Dal sito www.liberioltreleillusioni.it
di Emiliano Farinella 20/07/2024
L'European State of the Climate 2023 ha pubblicato un rapporto sugli incendi nelle aree osservate dai satelliti della rete Copernicus. Le immagini delle aree bruciate rivelano una realtà inquietante: a parità di fascia climatica, gli incendi seguono bordi amministrativi. Il confronto tra Portogallo e Spagna, Sicilia e Puglia, Grecia e Turchia mette in luce che la causa delle fiamme non è puramente meteoclimatica, ma connessa a diverse pratiche di amministrazione e sfruttamento del territorio. Il problema degli incendi è quindi un problema causato dall’uomo, e come tale si può combattere.
Questa osservazione ci ha spinti a richiedere a Copernicus i dati italiani degli ultimi 15 anni. Emerge un quadro chiaro e preoccupante: la Sicilia, rispetto al resto d'Italia, brucia di più, più spesso e in tutte le stagioni. Non è solo una questione di clima, ma di gestione del territorio, di intervento e soprattutto di mancanza di prevenzione.
Fenice Verde, una ONG siciliana impegnata nella lotta contro gli incendi boschivi e nella promozione di pratiche adattamento al cambiamento climatico, è in prima linea in questa battaglia. Grazie alla loro collaborazione, abbiamo potuto approfondire lo studio dei dati e scoprire dettagli inquietanti. Uno di questi è che in Sicilia gli incendi spesso scoppiano la sera, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe dagli incendi accidentali, che solitamente divampano nelle ore più calde della giornata. Di notte, proprio quando l’intervento scatta a rilento e il fuoco può propagarsi incontrollato fino all'alba, rendendo ancora più difficile la gestione delle operazioni di spegnimento.
Questi dati sollevano domande urgenti sulla gestione del territorio e sulle politiche di prevenzione degli incendi in Sicilia. La lotta contro questo flagello non può più essere rimandata. È necessario un impegno concertato, non solo delle istituzioni ma di tutta la comunità, per proteggere il nostro patrimonio naturale e garantire un futuro sostenibile.
Gli incendi boschivi rappresentano una delle piaghe più devastanti per il patrimonio naturale della Sicilia, isola meravigliosa ma costantemente minacciata da questo fenomeno distruttivo. Grazie ai dati forniti dall'European Forest Fire Information System (EFFIS), che monitora il territorio tramite il sofisticato sistema satellitare Copernicus, è possibile tracciare un quadro preciso e dettagliato dell'evoluzione e dell'impatto degli incendi in questa regione.
Questo lavoro si inserisce nell'ambito dell'analisi degli incendi boschivi in Sicilia portata avanti da Fenice Verde, una ONG siciliana impegnata nella lotta contro gli incendi boschivi e nella promozione di pratiche sostenibili per la salvaguardia del territorio. I dati raccolti coprono il lasso di tempo tra l’inizio dell’estate 2009 e l’aprile 2024 e offrono una panoramica essenziale non solo dell'estensione e della frequenza degli incendi, ma anche delle loro caratteristiche specifiche nel tempo.
È importante sottolineare che i periodi di campionamento differiscono nel tempo: dal 2009 al 2016 la rilevazione si è concentrata esclusivamente sulla stagione estiva, il periodo più critico per gli incendi. Dal 2017 in poi, invece, il monitoraggio è stato esteso a tutto l'anno, consentendo un'analisi più approfondita e completa di questo fenomeno. Queste informazioni sono cruciali per comprendere meglio le dinamiche degli incendi e per elaborare strategie efficaci di prevenzione e intervento, ma prima di addentrarsi nell’analisi è opportuno sottolineare che i satelliti utilizzati hanno una risoluzione relativamente limitata, non permettendo di visualizzare gli incendi più piccoli di 3 ettari, che vista la frattalità dell'ecosistema siciliano sono ugualmente gravi, perché possono coprire interi ecosistemi, distruggendoli per sempre. Le analisi che andremo a proporre di seguito, pur nella gravità del fenomeno che dipingono, si costituiscono come una sottostima del problema incendi in Sicilia.
15 anni di incendi in Italia: il caso Sicilia
Il dato cumulativo degli incendi in Italia nel periodo monitorato, dipinge un quadro impietoso, racconta una storia di devastazione e distruzione che colpisce particolarmente il cuore del Mezzogiorno. La Sicilia ne emerge come assediata dalle fiamme.
In figura la rappresentazione cumulativa di tutti gli incendi in Italia ald 2009 all’aprile 2024. Un punto rosso per ogni incendio rilevato. Elaborazione a cura di Fenice Verde, dati rilevati al sistema Copernicus dell'European Forest Fire Information System (EFFIS).
