12 gennaio 2013

FORESTALI, SARA' L'ANCI A TRATTARE




Forestali, sarà l'Anci a «trattare»


Contratti. Firmato ieri un documento condiviso tra le sigle, il governo ed enti locali

Francesco Prisco

Accelerare il processo che porterà all'investitura dell'Anci come nuova parte datoriale nelle trattative per il rinnovo del contratto scaduto il 31 dicembre scorso. Arrivare a una legge quadro che definisca governance e competenze di regioni e governo centrale. Capitalizzare le risorse della programmazione Ue 2014-2020 per trasformare finalmente la forestazione in un settore produttivo da strumento d'assistenzialismo che è stato.
Questi i punti d'incontro trovati dal tavolo tecnico sui problemi dei forestali, riunitosi ieri per la prima volta. Oggi saranno messi nero su bianco in un documento condiviso dai ministeri dell'Agricoltura, dell'Ambiente e della Coesione territoriale, dalla Conferenza Stato Regioni, da Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, ossia da tutte le parti che compongono la task force. L'idea è quella di continuare a lavorare nonostante la campagna elettorale in corso e l'imminente cambio di esecutivo. Il prossimo passo dovrebbe essere, per questo, la definizione di un calendario d'incontri che si porrà a cavallo tra una legislatura e l'altra, assicurando continuità tecnica sui temi di categoria. Il primo punto affrontato dal tavolo presieduto da Fausto Martinelli in rappresentanza del corpo forestale è stato l'individuazione della parte datoriale per il rinnovo del contratto nazionale di categoria. L'Unione delle comunità montane si è sciolta, il testimone dovrebbe a rigor di logica passare nelle mani dell'Anci, associazione in cui l'Uncem è confluita. Occorre tuttavia un'investitura formale che solo la commissione Agricoltura della Conferenza Stato Regioni può dare. Il vero problema è comprendere se esistono i presupposti per arrivare alla convocazione della commissione già prima dell'insediamento del prossimo governo. Secondo tema affrontato dalla task force è stato la governance: tutte le parti concordavano sull'insostenibilità della situazione attuale, con i 65mila forestali italiani che fanno capo alle singole regioni, ciascuna delle quali si muove in ordine sparso. Da qui si è convenuto che, nella prossima legislatura, dovrà essere affrontato il tema di una legge quadro di settore che definisca il perimetro delle rispettive competenze tra regioni e governo centrale. Particolarmente complesso il terzo tema all'ordine del giorno: quello dei finanziamenti. È riemersa la volontà del decisore pubblico di legare i forestali alla programmazione Ue 2014-2020. Con un'incognita non di poco conto: non è ancora chiaro con precisione a quanto ammonteranno le risorse che Bruxelles destinerà all'Italia. Cosa chiara a tutti è che la chance offerta da queste risorse dovrà essere utilizzata per trasformare finalmente il settore dei forestali italiani in un comparto produttivo. 
«Ci sono Stati europei - commenta il segretario di Fai Cisl Claudio Risso - in cui la forestazione offre un contributo importante al pil. L'Italia deve avvicinarsi a questi modelli virtuosi». Gli fa eco Gino Rotella di Flai Cgil: «Non se ne può più dell'equivalenza tra forestali e assistenzialismo. Dobbiamo voltare pagina». Le impressioni dei sindacati che hanno preso parte alla trattativa sono, in ogni caso, positive. «Registriamo da parte delle istituzioni - conclude Rotella - la volontà di proseguire con il confronto nonostante il momento interlocutorio dovuto alle elezioni imminenti».

11 Gennaio 2013


Proprio quello che si sta cercando di fare in Sicilia.



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