24 agosto 2012

PROGETTO ARENATO PER L'AVIOSUPERFICE

Progetto arenato per l'aviosuperficie non saranno spostati 350 alberi


A pochi chilometri da Pergusa, in direzione di Barrafranca, in contrada Bubutello, in periodo di guerra c'era un piccolo aeroporto militare, incastonato tra le montagne, ma forse solo pochi lo ricordano. Soltanto attraverso alcune ricerche effettuate nell'ambito del corso di laurea in Ingegneria Aerospaziale, è stato possibile rintracciarne il sito, rimasto miracolosamente intatto in tutti questi anni, e su area quasi totalmente ancora demaniale ed affidata al Dipartimento regionale foreste. La possibilità di ripristinare una pista di volo di oltre 850 metri di lunghezza, capace di rendere operativi aeromobili come i Canadair, al centro della Sicilia e a soli 3 km da Pergusa, situato al baricentro di zone boschive a più alto rischio di incendi della provincia ennese, aveva spinto l'Università ennese ad avanzare una proposta all'Azienza forestale per la progettazione e la realizzazione, senza alcun costo per l' amministrazione pubblica, di una base aerea utilizzabile sia ai fini della Protezione civile, protezione da incendi che per la didattica e la ricerca dello stesso corso di Ingegneria aerospaziale dell'Università Kore.
A novembre 2011 il Dipartimento regionale azienda foreste demaniali e "Kore" sottoscrissero un accordo con il quale veniva concessa all'Università la disponibilità dell'area demaniale, in contrada Piano Tardo, dove progettare e realizzare l'aviosuperficie.
Il progetto, seguito da vicini dal prorettore Giovanni Tesoriere, venne approvato dall' Enac e poteva essere già realizzato già a marzo di quest'anno rendendo operativa l'aviosuperficie per la campagna antincendio 2012. Invero, però, per la realizzazione delle superfici libere da ostacoli necessarie alla operatività dei Canadair, occorreva estirpare circa 350 alberi di recente impianto che si sarebbero dovuti ripristinare in area limitrofa.
I 350 alberi da spostare diventavano l'oggetto di una procedura burocratica ad oggi non ancora risolta, nonostante fossero stati interessati dall'Università tutti gli organi preposti alla gestione delle emergenze incendi boschivi. 350 alberi per i quali una infrastruttura che poteva risultare essenziale in questa particolarissima estate calda e afosa, hanno determinato molto probabilmente la fine di migliaia di ettari di boschi a cui poteva darsi una risposta efficace. Quello che lascia perplessi, in questa vicenda, è che proprio i forestali si siano fatti interpreti di ritardi e lungaggini burocratiche per una infrastrutture a costo zero per l'amministrazione.



23 Agosto 2012







































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