In figura la rappresentazione cumulativa di tutti gli incendi in Italia ald 2009 all’aprile 2024. Un punto rosso per ogni incendio rilevato. Elaborazione a cura di Fenice Verde, dati rilevati al sistema Copernicus dell'European Forest Fire Information System (EFFIS).
La mappa, con i suoi innumerevoli punti rossi, è un atto d'accusa contro l'incuria e la negligenza. La Sicilia porta il peso di questa tragedia, più di ogni altra regione e nei paragrafi seguenti entreremo nel dettaglio.
Sulle cause
Le fiamme che divorano la Sicilia sono alimentate da una miscela velenosa di negligenza umana e intenzioni malevole, il tutto aggravato dal cambiamento climatico che sta rendendo il clima ogni anno più favorevole al propagarsi degli incendi. A volte sono cause naturali, come un fulmine che, in una delle rare tempeste secche, dà il via all’incendio, ma queste sono una trascurabile parte del problema.
Più spesso, sono le mani dell'uomo a scatenare il fuoco. Nei campi, contadini imprudenti bruciano le stoppie, spesso anche in periodi in cui quest’attività è vietata, convinti che il controllo sia nelle loro mani, fino a quando il vento si alza e il fuoco prende il sopravvento. A volte sono il fuoco di un barbecue lasciato incustodito, o un mozzicone di sigaretta gettato con noncuranza, che possono trasformare un pomeriggio spensierato in un incubo di cenere e disperazione.
Ma la mano dell’uomo agisce più spesso per colpa che per dolo. Piromani che agiscono con intenti criminali, che guardano ai terreni bruciati e vedono opportunità economiche nel deserto che creano. Speculatori immobiliari che bramano nuovi sviluppi, allevatori che cercano pascoli verdi dove le leggi vietano, e individui in conflitto con le politiche di gestione del territorio.
La Sicilia brucia non solo per la sua natura selvaggia e arida, ma per le fiamme che nascono dall'interno della sua società, alimentate dall'avidità, dall'ignoranza e dall'egoismo. Combattere gli incendi significa, dunque, affrontare non solo le fiamme visibili ma anche quelle invisibili alimentate da una sottocultura di miope egoismo.
Iniziamo a osservare la durata degli incendi
L'analisi della durata degli incendi in Sicilia rivela dettagli inquietanti sulla natura e l'intensità di questi eventi distruttivi. I dati raccolti dall'European Forest Fire Information System (EFFIS) e analizzati da Fenice Verde mostrano un panorama complesso che richiede una lettura attenta e approfondita.
Dal 2009 al 2016, quando il monitoraggio si limitava ai mesi estivi, emerge una chiara stagionalità: gli incendi si sviluppano e si estinguono nel giro di poche ore, spesso in meno di un giorno. La durata media di un incendio in questo periodo è di circa 12 ore, un arco di tempo sufficiente per distruggere vaste aree di bosco e campagna, specialmente quando il vento e le condizioni climatiche giocano a favore delle fiamme.
Dal 2017, con l'estensione del monitoraggio a tutto l'anno, i dati rivelano un quadro più articolato. Gli incendi iniziano a manifestarsi anche in periodi meno tradizionali, come la primavera e l'autunno, e la loro durata può variare considerevolmente. Alcuni incendi, particolarmente quelli appiccati deliberatamente in condizioni di bassa umidità, possono durare oltre 24 ore, propagandosi inesorabilmente attraverso la vegetazione secca.
Un esempio emblematico è rappresentato dagli incendi nei boschi di sclerofille, dove la vegetazione, adattata ai climi aridi, brucia intensamente, sviluppa più energia termica e riesce a innescare anche le parti umide, arrivando pertanto a incendi più lunghi che mantengono il terreno incandescente per giorni. La durata di questi incendi è spesso prolungata dalla difficoltà di accesso per i soccorritori e dalla resistenza delle piante a estinguersi completamente.
L'analisi della durata degli incendi non è solo una questione di numeri e statistiche, ma rivela la resilienza e la vulnerabilità del territorio siciliano. Ogni incendio che dura più a lungo di un altro non è solo un indicatore di maggiore devastazione, ma anche di una risposta insufficiente, di una prevenzione che non ha funzionato, di una lotta contro il tempo che troppo spesso vede la natura e l'uomo soccombere insieme.
La durata degli incendi in Sicilia è un riflesso della complessità del fenomeno: una battaglia costante tra il fuoco e coloro che cercano di domarlo (invece di prevenirlo).
