Dal sito www.buttanissima.it
Pare che i deputati debbano rinunciare (a malincuore) alle mancette per organizzare le feste di paese e restaurare gli organi delle chiese; ma anche la prossima manovrina – la quarta del 2024 – rischia di dover fare i conti con misure d’emergenza che, giorno dopo giorno, si manifestano agli occhi di Schifani e dei suoi gabelloti. La prerogativa del presidente della Regione, per smantellare le critiche delle ultime ore, è rifornire il capitolo del caro-voli con 6 milioni di euro che permettano di erogare i rimborsi a tutti i siciliani che prenderanno un aereo fino al 31 dicembre. Attualmente le risorse sono finite, come recita il sito di Sicilia PEI (dove si fa richiesta di rimborso), anche se l’assessore Alessandro Aricò proprio non sopporta di dover incassare una magra figura: così, con uno scatto da grimpeur, ha annunciato che “sono stati firmati i decreti per i rimborsi per il caro-voli presentati fino al 31 agosto per circa 3 milioni di euro”. E ha aggiunto: “Tutte le polemiche e gli allarmi lanciati in queste ore sono assolutamente falsi e dannosi”.
Non è proprio così, giacché lo stesso Schifani, ventiquattr’ore prima, aveva annunciato di voler inserire nella manovrina 6 milioni per dare copertura a una misura che ha già esaudito le richieste di oltre un milione di persone, ma che tuttavia non era dotata di un’adeguata copertura finanziaria: i 33 milioni messi a disposizione nel 2024, frutto di un co-finanziamento statale, non sono bastati. Undici sono stati impegnati a titolo di rimborso, la maggior parte della cifra è finita direttamente nelle casse delle due compagnie aeree che hanno aderito alla manifestazione d’interesse, praticando lo sconto del 25 per cento al momento della prenotazione: cioè Aeroitalia e Ita Airways. La coperta resta comunque troppo corta. Sarà il parlamento a gestire la patata bollente, anche perché è intenzione del governo continuare a contrastare gli azzardi delle compagnie aeree che impongono tariffe fuori da ogni logica. Specie sotto le feste. Prima di Natale dovrebbe arrivare all’esame dell’Ars pure la Legge di Stabilità 2025, e in questo contesto dovrebbero trovare altri soldi.
Ma prima c’è la manovrina. Che prevede, nell’ordine: 25 milioni per finanziare progetti di sviluppo, 10 milioni per la rete idrica di Agrigento, una trentina per il rinnovo dei contratti dei regionali. Far quadrare i conti sarà complicato e attorno alla “negoziazione” potrebbero nascere nuovi problemi per Schifani & Co. Che dovranno guardarsi le spalle da altre contingenze delicate: ad esempio la crisi dell’Ast. L’Azienda Siciliana dei Trasporti è stata “momentaneamente” sgravata da una multa salatissima per la mancata effettuazione delle corse (1.500 euro di sanzione a tratta) grazie al subentro dei privati. Ma è chiaro che prima o poi la situazione dovrà essere affrontata.
Magari prima dell’aggiudicazione della gara per il trasporto pubblico extraurbano (valore di mercato: 883 milioni): ad Ast dovrebbero rimanere le corse meno remunerative, anche se l’azienda ha dato dimostrazione di non poter (e saper) gestire neppure il minimo sindacale. Già troppe volte è stata ricapitalizzata senza costrutto. “Non solo Schifani e i suoi compagni politici di merenda si sono svenduti l’azienda di trasporto pubblico regionale, ma il servizio di mobilità non viene nemmeno garantito”, è l’attacco di Cateno De Luca. “Sud Chiama Nord segnala di aver già richiesto chiarimenti riguardo al pagamento che sarebbe imposto dai privati che stanno sostituendo le corse di Ast, nonostante molti utenti avessero già acquistato regolarmente un abbonamento. Stanno completando l’ultimo affare politico nella triste storia dei servizi pubblici essenziali: privatizzare gli utili e socializzare i costi del trasporto pubblico locale”.
A tenere col fiato sospeso il governo è anche l’ultima vicenda che riguarda i Forestali. Ovverosia un decreto di Palazzo Chigi che obbliga la Regione a indennizzare gli operai utilizzati troppo a lungo con un contratto a termine. Come raccontava il Giornale di Sicilia qualche giorno fa, potrebbe abbattersi su Palazzo d’Orleans una scure da 800 milioni. Il provvedimento, infatti, prevede che per risarcire gli oltre 16 mila stagionali si possa erogare da un minimo di 4 a un massimo di 24 mensilità: la cifra dipenderà dal numero di anni da precario che ciascuno ha svolto. Ma la maggior parte dei Forestali è lì da vent’anni. I sindacati hanno quantificato la cifra di 50 mila euro a testa: sarebbe un bagno di sangue. E una beffa terribile, giacché l’ex assessore Sammartino aveva avviato un percorso di riforma per giungere alla loro stabilizzazione. Il percorso s’è interrotto da quando Sammartino s’è dimesso in seguito alle note vicende giudiziarie, lasciando campo a tre mesi di interim per Schifani. Il nuovo assessore all’Agricoltura, Salvatore Barbagallo, cercherà la quadra. Ma questa cifra, per il suo impatto, potrebbe essere dannosa quanto un altro disavanzo. Quello storico, da quasi 2 miliardi, continuerà a gravare sul bilancio regionale ogni anno fino al 2029.
L’elenco delle spese non si esaurisce qui. Anche nel corso dell’ultimo (e unico) vertice di maggioranza i partiti hanno alzato l’asticella delle pretese. E persino dalla nota affidata al portavoce di Palazzo d’Orleans emerge un quadro pretenzioso: dall’incremento delle risorse contro il “caro-voli” all’attenzione ai giovani siciliani con misure a sostegno degli universitari, da un “piano-casa” per prestiti a zero interessi per la ristrutturazione di case ed efficientamento energetico per le giovani coppie nei centri storici al rilancio della Società interporto, al sostegno per il comparto agricolo.
Ed è proprio sull’agricoltura – in questi giorni esaltata a Siracusa con la manifestazione del G7 voluta da Lollobrigida – che ha deciso di puntare i piedi la Democrazia Cristiana di Cuffaro, lanciando un avvertimento al governatore: “La prossima manovra finanziaria deve prevedere somme per l’agricoltura – ha detto il capogruppo Pace -. È giusto che il governo regionale pianifichi interventi duraturi nel tempo, la cui realizzazione, però, richiede anni, ma è altrettanto corretto pensare all’immediato. Ritengo che, nell’attesa di programmare interventi futuri, occorre stanziare somme per piccole opere ‘tampone’ la cui realizzazione possa scongiurare che nella prossima stagione irrigua si verifichino gli stessi episodi di quest’anno, ovvero che l’acqua dei fiumi finisca in mare e gli invasi rimangano a secco”. L’unica cosa che non rimarrà a secco è il portafogli della Regione: certo, sarà difficile coniugare le pretese delle singole anime della maggioranza e fare contenti tutti. Ma sulle mancette si è sempre trovato un accordo: possibile che per le cose serie non ci si riesca?
Fonte: www.buttanissima.it
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