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di Manlio Viola - 10/03/2025
Addio al tesoretto messo a disposizione del governo e disponibile per i singoli deputati allo scopo di garantire la “pace” durante e votazioni d’aula. Lo strumento varato dal Governo Schifani rischia di finire nel mirino dei Ministeri vigilanti.
Le così dette norme mancia
Le cosiddette “norme mancia”, la nuova versione della tabella H di antica memoria ovvero quel milione di euro (o poco meno per ciascun deputato) speso in contributi diretti a singole iniziative su indicazioni dei 70 deputati di sala d’Ercole, finiscono sotto la lente del ministero dell’Economia. Il Mef ha inviato una lettera di osservazioni indirizzata all’Ars, all’assessorato al Bilancio e alla Presidenza della Regione chiedendo chiarimenti sui contributi, pari, complessivamente, a circa 50 milioni di euro, assegnati nell’ultima manovra di stabilità approvata dall’Assemblea regionale siciliana alla fine dello scorso anno.
Contributi discrezionali
Secondo il ministero c’è il rischio che quelle norme rappresentino contributi “discrezionali” assegnati senza alcuna gara e dunque in violazione del principio di parità fra i cittadini con tenuto in Costituzione. Per questo il Ministero vuole chiarimenti sui criteri utilizzati dall’Ars nell’assegnazione dei fondi.
Una richiesta senza precedenti
Nel mirino ci sono 22 piccole norme che assegnano contributi a vari enti pubblici e privati: enti locali, fondazioni, istituti scolastici, basiliche, parrocchie, “individuati direttamente dalla legge regionale per interventi a carattere eterogeneo”, scrive il Mef nelle osservazioni. “In particolare – sottolinea il ministero – gli articoli in esame individuano il beneficiario, la denominazione dell’intervento e il relativo importo assegnato, senza specificare i criteri ai quali sono ispirate le scelte operate e le relative modalità di attuazione e senza che sia previsto il ricorso ad alcuna procedura a evidenza pubblica”.
Per giustificare una simile richiesta di chiarimenti avanzata a fronte di contributi stabiliti per legge il Ministero dell’Economia usa un pronunciamento della Corte costituzionale risalente 2009 (pronunciamento 137) che riguardava, però, altro aspetto normativo. In quel pronunciamento, però, la corte “ha sancito che la mancanza di criteri, obiettivi e trasparenti, nella scelta dei beneficiari dei contributi o nella programmazione e pianificazione degli interventi di sostegno risulta in contrasto con l’articolo 3 della Costituzione, non essendo rispettato il principio di eguaglianza nel suo significato di parità di trattamento”.
“Inoltre – prosegue la lettera – la Consulta ha osservato che per le leggi a contenuto provvedimentale il legislatore deve applicare con particolare rigore il canone della ragionevolezza, affinché il ricordo a detto tipo di provvedimento non si risolva in una modalità per aggirare i principi di eguaglianza e imparzialità, fino a violare l’eguaglianza tra i cittadini”.
Si tratta di leggi regionali ma non c’è una impugnativa
In questa seconda parte del dispositivo viene chiarito, comunque, che la disposizione è legislativa e dunque l’evidenza pubblica dovrebbe essere esclusa a prescindere. “Tenuto conto che il legislatore regionale ha adottato norme a carattere provvedimentale senza esplicitare i criteri utilizzati per la scelta dei beneficiari degli interventi finanziati”, il Mef rinvia al Dipartimento per gli affari regionali “la valutazione sulla sussistenza dei presupposti per porre l’impugnativa innanzi la Corte costituzionale delle disposizioni in esame per violazione dell’articolo 3 della Costituzione”. Allo stato, dunque, non c’è alcuna impugnativa.
La Finanziaria
La manovra di stabilità regionale è stata pubblicata nella Gazzetta ufficiale della Regione siciliana il 30 gennaio, per cui i 60 giorni per l’eventuale impugnativa di norme scadono il primo aprile, considerato che di mezzo c’è febbraio che conta 28 giorni. Una impugnativa sarebbe una beffa più che un “pesce d’aprile”
La Vardera già gongola
Gongola il deputato regionale e leader di Controcorrente, Ismaele La Vardera che proprio oggi, ospite di Talk Sicilia, aveva attaccato questo modo di procedere “Una notizia che non fa altro che dimostrare che avevo ragione. Ho deciso di non partecipare alla spartizione dei pani e dei pesci nell’ultima finanziaria. Finanziarie che nella storia hanno anche visto un deputato regionale dare dei soldi all’associazione che faceva riferimento a sua madre. Questo mi ha portato a dire di no e a rinunciare la quota di 1 milione di euro.
Questo sistema va cambiato ed il fatto che il Mef ha congelato ben 50 milioni dovrebbe far riflettere tutti i miei colleghi. Una prassi che non è normale e che vede tutti i deputati coinvolti, dalla maggioranza all’opposizione: spero che il ministero impugni queste mancette, attivando anche la procura se è il caso”.
Fonte: www.blogsicilia.it

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