03 settembre 2024

FONDI UE, LA SICILIA RIMANE ANCORA FERMA AL PALO, SPESI SOLI 23 MILIONI SUI 7,8 MILIARDI PER IL 2021/27. LA COMMISSIONE EUROPEA HA INDIVIDUATO CINQUE OBIETTIVI STRATEGICI TRA I QUALI: UN’EUROPA PIÙ SOCIALE E INCLUSIVA, ATTRAVERSO L’ATTUAZIONE DEL PILASTRO EUROPEO DEI DIRITTI SOCIALI; ADATTAMENTO AI CAMBIAMENTI CLIMATICI E DELLA GESTIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI, ECC.


Dal sito qds.it

Carmelo Lazzaro Danzuso - 03 Settembre 2024

Report Mef su risorse Fesr e Fse+: le regioni del Mezzogiorno hanno effettuato pagamenti per appena lo 0,30%

PALERMO – Sui fondi europei la Sicilia continua a inseguire e se non si vuole correre il rischio di restituire a Bruxelles le somme messe a disposizione per il ciclo 2021/2027, occorre schiacciare come mai prima d’ora il piede sull’acceleratore.

A testimoniarlo sono i dati sul monitoraggio delle Politiche di coesione, resi noti dal Mef all’interno di una relazione pubblicata nel luglio scorso e aggiornata al 30 aprile di quest’anno. Come si legge sul sito del Mef, si tratta di un documento che “intende fornire una panoramica generale delle Politiche di coesione in Italia dei periodi di programmazione 2021-2027”.

Nell’ambito delle Politiche di coesione, il Sistema nazionale di monitoraggio (Snm), gestito dall’Ispettorato generale per i Rapporti finanziari con l’Unione europea (Igrue) nell’ambito del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato-Ministero dell’Economia e delle Finanze, assicura a livello centrale il monitoraggio dei Programmi cofinanziati dai Fondi comunitari, compresi i Programmi di Cooperazione territoriale, i Programmi complementari, gli interventi finanziati dal Fondo sviluppo e coesione e di quelli compresi nell’ambito della Politica agricola comune. Insomma, non esiste modo migliore per comprendere in che modo vengano effettivamente spese le risorse disponibili a livello comunitario.

I target fissati a livello comunitario
Gli obiettivi dell’Ue sono chiari: promuovere la coesione economica, sociale e territoriale, al fine di ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo delle regioni meno favorite o insulari. Per il bilancio a lungo termine dell’Ue (2021-2027), la Commissione ha individuato cinque obiettivi strategici al posto degli undici obiettivi tematici del periodo di programmazione 2014-2020: “Un’Europa più competitiva e intelligente, attraverso la promozione di una trasformazione economica intelligente e innovativa; un’Europa resiliente, più verde e a basse emissioni di carbonio, attraverso la promozione di una transizione verso un’energia pulita ed equa, di investimenti verdi e blu, dell’economia circolare, dell’adattamento ai cambiamenti climatici e della gestione e prevenzione dei rischi; un’Europa più connessa, attraverso il rafforzamento della mobilità e della connettività regionale; un’Europa più sociale e inclusiva, attraverso l’attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali; un’Europa più vicina ai cittadini, attraverso la promozione dello sviluppo sostenibile e integrato delle zone urbane, rurali e costiere e delle iniziative locali”.

L’attuazione della politica regionale 2021-2027 avviene attraverso i seguenti fondi: Fesr, Fse+, Fondo di Coesione (di cui l’Italia non è beneficiaria), Fondo per una transizione giusta (Jtf). Al sostegno della politica di coesione contribuisce inoltre il Fondo europeo per gli Affari marittimi, la Pesca e l’Acquacoltura (Feampa).

Le risorse stanziate per il nostro Paese
In Italia, le risorse finanziarie derivanti dai Fondi Fesr, Fse+, Jtf e Feampa, così come programmate nell’Accordo di partenariato, ammontano complessivamente a 75,05 miliardi di euro. Tali risorse sono gestite attraverso 49 programmi operativi di cui 11 a titolarità di Amministrazioni centrali e 38 a titolarità delle Amministrazioni regionali e delle Province autonome.

Ma a fronte di questa ingente mole di denaro, su tutto il territorio nazionale si procede a rilento. “Al 30 aprile 2024 – hanno spiegato dal Mef – rispetto alle risorse complessivamente programmate nell’ambito dei Fondi strutturali, risulta un avanzamento del 9,34% in termini di impegni e dello 1,38% in termini di pagamenti. L’importo degli impegni e dei pagamenti comprende sia la quota Ue sia la quota nazionale riferite ai programmi (impegni e pagamenti ammessi)”.

Regioni a confronto su avanzamento e pagamenti
All’interno della programmazione 2021-2027 è stato previsto di innalzare la soglia prima prevista per la categoria delle regioni cosiddette in transizione. Nell’attuale ciclo di programmazione, dunque, la classificazione delle Regioni si basa sul seguente criterio: regioni meno sviluppate con un Pil pro capite inferiore al 75% della media comunitaria (e qui rientra la Sicilia); regioni in transizione con un Pil pro capite compreso tra il 75% e il 100% della media comunitaria; regioni più sviluppate con un Pil pro capite superiore al 100 % della media comunitaria.

Per quanto riguarda quelle che sono state classificate come regioni in transizione (Abruzzo, Marche e Umbria), come evidenziato dal Mef, “rispetto al totale di risorse programmate a valere sul Fesr e sul Fse+, pari complessivamente a 2,78 miliardi di euro, risulta un avanzamento del 14,53% in termini di impegni e del 2,01% in termini di pagamenti. L’importo degli impegni e dei pagamenti comprende sia la quota Ue sia la quota nazionale riferite ai programmi (impegni e pagamenti ammessi)”.

