MIRIAM DI PERI 6 DICEMBRE 2018
Tiene banco la proposta avanzata da Giancarlo Cancelleri di sottoscrivere un contratto di governo con Musumeci su alcune riforme da votare insieme. Ma tra i pentastellati c'è chi storce il naso. E non va meglio tra i fedelissimi del governatore
Un contratto di governo con una decina di punti programmatici concordati, per portare avanti le riforme col sostegno del Movimento 5 Stelle. La proposta di Giancarlo Cancelleri a Nello Musumeci, lanciata qualche giorno fa dalle pagine de La Sicilia, continua ad avere una sua eco tra i corridoi del Palazzo, nell’attesa che a parlare sia il governatore, rientrato ieri sera dalla missione istituzionale a Malta.
Tante le ipotesi immaginate da deputati e conoscitori dell’Assemblea, per quello che, qualora si verificasse, sarebbe a tutti gli effetti un ribaltone. E se oltre la finestra della buvette, oltre piazza Indipendenza, dalle parti di Palazzo d’Orleans c’è chi si dice pronto a scommettere che mai Musumeci accetterebbe il sostegno dei 5 Stelle, che considera «inaffidabili», altri si avventurano in ricostruzioni e conte numeriche che, comunque, «potrebbero arrivare soltanto dopo le elezioni europee».
Già, sullo sfondo, qualunque dinamica della politica regionale torna a misurarsi con il rinnovo del parlamento di Bruxelles. È così che, a bocce ferme, dalle parti dei 5 Stelle c’è chi ammette che quella del contratto di governo non fosse una proposta concordata, «non possiamo dire - ammette qualche esponente pentastellato - che è la linea ufficiale del Movimento». Resta, però, la pietra lanciata. Rispetto alla quale Cancelleri non nasconde la mano. E ammette che «più che un’idea conclusa, quella era una proposta estemporanea per uscire dall’impasse. Anche perché è evidente che i siciliani sono delusi da questo governo e io, da siciliano, credo che non possiamo permetterci di fare passare i prossimi quattro anni sentendo dire a Musumeci che la colpa è dell’Ars, della maggioranza che non c’è e quindi non si approva nulla. Il governatore ha fatto più volte appello alla responsabilità delle opposizioni? E noi responsabilmente rispondiamo. Io degli insuccessi di Crocetta o Musumeci non gongolo perché quando perde un governatore, perde la Sicilia. Però - continua - è chiaro che la collaborazione sui temi non può essere unilaterale, non possiamo soltanto votare le proposte del governo, scriviamole insieme. E ti devi anche rendere conto che chi non ti ha fatto approvare le riforme, non può restare al tuo fianco».
Insomma, un ribaltone. «Macché - replica Cancelleri - il nostro non è un ragionamento di natura governativa». Però le leggi si approvano avendo i numeri in Aula. E non sono pochi, tra i corridoi del Palazzo, a mettere nero su bianco i numeri. Che comunque al momento rischiano di fermarsi a 34 deputati, insufficienti tanto quanto l’attuale coalizione. Sempre ipotizzando che i 20 parlamentari del gruppo seguano la linea di Cancelleri.
Ma a storcere il naso è l’ala più a sinistra del Movimento, quella che si rivede nel presidente della Camera, Roberto Fico. E che in Sicilia trova la massima espressione nell’ex presidente della Commissione Ambiente all’Ars, Giampiero Trizzino. «Sinceramente - ammette - non penso che sia fattibile. Anche perché credo che non abbiamo molto da condividere. Leggo di proposte di confronto tra maggioranza e opposizione, ma per fare quello le commissioni parlamentari non bastano e avanzano? Noi le proposte le abbiamo già avanzate e non sono state accolte. A me questo basta. Contratti e cose simili non mi appartengono».
Se i pareri sono differenti in casa 5 Stelle, non va meglio dalle parti di Diventerà Bellissima. Sembra che Musumeci sia irremovibile e non voglia aprire a una collaborazione coi 5 Stelle. Ma altri, anche dalle parti della giunta, sarebbero disposti a fare un tentativo, pur di uscire dall’impasse. Il capogruppo all’Ars, Alessandro Aricò si mostra possibilista: «Tutte le proposte sincere e in buonafede che vengono dalle opposizioni - dice - vanno valutate nell’ottica di fare il bene della Sicilia. Perché non tenerle in considerazione?». Ma sull’ipotesi ribaltone, Aricò frena: «Ogni assetto di giunta diverso da quello uscito dalle elezioni sarebbe inopportuno, quantomeno per i tempi. Non siamo neanche a un anno dall’insediamento in Assemblea».
Ma anche lì, appunto, le posizioni non sono univoche. E dalla giovanile del movimento fondato da Musumeci c’è chi lancia l’allarme. «Sinceramente - ammette Domenico Bonanno, coordinatore dei giovani di Diventerà Bellissima - abbiamo difficoltà a digerire determinate prese di posizione degli alleati e pensiamo che servirebbe più collaborazione. Però non siamo favorevoli ad alcun tipo di ribaltone».
Fonte: meridionews.it
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