22 luglio 2024

AMBIENTE. INCENDI, LO STUDIO: “NELLE AREE BOSCHIVE GESTITE IN MODO ATTIVO -50% DI DANNI”


Dal sito www.lanuovaecologia.it

19 Luglio 2024
Lo segnala una ricerca condotta da Pefc Italia. I boschi certificati hanno una probabilità nove volte inferiore di essere interessati da roghi

Anche in Italia all’inizio della stagione estiva fa seguito un veloce moltiplicarsi di incendi. La scorsa estate, tra metà giugno e metà settembre stando alle stime di Ispra i roghi hanno danneggiato quasi 75.000 ettari di territorio, di cui quasi 11.000 coperti da ecosistemi forestali.

In vista di nuovi episodi Pefc Italia (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), l’ente promotore della corretta e sostenibile gestione del patrimonio forestale, lancia un nuovo appello sulla necessità di una gestione attiva, il monitoraggio costante e azioni di prevenzione per la protezione delle aree forestali. Secondo un’analisi del Pefc Italia i danni provocati dagli incendi possono infatti diminuire del 50% nelle aree gestite, mentre i boschi certificati per la gestione forestale sostenibile hanno una probabilità di essere interessati da incendi in misura fino a 9 volte inferiore rispetto a quelli non certificati.

Sul tema si è focalizzato lo studio “Una governance attiva delle aree agro-pastorali, forestali e protette mitiga gli impatti degli incendi boschivi in Italia”. L’indagine ha analizzato 48.953 eventi di incendio in tutta Italia, per un totale di 999.482 ettari di area bruciata nel periodo di studio tra il 2007 e il 2017. I risultati suggeriscono che la governance attiva del territorio – a partire dalle politiche previste dal Programma di Sviluppo Rurale, passando per le certificazioni forestali come quella Pefc, fino ai programmi di conservazione della biodiversità come previsto ad esempio nel Programma Life – ha contribuito a costruire negli ultimi decenni in Italia paesaggi resistenti e resilienti agli incendi.

I boschi non sono utili solamente a produrre ossigeno e a mantenere l’equilibrio idrogeologico ma anche a immagazzinare CO2 che, però, viene rilasciata nel momento in cui gli alberi vanno a fuoco, insieme a grandi quantità di polveri sottili. Un’area a rischio incendio correttamente gestita è un bosco o una foresta dove vengono implementate una serie di regole e procedure preventive nei confronti del patrimonio forestale, come l’attività programmata di diradamento per limitare la quantità di materiale incendiabile e la pulizia del sottobosco e il controllo della quantità di legno morto a terra, oltre a un maggiore presidio da cui consegue una minore frequenza di incendi dolosi.

Lo studio salva-foreste “Una governance attiva delle aree agro-pastorali, forestali e protette mitiga gli impatti degli incendi boschivi in Italia” ha evidenziato come l’attività degli incendi sia fortemente influenzata dal clima caldo e secco e come l’infiammabilità del suolo sia uno dei principali fattori di impatto degli incendi nelle regioni climatiche dell’Europa meridionale. Anche l’abbandono delle aree forestali è da intendersi come uno dei fattori determinanti, perché la mancanza di gestione del territorio e l’assenza di attività umane può aumentare esponenzialmente il rischio di incendi, riducendo l’eterogeneità del paesaggio e lasciando aumentare il carico di materiale combustibile. Va inoltre considerato come, nell’area mediterranea, un taglio intensivo della foresta possa favorire la ricolonizzazione degli spazi da parte di specie erbacee e arbustive più infiammabili. La maggior parte dei servizi ecosistemici afferisce alla copertura forestale, generando una minore diffusione di incendi in presenza di attività umane ma, di fatto, aumentando le possibilità di accensione. Indubbiamente è pertanto essenziale adattare i modelli di governance a seconda delle peculiarità dei territori coinvolti per ottenere risultati efficaci e privi di effetti collaterali. Facendo un esempio, le strategie di gestione del territorio che portano risultati soddisfacenti in paesaggi caldi, secchi e infiammabili possono avere invece effetti limitati in condizioni metereologiche estreme, ormai sempre più frequenti a causa del cambiamento climatico.




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