Autonomia violata e patto di stabilità: lo Stato toglie ossigeno alla Sicilia
di Fonso Genchi -
La Regione Siciliana, in virtù del suo Statuto di Autonomia, solo parzialmente attuato, ha avuto delegate dallo Stato alcune funzioni che in altre regioni sono statali. Quindi, in Sicilia, tanto per fare un esempio, gli operai forestali sono pagati dalla Regione Siciliana anziché dallo Stato Italiano (come questo, si potrebbero fare tanti altri esempi, dalle soprintendenze dei beni culturali ai musei, dai parchi archeologici al genio civile, dagli uffici del lavoro a quelli della motorizzazione civile ecc. ecc.).
Lo Statuto logicamente prevedeva, a fronte di questo maggiore onere per la Regione, anche maggiori entrate rispetto alle regioni ordinarie; per esempio attraverso le entrate previste dall’art. 37 che così recita nei suoi due commi di cui si compone:
1. Per le imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori del territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, nell’accertamento dei redditi viene determinata la quota del reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti medesimi.
2. L’imposta, relativa a detta quota, compete alla Regione ed è riscossa dagli organi di riscossione della medesima.
1. Per le imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori del territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, nell’accertamento dei redditi viene determinata la quota del reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti medesimi.
2. L’imposta, relativa a detta quota, compete alla Regione ed è riscossa dagli organi di riscossione della medesima.
Purtroppo tale articolo non è mai stato attuato e i politici siciliani son dovuti andare a Roma con il cappello in mano ad elemosinare soldi che non ci (a noi siciliani) spettavano perché quelli che ci spettavano di diritto, per legge costituzionale, non ci venivano assegnati. Il che li ha reso ricattabili (i politici siciliani). Adesso che lo Stato rischia il default, ovviamente, visto che non è tenuto a darli, fa ritornare in Sicilia con il cappello vuoto i politici siciliani (e continua a non dare i soldi che invece spettano di diritto).
Adesso che succede? Succede che lo Stato, nell’ambito del patto di stabilità, ha messo dei tetti di spesa molto rigidi alle regioni. Per quanto riguarda la Regione Siciliana, la logica farebbe pensare che il tetto di spesa andrebbe calcolato considerando che essa deve pagare cose (alcune le ho elencate precedentemente) che le altre regioni non pagano perché per esse le paga lo Stato. Invece – è notizia di questi giorni – cosa ha fatto lo Stato? Ha incluso nel calcolo del tetto di spesa anche quelle spese che altrove sono pagate dallo Stato!
Queste alcune delle dichiarazioni dell’Assessore all’Economia della Regione Siciliana: “Chiederemo una modifica al patto di stabilità perché è stata violata la nostra autonomia. La Sicilia ha delle funzioni che altre regioni non hanno (ad esempio riguardo i collegamenti con le isole minori o i forestali). Abbiamo chiesto allo Stato di togliere queste spese dal calcolo dei tetti di spesa ma la proposta non è stata accolta”.
E’ evidente che in questa maniera, nonostante la situazione finanziaria della Regione Siciliana è nella media delle regioni italiane e nonostante ci siano regioni in situazioni molto peggiori e prossime al default, è solo la Sicilia che ha problemi di cassa e non può pagare, ad esempio, i forestali (che altrove vengono pagati dallo Stato!).
Insomma, oggi come ieri, non cambia nulla: lo Stato continua ad attuare lo Statuto solo per quel che riguarda la devoluzione delle funzioni con i relativi oneri e non solo ignora l’attuazione degli articoli 36, 37 e 38 ma anche pretende di mettere alla Sicilia lo stesso tetto di spesa che hanno le regioni dove la spesa per queste funzioni è a carico dello Stato! Cioè sta togliendo ossigeno alla Sicilia.
Ma nulla si legge di tutto ciò sui media, nazionali come locali. Anzi! Si leggono continue menzogne come quella che la Regione Siciliana avrebbe il più alto numero di dipendenti tra le regioni italiane (certo! nel calcolo non si scomputano quei dipendenti regionali che in altre regioni sono a carico dello Stato). Se lo si facesse, la regione con più dipendenti sarebbe la Lombardia e la Sicilia sarebbe quarta.
Sarebbe il caso che i siciliani aprissero bene gli occhi su tutto ciò. Conoscere queste situazioni che si vogliono tenere nascoste alla maggior parte dell’opinione pubblica siciliana aiuta a capire meglio tante cose e, magari, a intravedere delle possibili soluzioni.
20 Agosto 2012
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