Passando invece alle regioni più sviluppate (ovvero Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia Autonoma di Trento, Toscana, Veneto, Valle d’Aosta), su 18,9 miliardi di euro “risulta un avanzamento del 18,80% in termini di impegni e del 3,88% in termini di pagamenti”.

Meno sviluppate e ancora troppo indietro
Non si può certo parlare di risultati straordinari, soprattutto se si considera che dall’inizio della programmazione sono già passati molti anni (2021, 2022, 2023 e primi quattro mesi del 2024, facendo riferimento alla data di aggiornamento del report) ma in ogni caso si parla di cifre superiori rispetto a quelle fatte registrare dalle cosiddette regioni meno sviluppate e che quindi avrebbero, almeno sulla carta, la necessità di sfruttare al massimo tutto quello che viene dato loro per favorire lo sviluppo economico e sociale. Come certificano i dati del Mef, però, questo concetto non sembra essere stato compreso appieno: Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, sui 26,81 miliardi di euro disponibili attraverso le risorse Fesr e Fse+ risulta un avanzamento del 4,71% in termini di impegni e di appena lo 0,30% in termini di pagamenti.

Per quanto riguarda la Sicilia, parliamo complessivamente di programmi dal valore di 7,3 miliardi (di cui 5,8 relativi ai Fesr e 1,5 per i Fse+), per cui sono stati presi impegni pari a 164 milioni di euro e sono stati effettuati pagamenti per 23 milioni, ma soltanto in ambito Fse+. Ciò vuol dire, in termini percentuali, che gli impegni sono fermi al 10,7% e i pagamenti all’1,5%.

Dati che, almeno per il momento, sembrano tutt’altro che incoraggianti. Servirà dunque una rapida accelerazione per recuperare il tempo perduto ed evitare che risorse così fondamentali per tutto il Paese, ma in particolare per le zone di esso meno sviluppate dal punto di vista economico, possano essere rispedite al mittente.

Schifani: “Riprogrammazione per essere più competitivi”
PALERMO – Il messaggio è chiaro: bisogna fare bene e in fretta. E sembra averlo ormai capito anche il Governo regionale, che con il presidente Renato Schifani ha recentemente annunciato una riprogrammazione del programma Fesr 2021/2027 della Regione.

Come fatto sapere tramite una nota ufficiale, oltre 615 milioni sono stati destinati alla promozione di investimenti nelle nuove tecnologie digitali e in quelle per l’energia pulita e la sostenibilità. La Giunta regionale ha dato così il via libera alla riprogrammazione delle risorse con due nuove priorità in linea con il regolamento Step dell’Unione europea, rivolto a ridurre le dipendenze da Paesi extracomunitari in settori strategici. La rimodulazione riguarda le risorse interamente a carico dell’Ue, senza toccare la quota di cofinanziamento nazionale. Nel complesso, comunque, il Fesr Sicilia non subirà modifiche nella dotazione complessiva che resta pari a 5,8 miliardi di euro.

Come evidenziato dalla Regione, “con la presa d’atto da parte della Giunta si completa, nei tempi previsti dal regolamento comunitario, l’iter per la presentazione del documento alla Commissione Europea che dovrà approvare la modifica, grazie ad un’apposita corsia preferenziale, entro 60 giorni.

“Con questa riprogrammazione – ha detto Schifani – poniamo la nostra terra nelle condizioni di essere sempre più un polo produttivo all’avanguardia in settori chiave per il futuro dell’Europa e dell’Italia, in linea con l’obiettivo comune di rendere autosufficiente il nostro continente in alcune filiere industriali di importanza strategica. Avvieremo a breve contatti con Confindustria nazionale per attivare da subito una sinergia focalizzata a sfruttare questa opportunità, valorizzando al massimo anche le realtà consolidate a livello regionale che hanno competenze e strutture, anche finanziarie, adeguate a sostenere investimenti innovativi in questi ambiti produttivi”.

La riprogrammazione delle risorse Fesr Sicilia 2021-2027, già vagliata dal Comitato di sorveglianza dello scorso luglio, riguarda, nello specifico, le quote di flessibilità di sei dei sette obiettivi preesistenti e l’introduzione di due nuove priorità. La prima riguarda l’azione per la promozione di investimenti per lo sviluppo e la fabbricazione delle tecnologie digitali, delle innovazioni delle tecnologie deep tech e delle biotecnologie: con un plafond di 369 milioni di euro, è rivolta a sostenere investimenti che interessino produzioni innovative nella microelettronica con il supporto della scienza e dell’ingegneria d’avanguardia, numerosi interventi che utilizzino tecnologie digitali quali l’intelligenza artificiale, il 5G, il 6G, la blockchain, il calcolo ad alte prestazioni, il cloud computing e l’edge computing e l’internet delle cose; le applicazioni tecnologiche che utilizzano sistemi biologici.

La seconda nuova priorità punta a sostenere lo sviluppo e la fabbricazione di tecnologie pulite: ha una dotazione di 246 milioni ed è rivolta alla realizzazione di interventi nelle tecnologie solari, dell’idrogeno, del biogas e del biometano sostenibili, nello stoccaggio dell’energia o del carbonio, nei combustibili alternativi sostenibili, nell’efficienza nel sistema energetico, ma anche nella depurazione e la desalinizzazione delle acque e nell’economia circolare.

Fonte: qds.it




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