Bilancio regionale, storie di ordinaria incoerenza
Era del tutto evidente che l’esercizio provvisorio del bilancio della Regione Siciliana, approvato dall’Ars a fine 2012, non era – e quando mai lo è stato – un rinvio tecnico per consentire un riequilibrio delle partire di entrata ed uscita. Ma, come si dice con un’immancabile metafora calcistica, era solo un espediente per “buttare il pallone in calcio d’angolo”, uscendo momentaneamente da un impaccio e rimandando i problemi, senza nemmeno lasciare trasparire un’idea su come affrontarli, anche in prospettiva. Che nella legge finanziaria approvata a fine anno ci fosse una mancanza diffusa di copertura finanziaria – dalle grandi alle piccole appostazioni di bilancio – era fatto evidente. Ovviamente, facevano più impressione i buchi individuabili sui capitoli relativi a materie tristemente note della Formazione Professionale, della Forestazione e del Precariato in genere. Insomma, quello che si evidenziava di più era l’impegno di pagamento del mare magnum degli stipendi, direttamente o indirettamente, caricati sulla Regione, che non si riusciva più ad assicurare nemmeno con operazioni tampone di ardita ingegneria finanziaria.
I metodi tradizionali per tirare a campare, sono i soliti. Solo per fare un esempio – rilevante ma non unico – spesso nell’elaborazione del bilancio normalmente si fa una distinzione, molto a maglie larghe, tra spesa ordinaria e spesa in conto capitale, magari utilizzando i Fondi comunitari – risorse d’investimento per eccellenza – per pagare, tra gli altri, i stipendi di Forestali. Stipendi gravati dal provvedimento dell’ex governatore Lombardo che, con il consenso dei suoi alleati del Pd, prima di incagliare la nave del governo in una condizione di bancarotta, concedeva la regalia dell’aumento di ore lavorative al comparto, ovviamente da caricare su un bilancio già esangue. Giusto per continuare sul tema dei forestali, il fabbisogno finanziario all’inizio dell’esercizio in corso era di 300 milioni mentre il documento di previsione né prevedeva 100 e pendeva, già da allora, la spada di Damocle dell’eventuale non certificazione dell’utilizzazione degli ex Fondi nazionali FAS – oggi FSC (Fondi di sviluppo e coesione) – per finanziare progetti di forestazione per una spesa di circa 500 milioni che è difficile considerare una spesa d’investimento essendo evidente l’ordinarietà della destinazione al pagamento di stipendi. Altri esempi di tali squilibri si potrebbero fare, evidenziando una scarsissima credibilità del bilancio regionale che, per esempio, per quanto riguarda il mondo del precariato individuava le coperture con misure non realistiche come i passaggi di personale da un’amministrazione all’altra, come se ci fosse qualche Assessorato, o Ente Locale, in grado di largheggiare nella spesa. Non parliamo della mitica tabella H, vaso di pandora al contrario di tutti i vizi e le incoerenze della politica siciliana sulla quale nessuno ha mai voluto mettere mano. Contributi e finanziamenti su tutto e il contrario di tutto sganciati da qualsiasi criterio di oggettività e di razionalità tecnica, caricati sul bilancio solo dall’imposizione diretta di questo o di quel Deputato Un mostro giuridico-contabile questa tabella H che prima che discutibilissima sul piano etico-politico è del tutto irrazionale perché rappresenta l’orrido imprescrutabile che stabilisce la complicità tra la classe politica isolana e le tante organizzazioni sociali, perfino quelle per altri versi meritorie, che non hanno mai voluto rendere evidentemente astratti ed oggettivi i criteri per ottenere contributi. Di fronte a questo quadro appena accennato e senza neanche entrare nel merito della recente impugnativa del bilancio da parte del Commissario dello Stato, come si fa a sorprendersi di manifeste incongruenze del documento tecnico-politico-contabile in termini di copertura finanziaria e coerenza normativa? Ma l’aspetto più straordinario riguarda la possibilità di leggere le stesse reazioni di esponenti del governo e Deputati a parti invertite secondo che stiano oggi al governo o all’opposizione. Infatti, oggi è la volta del Capogruppo del Megafono di Crocetta – Giovanni Di Giacinto – ad alzare la vibrante protesta contro l’abuso di potere del Commissario che a suo parere si sarebbe macchiato di interventismo politico per mettere l’ARS sotto tutela e, quindi, arrivando a fare la proposta, tanto inedita quanto istituzionalmente sgangherata e improvvida, di apertura di conflitto istituzionale a seguito dell’impugnativa sul bilancio. Di contro il PDL – buoni quelli sul fronte della correttezza nella gestione della spesa pubblica – con il loro esponente Marco Falcone difendono il Commissario accusando la maggioranza di governo di volere salvaguardare provvedimenti clientelari. Del resto, cioè, per esempio, di mettere in campo iniziative tecnico-giuridiche per decongestionare il bilancio e riportarlo ad una condizione di realismo politico, ma anche di realtà contabile, sembra non importi a nessuno. Per dirla in termini contabili, sembra che questa operazione verità non paghi…a nessuno.
15 Maggio 2013
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