Polveriera Sicilia
I pasticcini di Report
e gli arancini di Camilleri
C’era
una volta, anzi c’è ancora, qualcuno che entra in pasticceria, si
guarda attorno, posa lo sguardo su ciò che lo attrae di più e chiede se i
pasticcini sono freschi. La risposta è quella di sempre, “freschissimi sono”,
ma la faccia di chi la regala la risposta, subisce delle contrazioni,
essendo diventato ormai difficile trattenere la risata di fronte a tanta
sprovvedutezza.
È per questa ragione che quando si vuole addebitare
a qualcuno una imperdonabile ingenuità, l’inutilità di un quesito a
causa della risposta scontata, si fa dell’ironia, ripetendo l’ormai
logora domanda sui pasticcini.
Questa tiritera per avvertirvi che il problema non finisce uscendo dalla pasticceria.
Nel mondo dell’informazione le domande con risposta prestampata vengono
poste continuamente con l’aggravante che il destinatario non viene
colto da conati di risate pazzesche e chi le pone ritiene di stare
indagando sui destini del mondo.
Facciamo un esempio. Lo
Speciale di Report dedicato alle elezioni regionali siciliane è un
contenitore irripetibile di domande del tipo: i pasticcini sono freschi?
C’è stato qualcuno che se n’è accorto? Nessuno, anzi. Le nostre
osservazioni sulla superficialità dello Speciale, che rompe con una
tradizione di accuratezza e lavoro d’indagine senza uguale (in Italia),
sono state accolte come un tentativo di giustificare la politica
siciliana e le sue nefandezze. La cosa non ci sorprende e non ci
smarrisce: il manicheismo obnubila la mente più dell’ignoranza, del
pregiudizio, della malafede, dell’intolleranza. Una cosa è lo stato
dell’arte – una Sicilia politica inaccettabile – un’altra il modo in cui
essa è stata rappresentata, illustrandola come una incursione
nell’ombelico del mondo, dove tutto è tenebra e miseria con il risultato
che non si si capisce più niente e si finisce con l’assolvere tutto e
tutti, perché tanto sono tutti uguali.
Ma andiamo ai pasticcini.
Il filo conduttore dello speciale è rappresentato dalla folla di
dipendenti pubblici, oltre che dai candidati indagati e dai
voltagabbana. Un numero strabocchevole di dipendenti pubblici che pesa
in modo mostruoso sui conti e propone. La carrellata di Report sugli
organici del personale, e questo è un elemento positivo, ci ha fatto
scoprire la presenza di precari che “lavorano” anche nelle chiese
siciliane. Ce ne sono, a quanto pare, ben quattrocento, retribuiti, al
servizio delle parrocchie.
Ma questo è folklore, rispetto alla elefantiasi dei forestali,
tanto per fare un esempio, la cui organizzazione del lavoro non ha
impedito che la Sicilia fosse fra le Regioni più colpite dagli incendi
nel Paese (organizzazione del lavoro, e non responsabilità personale dei
lavoratori).
Report propone un test sulla volontà dei candidati
alla presidenza della Regione ed alla carica di deputati regionali di
liberarsi di questa folla di forestali. Come? Chiede ai candidati, alla
vigilia delle rune, se intendano, in pratica, mandare a casa i
trentamila forestali. Che cosa volte che rispondano i candidati ad una
settimana dalle urne, che cacceranno via tutti quanti? Insomma, i
pasticcini sono freschi? Nessuno, naturalmente, ha osato accennare
all’opportunità di ridimensionare gli organici.
Piuttosto nello sciorinare i numeri e fare comparazioni fra la Sicilia e la Lombardia,
si sarebbe dovuto, e potuto dire, che i forestali regionali lombardi
sono molti di meno, perché la Lombardia ha anche forestali statali,
mentre la Sicilia, regione a statuto speciale, non ha forestali statali,
ma solo regionali. Ed è per questa ragione che sono di più.
Questa precisazione non cambia le cose,
perché i forestali siciliani sono molto di più e che nonostante sia
diminuito il loro numero, a causa di una legge regionale, approvata alla
vigilia delle urne nel 2006, ha aumentato i costi alzando il numero
delle giornate lavorative senza intervenire nell’organizzazione del
lavoro. Puro clientelismo ed assistentato.
Un altro esempio? I consulenti.
Report ha raccontato che sono 700 e si sono spesi tanti soldi per loro.
Avrebbe potuto aggiungere che una legge regionale impone la
trimestralità delle consulenze ed il loro rinnovo, sicché i numeri
siciliani si moltiplicano per quattro e risultano, così, inferiori a
quelli di tante altre regioni d’Italia. Significa che la Regione ha
operato con buonsenso e oculatezza? Manco per sogno, le consulenze vanno
ridotte drasticamente e sono, spesso, un modo per farsi gli amici o
premiare i “clienti”.
Queste distorsioni del mercato del lavoro
stanno dentro un’economia largamente condizionata dalle risorse
pubbliche e dalla modesta offerta di lavoro “privato”. La realtà non ha
bisogno di essere drogata. È vero che al botteghino si vende meglio il
film fosco e drammatico, ma Report ha rappresenta il meglio del
giornalismo italiano e al botteghino non ha mai badato.
Il fatto è che quando si affronta la questione siciliana,
c’è una naturale propensione a esasperarne i toni. Altrimenti non fa
notizia. Una escalation comunicazionale che provoca assuefazione e
finisce con l’attenuare l’indignazione e la voglia di partecipazione,
piuttosto che suscitarle. Meglio gli arancini di Camilleri che i
pasticcini di Report.
24 Ottobre 2012
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RispondiEliminaCarissimo operaio forestale, i commenti devono essere firmati, puoi anche decidere di rimanere anonimo, basta che lo specifichi. Saluti affettuosi
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