Cosa osserviamo sull’estensione
L'estensione degli incendi in Sicilia è un altro capitolo oscuro in questa storia. I dati forniti dall'European Forest Fire Information System (EFFIS), delineano un quadro allarmante dell'impatto delle fiamme sul territorio siciliano.
Negli anni dal 2009 al 2016, il monitoraggio stagionale ha rivelato che, durante i mesi estivi, gli incendi tendevano a coprire aree considerevoli. Dobbiamo rilevare che questo dato eà distorto da difetti di campionamento: i satelliti più vecchi passavano meno frequentemente ed avevano definizione più bassa non rilevando incendi più piccoli di 3 ettari, che vista la frattalità dell'ecosistema siciliano sono ugualmente gravi. Questi incendi più piccoli sono invece registrati dal Sistema informatifo forestale.
Dai dati del sistema EFFIS, sappiamo che la superficie media bruciata durante questo periodo si attestava attorno a diverse centinaia di ettari per incendio, con picchi che superavano i mille ettari nei casi più gravi. Le zone colpite erano principalmente le aree rurali e montane, dove la combinazione di vegetazione densa e accesso limitato rendeva gli incendi particolarmente difficili da controllare.
L'estensione degli incendi non è soltanto una questione di superficie bruciata. Ogni ettaro distrutto rappresenta un ecosistema devastato, una perdita di biodiversità, e depauperamento di risorse per la comunità locale. Le foreste di querce e pini, i boschi di sclerofille, le aree agricole, tutto viene inghiottito dalle fiamme, lasciando dietro di sé un deserto.
Con l'inizio del monitoraggio annuale dal 2017, il panorama degli incendi in Sicilia è diventato ancora più complesso. Gli incendi non rispettano più solo la stagionalità estiva, ma si verificano durante tutto l'anno, estendendosi anche a periodi meno tradizionali come la primavera e l'autunno. Questo cambiamento ha portato a una distribuzione più ampia e imprevedibile degli incendi, con estensioni che variano notevolmente a seconda delle condizioni climatiche e della vegetazione locale.
Un caso particolarmente emblematico è rappresentato dagli incendi nelle aree di macchia mediterranea e nei boschi di sclerofille. Queste aree, caratterizzate da una vegetazione adattata ai climi aridi, sono estremamente vulnerabili alle fiamme. Gli incendi possono propagarsi rapidamente su vasti tratti di terra, alimentati dai venti caldi e secchi che soffiano dal continente africano. La superficie bruciata in queste regioni può raggiungere dimensioni impressionanti.
Le aree più colpite e l’impatto sulle aree protette
La provincia di Palermo si distingue purtroppo come una delle aree maggiormente colpite. Le montagne circostanti, come la Riserva Naturale Orientata Monte Pellegrino sono spesso teatro di incendi che distruggono vaste aree di vegetazione preziosa. O la provincia di Trapani ove la Riserva Naturale Orientata dello Zingaro è spesso vittima di devastanti incendi. Questi incendi non solo devastano il paesaggio naturale ma minacciano anche la fauna locale, mettendo a rischio specie protette e compromettendo l'equilibrio ecologico.
Un'altra provincia particolarmente vulnerabile è quella di Messina. Le catene montuose dei Nebrodi e dei Peloritani sono spesso interessate da incendi che si propagano rapidamente, alimentati dalla densa vegetazione e dai forti venti. Queste aree sono cruciali per la biodiversità dell'isola e la loro distruzione ha conseguenze devastanti per l'intero ecosistema siciliano.
In generale le garighe, le praterie di graminacee e le aree di macchia mediterranea, presenti in molte province siciliane, sono particolarmente suscettibili agli incendi. Questi habitat, adattati ai climi aridi e caratterizzati da una vegetazione densa e facilmente infiammabile, sono spesso i primi a essere colpiti e gli ultimi a riprendersi.
Ma quel che più preoccupa è la frequente incidenza degli incendi nelle aree protette della Sicilia, come le riserve naturali e le zone soggette alla direttiva Natura 2000 dell'Unione Europea, questo rappresenta un paradosso e una seria violazione delle norme di protezione ambientale. Le cause di questo fenomeno sono molteplici e riflettono una combinazione di fattori naturali e antropici.
In primo luogo, molte di queste aree protette sono caratterizzate da una vegetazione densa e facilmente infiammabile, tipica del clima mediterraneo. Queste zone, pur essendo soggette a rigorose misure di tutela, sono inevitabilmente esposte alle stesse minacce che colpiscono altre aree non protette, come le condizioni climatiche estreme, con estati calde e secche, e la presenza di venti forti che possono propagare rapidamente le fiamme.
