Morte di un forestale, chi specula sul dolore
di Rosario Battiato
La tragedia di Francesco Pizzuto, morto nei giorni scorsi, strumentalizzata per difendere le esagerazioni
PALERMO – Di fronte alla morte si dovrebbe tacere. La tragica scomparsa, nei giorni scorsi, di Francesco Pizzuto, autista della squadra dell'antincendio boschivo “Rafalzafi”, mentre tentava di domare le fiamme di un incendio doloso a Colle San Vitale, comune di Castronovo di Sicilia, ha, invece, riaperto la ben nota questione dei forestali. Il tempo del silenzio e del cordoglio, quello che si dovrebbe offrire ai defunti, è stato annichilito dalla riapertura della polemica, ad opera dei ben noti speculatori del dolore, per difendere la presenza degli oltre 25 mila operai forestali sul suolo isolano.
La riduzione della morte a strumentalizzazione per ben altro dibattito testimonia quanto inconsistenti siano le ragioni di chi, nel corso degli ultimi decenni, ha prodotto una massa di precari e di chi, adesso, speculandoci ancora, vorrebbe mantenerli a scapito delle finanze regionali.
Lo squallore di pescare nel torbido di una morte sul luogo lavoro per ridestare altri fini è sempre triste, ma è una pratica che difficilmente potrà sparire (specie se ci si trova in piena campagna elettorale). Qualora avessimo qualche dubbio ce lo hanno tolto, proprio a ridosso della scomparsa di Francesco Pizzuto, le dichiarazioni del neo assessore al Territorio Sebastiano Aricò che ha parlato di “recenti aggressioni al comporto da parte di politici e di alcuni organi di informazione”, e Nuccio Ribaudo, segretario generale Fali-Cgil di Palermo, che ha ricordato come questo episodio “dovrebbe fare riflettere chi nei giorni passati si è reso protagonista di un attacco violentissimo e vile contro i Forestali che, per guadagnare 50 euro al giorno, mettono a rischio la loro vita”.
Lo squallore di pescare nel torbido di una morte sul luogo lavoro per ridestare altri fini è sempre triste, ma è una pratica che difficilmente potrà sparire (specie se ci si trova in piena campagna elettorale). Qualora avessimo qualche dubbio ce lo hanno tolto, proprio a ridosso della scomparsa di Francesco Pizzuto, le dichiarazioni del neo assessore al Territorio Sebastiano Aricò che ha parlato di “recenti aggressioni al comporto da parte di politici e di alcuni organi di informazione”, e Nuccio Ribaudo, segretario generale Fali-Cgil di Palermo, che ha ricordato come questo episodio “dovrebbe fare riflettere chi nei giorni passati si è reso protagonista di un attacco violentissimo e vile contro i Forestali che, per guadagnare 50 euro al giorno, mettono a rischio la loro vita”.
Spostare l'asse della discussione è un esercizio retorico ben noto, ma sin troppo ovvio e banale in questo caso specifico. Venticinquemila forestali sono troppi e sono figli di un'epoca in cui la politica barattava posti di poco conto in cambio di voti. Pensare di difendere quel sistema, e attaccare chi ancora oggi propone modelli virtuosi di gestione per pagare meglio chi lavora nel settore ed evitare che, appunto, sui forestali si abbatta l'onta del disonore, è solo un altro modo per stringere la cinghia attorno il collo, già fragile e malnutrito, della Regione.
Forse una rinfrescata di dati farebbe bene: in Sicilia ci sono 28.542 persone pagate per occuparsi dei boschi che costano quasi 693 milioni di euro all'anno. Un'armata fatta soprattutto di precari: quasi 26 mila, che lavorano per sei mesi seguiti da altri sei di disoccupazione. Di questi i necessari sarebbero 7.200, cioè gli operai forestali dell'efficientissimo sistema antincendio dell'Isola (costa 120 milioni di euro all'anno con il 90% destinato agli stipendi dei 151isti dell'antincendio). Gli altri 18 mila forestali precari, recentemente impiegati in attività di collaborazione con gli enti locali, potrebbero controllare palmo a palmo (sarebbero circa 28 ettari a testa) il territorio ed evitare che ogni estate la Sicilia sia tra le regioni più coinvolte dagli incendi (90% di origine dolosa).
In questi giorni continuano ancora i roghi dolosi, e mentre politici e sindacati insorgono per difendere una categoria “esagerata”, chi continua a compiere il proprio lavoro corre il rischio di morire per cinquanta euro al giorno.
07 Agosto 2012
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