Milena Gabanelli: “La Sicilia
è la polveriera d’Italia: ci trascina tutti…”
“La Sicilia è una polveriera e se non si interviene trascinerà l’intero Paese”. Così Milena Gabanelli ha concluso lo speciale dedicato da Report (Rai 3) alle elezioni regionali siciliane, domenica sera.
Un pugno nello stomaco.
Ne viene fuori una Sicilia “politica” disinvolta, sprecona,
ingestibile, bugiarda, malandrina e voltagabbana. Non si salva niente e
nessuno. Una Sicilia irredimibile, per dirla con Leonardo Sciascia.
Se lo meritava il parterre dei partiti questo trattamento? Probabilmente
sì, ma lo Speciale di Milena Gabanelli ha graffiato e ferito senza
andare in profondità, ha guardato “in orizzontale” . Uno spaccato della
realtà a tinte fosche. Se l’avesse dovuto incidere con il bisturi in
profondità, probabilmente, avrebbe dovuto prender posizione,
distinguere, valutare. Lo speciale era frettoloso, ansimante. Una
passeggiata cupa fra vicoli, cortili, stradine, piazze della politica
siciliana. I testimoni dello sfascio raccontavano le loro ragioni,
dandosi torto in modo inconfutabile. E quando tacevano era come se
confermassero i loro torti, le loro colpe, i loro scheletri
nell’armadio.
I costi della politica con stipendi, indennità e benefit del Palazzo;
gli esuberi di personale, il precariato più alto d’Italia (400 nelle
parrocchie, ospitati nelle chiese), la folla di consulenti, piccoli
comuni con alto numero di dipendenti. E i forestali, calati di numero,
ma più costosi di prima, che protestano davanti alla Presidenza della
Regione, ruggiscono la loro rabbia per gli stipendi che non arrivano,
insultano a sangue governanti e parlamentari. O amministrano la città,
come a Godrano.
Parlamentari reticenti, presi alla sprovvista, visibilmente irritati,
costretti a subire incursioni cui non sono abituati. Poi i
voltagabbana, il grande valzer di deputati regionali che emigrano da un
partito all’altro e finiscono nelle formazioni politiche “nemiche” con nonchalance
e disinvoltura. Infine gli indagati, rinviati a giudizio, in odore di
manette, candidati in molte liste, con rare eccezioni. Perché sono in
lista? Chiedeva la giornalista di corsa. Balbettii invece che risposte,
giustificazioni ai limiti dell’idiozia, sguardi stralunati, da uomini
braccati.
Non si salva nessuno? Si salvano quelli che non ci sono stati finora, naturalmente. Gli altri? Tutti uguali: impresentabili. Ma è proprio così?
Lo speciale elezioni dedicato alla Sicilia non s’è preso la briga di rispondere al quesito.
Ha rastrellato, senza sconti, quel che arriva in superficie e si
incontra facendo un tour nella città di Palermo e in periferia. Un po’
quel che accade ai turisti che devono vedere tutto, intruppati dietro la
bandierina della guida, e non vedono niente.
Che la Sicilia politica si meriti la brutta immagine è indubbio,
ma Report e Milena Gabanelli ci hanno abituato a ben altro che una
carrellata di personaggi con la vocazione al “suicidio” politico. I
numeri sciorinati nel corso dello speciale sparavano nel mucchio, gli
indagati apparivano tutti uguali, dal sindaco in attesa di un “presunto”
avviso di garanzia al deputato regionale pescato con le mani nel sacco,
mentre intasca la tangente.
Molta superficialità e imprecisioni,
a causa della fretta, perfino sui dati, da sempre il marchio di
diversità del migliore giornalismo d’inchiesta televisivo. Report ha
tradito se stesso, per certi versi, oltre che l’altra Sicilia. Quella
che lavora e s’indigna per ciò che avviene nei Palazzi.
22 Ottobre 2012
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