Tuttavia, è l'intervento umano che gioca un ruolo cruciale. L'inefficacia delle misure di prevenzione e controllo degli incendi, spesso dovuta a carenze organizzative e di risorse, lascia queste aree vulnerabili. La sorveglianza insufficiente, la manutenzione inadeguata dei boschi e delle aree circostanti, e la mancanza di campagne di sensibilizzazione efficaci contribuiscono a creare un ambiente in cui gli incendi possono facilmente svilupparsi e propagarsi.
La direttiva Natura 2000 dell'Unione Europea mira a garantire la conservazione a lungo termine delle specie e degli habitat più minacciati e preziosi d'Europa. La sua applicazione dovrebbe garantire una protezione rigorosa delle aree designate. Tuttavia, la frequente incidenza di incendi nelle aree Natura 2000 in Sicilia evidenzia una grave carenza nell'attuazione di queste normative da parte delle autorità regionali. La Regione Siciliana, responsabile della gestione e protezione di queste aree, sembra spesso incapace di applicare efficacemente le misure di conservazione richieste. Può questa inadeguatezza configurarsi come una violazione delle norme stabilite dalla direttiva Natura 2000, comportando potenziali sanzioni da parte dell'Unione Europea? La mancata protezione di queste aree non solo mette a rischio la biodiversità e gli ecosistemi locali, ma rappresenta anche un fallimento nel rispettare gli impegni internazionali presi per la tutela dell'ambiente.
Da quando è attivo il monitoraggio lungo tutto l’anno, il territorio protetto da Natura 2000 in Sicilia andato in fumo, è aumentato ogni anno, con una superfice protetta da Natura 2000 tra il 10 e il 25% della superfice totale percorsa da fuochi.
In figura elaborazione a cura di Fenice Verde dei dati sugli incendi rilevati al sistema Copernicus dell'European Forest Fire Information System (EFFIS).
Esiste un’anomalia siciliana?
Il numero di incendi in Sicilia rappresenta un caso eccezionale nel contesto italiano. Analizzando i dati dal 2009 al 2023 (l’ultimo anno per cui sono disponibili i dati per l’intera stagione estiva), emerge chiaramente che la Sicilia è una delle regioni più colpite dagli incendi, con un numero significativamente maggiore rispetto ad altre regioni.
Durante il periodo dal 2009 al 2016, quando il monitoraggio era limitato ai mesi estivi, la Sicilia ha registrato un numero consistente di incendi ogni anno. A partire dal 2017, con l'estensione del monitoraggio a tutto l'anno, i numeri degli incendi in Sicilia sono ulteriormente aumentati. Nel 2019, la Sicilia ha registrato 212 incendi, un numero che è più che raddoppiato nel 2020, con 499 incendi, e ha continuato a crescere fino a 523 nel 2021 e poi 562 nel 2022. Nel 2023, il numero di incendi ha raggiunto un allarmante totale di 653.
Il dato pone la Sicilia ben al di sopra di tutte le altre regioni italiane per numero di incendi, sia in termini assoluti che anno per anno.
In figura elaborazione a cura di Fenice Verde dei dati sugli incendi rilevati al sistema Copernicus dell'European Forest Fire Information System (EFFIS).
L’orario di innesco e la correlazione con la durata
L’analisi degli orari di innesco porta a risultati inquietanti. In figura il grafico degli orari di innesco degli incendi in Sicilia, rappresentato in rosso, rivela delle peculiarità che meritano una riflessione. È evidente un picco significativo degli incendi tra le 10:00 e le 14:00, un periodo in cui le condizioni climatiche come la temperatura e la bassa umidità sono ideali per la propagazione delle fiamme. Questo dato è in linea con le aspettative e non sorprende.
In figura elaborazione a cura di Fenice Verde dei dati sugli incendi rilevati al sistema Copernicus dell'European Forest Fire Information System (EFFIS).
Tuttavia, ciò che colpisce di più sono i picchi anomali notturni tra mezzanotte e le 02:00 e alle 20:00. Questi picchi sollevano interrogativi inquietanti. L'innesco di incendi nelle ore notturne, in particolare, appare estremamente sospetto. È difficile attribuirlo a cause naturali o accidentali, suggerendo piuttosto un'azione deliberata. Il fuoco che scoppia nel cuore della notte non solo coglie di sorpresa, ma sfrutta il buio e la minore presenza di personale di sorveglianza per diffondersi più rapidamente prima che vengano intraprese misure di contenimento.
