Dal sito www.faicisl.it
12 Ottobre 2024
“Il lavoro agroalimentare e ambientale è una leva determinante per creare nuova e buona occupazione, prendendoci cura del nostro patrimonio agroambientale e paesaggistico, con tutta una serie di settori che si tengono fra loro e fanno la vera ricchezza distintiva del nostro Paese. Ripopolare le aree rurali e in abbandono è possibile solo se diamo priorità alle filiere agroalimentari, alle comunità green, a una gestione innovativa del patrimonio forestale e al mantenimento e sviluppo delle attività agrosilvopastorali, anche nell’ottica di una politica di contrasto alla crisi climatica, il guaio è che nel nostro Paese prosegue l’abbandono dei boschi e il dimezzamento dei lavoratori forestali, con evidenti risultati negativi in termini di presidio e cura del territorio”.
Lo ha detto il Segretario Generale della Fai-Cisl Onofrio Rota intervenendo a Treia al Festival Soft Economy della Fondazione Symbola al panel conclusivo da titolo “Ritorno al territorio: neopopolare per rigenerare”.
“I dati Istat – ha aggiunto il sindacalista – prospettano un calo demografico generalizzato fino al 2031 cui si aggiunge una riduzione degli abitanti nelle zone rurali del 5,5%, passando da 10,1 milioni di residenti a 9,5 milioni: è un’emorragia demografica che va arrestata con politiche lungimiranti di rigenerazione territoriale e rendendo più attrattive le aree interne, ma per farlo è fondamentale innalzare il valore delle filiere per attrarre imprese e lavoro soprattutto per giovani, donne e migranti”.
“La ricerca ‘Made in Immigritaly’ commissionata dalla Fai-Cisl e realizzata da Confronti con le Università Sapienza di Roma e Statale di Milano – ha concluso Rota – dimostra un trend chiarissimo: il contributo dei lavoratori stranieri nelle filiere agroalimentari e ambientali è fondamentale da diversi anni e sta sostenendo anche dinamiche importanti di rigenerazione territoriale e demografica, a conferma del fatto che riuscire a governare l'immigrazione favorendo inclusione, legalità, crescita umana e professionale, vuol dire sostenere il tessuto socioeconomico e produttivo del Paese. La sfida prioritaria adesso è valorizzare il capitale umano investendo coerentemente sulle politiche attive e sulla formazione delle competenze, anche per rispondere adeguatamente alla domanda di manodopera emergente nelle filiere agroalimentare e nei green jobs, dove le innovazioni tecnologiche e le nuove frontiere dell’economia circolare e della sostenibilità stanno ridisegnando il mondo produttivo e del lavoro”.
Fonte: www.faicisl.it
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