05 febbraio 2013

TRASFORMARE L'AREA IN UN POLMONE VERDE



Da Foro a sito abbandonato Via Tevere


Il gruppo Syrakosia propone di valorizzare l'area a ridosso di piazza Adda


 Antonio Gentile e l'ambasciatore unesco Ray Bondin
Foto lasicilia.it


isabella di bartolo
Gli archeologi lo chiamano «foro trapezoidale». Ma oggi, i resti archeologici scoperti negli anni ‘60 fra via Tagliamento e viale Paolo Orsi, sono nascosti da vegetazione incolta e senza alcuna valorizzazione.
A riaccendere i riflettori sulla zona archeologica a due passi da piazza Adda è il gruppo Syrakosia, coordinato da Antonio Gentile, che propone di trasformare l'area dimenticata e in abbandono in un «polmone verde» della città.
«Solo la sinergia fra gli enti e la volontà di sfruttare le risorse europee a disposizione - dice Gentile - può salvare i siti minori dall'abbandono che li contraddistinguono. L'esempio dell' "archèo a pianta circolare" fra viale Paolo Orsi e piazza Adda, prospiciente l'edificio del vecchio mulino spagnolo del 1896 è emblematico. Pochissime persone ne conoscono l'esistenza. Qualcuno solo dalla documentazione fotografica poichè il sito è costantemente ricoperto e nascosto da arbusti e canne».
Gentile paragona i resti di piazza Adda a quelli coevi documentati a Delfi e Epidauro.
«Il sito - dice - probabilmente eraun tempio votivo oppure, come vuole un'altra corrente di pensiero, un'ara per il sacro fuoco. Mentre non sarebbe da scartare una valutazione di pubblica macina in considerazione della forma circolare, di due incavi tecnici in circonferenza, della millenaria presenza d'acqua nella zona e della allocazione in area abitativa documentata sotto il suolo delle attuali vie Po, Tevere, Simeto e Tagliamento».
Secondo gli ultimi studi, risalenti agli anni ‘80 dopo la scoperta di un piccolo edificio rotondo (tholos) del III secolo a. C., a una stoà e a una strada greca, quest'area potrebbe essere una sorta di piazza dell'antichità.
«Questo bene culturale - dice Gentile - si dovrebbe valorizzare con legende ricostruttive in plexiglass e tutt'intorno con la creazione di un parco pubblico. E per realizzare ciò torna utile il pensiero del mio amico ambasciatore Unesco, Ray Bondin, espresso durante la cerimonia di consegna della cittadinanza onoraria a Noto: "per realizzare grandi progetti non occorre avere indispensabili ed enormi disponibilità finanziarie pubbliche, ma, a volte, basterebbero esigue quantità di danaro accompagnate da un progetto vincente e dalla volontà nell'eseguirlo". Da qui si potrebbe ipotizzare con la collaborazione del corpo forestale, di una piantumazione al fine di creare una sorta di "boschetto". E poi un restauro: sarebbe un ottimo segnale di rinascita cittadina in chiave culturale, turistica ed ambientale».
Basterebbe intanto ripulire l'area dalle erbacce e bonificarla, come già fatto in passato dalla direzione del Parco archeologico della Neapolis.

04 Gennaio 2013





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