Il più subdolo è il picco delle 20:00. Questo orario sembra studiato per mettere in difficoltà gli organismi di intervento che si trovano alla fine del turno. I vigili del fuoco e le squadre antincendio, dopo una giornata di lavoro estenuante, sono costretti a rimanere in servizio oltre il previsto, spesso con risorse e personale ridotti. Questa strategia sembra calcolata per massimizzare il danno e mettere alla prova la resistenza delle squadre di emergenza. Gli incendi innescati al di fuori degli orari usuali di presidio del territorio sono devastanti, mancando un intervento tempestivo nelle prime fasi dell’incendio, esso raggiungerà presto quelle dimensioni oltre le quali domare l’incendio risultarà estremamente difficoltoso. In media, infatti, gli incendi più duraturi e difficili da domare sono quelli innescati tra le 20:00 e le 21:00, con una media del 50% superiore agli incendi con innesco nel picco a metà giornata.
Questi dati suggeriscono un livello di premeditazione che va oltre la semplice negligenza. Gli incendi appiccati in questi orari indicano una volontà deliberata di causare il massimo danno possibile, sfruttando le vulnerabilità operative e logistiche delle squadre di intervento. È un chiaro segnale di quanto possa essere sofisticata e maliziosa la mano dietro molti di questi roghi.
La Sicilia, con i suoi picchi anomali di innesco, evidenzia non solo un problema di natura ambientale e climatica, ma anche un grave problema criminale.
Il rapporto Europeo sullo stato del Clima e l’anomalia siciliana
Il Rapporto Europeo sullo stato del Clima 2023 dipinge un quadro drammatico ma illuminante delle zone più colpite dagli incendi. In questo contesto, la Sicilia emerge come una delle regioni maggiormente devastate, con una densità di incendi notevolmente superiore rispetto ad altre aree geograficamente e climaticamente simili.
È vero che il clima mediterraneo, con le sue estati calde e secche, predispone naturalmente la Sicilia a un rischio elevato di incendi. Tuttavia, questa spiegazione da sola non basta a giustificare l'eccezionale frequenza e intensità degli incendi rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno italiano, regioni come il Sud della Spagna, assimilabili regioni in Turchia o l’isola di Creta, che condividono condizioni climatiche analoghe. La differenza sostanziale risiede nella gestione del territorio, nelle pratiche di prevenzione e nell'efficienza delle amministrazioni locali.
La Sicilia soffre di una gestione del territorio spesso inadeguata e frammentaria. La mancanza di una manutenzione regolare delle aree boschive e rurali, l'assenza di campagne di sensibilizzazione efficaci e il controllo limitato sulle pratiche agropastorali che utilizzano il fuoco sono fattori che contribuiscono all'alto numero di incendi. A questo si aggiunge una certa inefficacia delle misure preventive, dovuta in parte a risorse limitate e in parte a una burocrazia che rallenta l'implementazione di strategie di protezione ambientale.
Inoltre, la Sicilia è afflitta da un problema endemico di incendi dolosi. La speculazione edilizia, i conflitti di interesse legati all'uso del suolo e atti deliberati di vandalismo o protesta giocano un ruolo significativo nel numero elevato di roghi. Questi incendi non solo devastano il territorio ma rappresentano un atto criminale contro la comunità e l'ambiente.
La mappa mostra chiaramente che le regioni meridionali della Spagna, pur essendo anch'esse vulnerabili, hanno una minore incidenza di incendi grazie a politiche più rigorose e a una maggiore attenzione alla gestione del territorio. La stessa Turchia, sebbene con un rischio elevato, presenta un quadro meno critico rispetto alla Sicilia, indicando che l'amministrazione e la prevenzione fanno la differenza. Interessante anche la differenza tra Spagna e Portogallo, nel rapporto europeo sulle aree bruciate nel 2023, le aree colpite da incendi nella penisola iberica sembrano disegnare i confini amministrativi tra Portogallo e Spagna, indicando che l'amministrazione dei territori è un punto chiave nella lotta agli incendi.
Conclusioni
La Sicilia si trova in una posizione unica ma sfortunata nella lotta contro gli incendi. La combinazione di un clima propenso alle fiamme, una gestione del territorio carente e una prevenzione inadeguata rende questa regione particolarmente vulnerabile. Tuttavia, non è solo una questione di clima: è una sfida sociale, economica e politica. La strada per ridurre l'incidenza degli incendi passa attraverso una gestione territoriale più attenta, una prevenzione più efficace e una lotta decisa contro le cause dolose. Solo con un impegno concertato delle autorità locali, delle comunità e delle organizzazioni ambientaliste, come Fenice Verde, si potrà sperare di proteggere il patrimonio naturale della Sicilia e garantire un futuro più sicuro e sostenibile per tutti i suoi abitanti.
Approfondimenti
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