche il nostro segretario regionale, non ha ancora avviato un confronto costruttivo con i sindacati. E il problema è di metodo: ci sono i luoghi giusti per incontrare tutti gli interlocutori. Solo così si risponderebbe alle critiche su presunti condizionamenti e sono certo che il governatore lo farà. Anche perché la posta in gioco è altissima: si deve varare un grande piano per il lavoro produttivo e dignitoso, dando risposte ai giovani. Ma urge anche un cambio di passo sulle politiche occupazionali e sociali per i più deboli: dal sostegno al reddito, con la Regione che deve contribuire agli ammortizzatori sociali, fino al welfare per anziani».
Ma come si conciliano tagli e legalità con la necessità, più volte sbandierata da Crocetta, di «non fare macelleria sociale»?
«Un esempio può essere quello dei forestali e della formazione: tagliare sprechi e azzerare l'illegalità, ma senza ingiustizie e con gradualità, utilizzando al meglio le risorse europee. Le stesse risorse che sono da vincolare, come impongono le direttive comunitarie, su un altro tema che ci sta molto a cuore: la trasparenza nei bandi della pubblica amministrazione, che hanno fondi destinati alla pubblicazione sui giornali. Sarebbe una boccata d'ossigeno all'editoria e alla libera informazione in Sicilia, così come la legge sull'editoria e sull'emittenza radiotelevisiva che andrebbe accelerata all'Ars per garantire democrazia e posti di lavoro».
Che tempi ci sono per far ripartire la Sicilia?
«Rapidissimi. Il feeling fra i cittadini siciliani e Crocetta non è finito, ma c'è un serio rischio di disperdere questo patrimonio di fiducia. Lo stesso che i cittadini di Catania hanno messo in mano, con meritato entusiasmo, a Enzo Bianco, dal quale ci aspettiamo un grande "piano del fare" senza mettere in discussione il welfare di asili e servizi per anziani».
twitter: @MarioBarresi

04 Settembre 2013






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