20 marzo 2024

DA CATANIA A TRAPANI


di Antonino Lomonaco
Lti di Linguaglossa (CT)

Spesso vengono presentati i valorosi interventi aerei o gli automezzi antincendio come se fossero i componenti più importanti di questa particolare attività. Fra l'altro, i nuovi automezzi che quest'anno verranno consegnati alle squadre siciliane sono tanto distanti da una vera adeguatezza riguardo ai territori su cui dovrebbero muoversi quanto lo è un mezzo pensato per percorrere strade asfalttate ma che, invece, deve poi inerpicarsi su stradine di montagna o, addirittura, del tutto sui fuori strada.
In effetti i componenti più importanti dell'antincendio boschivo sono proprio gli addetti allo spegnimento, senza di cui quei mezzi neanche si muoverebbero. Operai che nei decenni del loro impegno hanno maturato, in Sicilia, una importante esperienza, dimostrando, pur con tutti i limiti umani e le difficoltà poste dalle diverse amministrazioni che si sono avvicendate in regione, di essere fra i migliori esponenti AL MONDO nella attività di repressione degli incendi boschivi.
Questa considerazione non viene fatta per boria di parte ma nasce dalla semplice costatazione che, pur con le alte temperature estive della nostra latitudine, il tipo di vegetazione e la grande incidenza di inneschi, in Sicilia mai un incendio boschivo è durato mesi come in altri contesti. 
Questo non è mai successo, appunto, non perchè (come dice qualche sprovveduto che non conosce il territorio della nostra terra) mancherebbe una continuità boschiva, dal momento che da Messina fino a Palermo, dai Peloritani alle Madonie, vi è una continuità boschiva, così come sui monti Sicani, sul massiccio Ibleo o quello Etneo (senza considerare la stessa peculiarità orografica dell'intera nostra terra, la quale è fra le più difficili d'Italia).
Questo non è mai successo perchè, replico, pur con tanti difetti, siamo stati fra le squadre migliori al mondo in questa attività pericolosa. Eppure la miopia politica ci sta facendo estinguere, dando credito a quelle dicerie di pennivendoli che ci indicavano come nullafacenti ed, invero, abbiamo avuto tanti morti fra di noi ed ancor di più infortuni mai dichiarati perchè, altrimenti, si perdevano giornate e paghe. 
La nostra esperienza, ormai, sta andando a perdersi, come se non fossimo mai stati utili, come se si potesse fare a meno di noi. Purtroppo non è così, vista la mancanza di rispetto verso la natura che la gran parte della gente continua ad avere (che è, infine, mancanza di rispetto verso la nostra stessa qualità di vita). Le nostre squadre sono più che dimezzate di numero e composte da anziani, i quali oggi (o, meglio, ieri!) avrebbero dovuto formare nuova leve giovanili, capaci di affrontare le fatiche immani ed i numerosi pericoli che comporta, ogni volta, uno spegnimento.
Certo, va riconosciuto, ai volontari della protezione civile, i quali  svolgono una funzione di supporto nell'ambito dell'antincendio boschivo, una grande buona volontà. Tuttavia, per la quantità degli interventi, nei mesi più impegnativi servono squadre professionali sempre pronte, impegnate in modo continuativo: non che mettano a disposizione soltanto il proprio tempo libero. Mentre, per quanto riguarda i Vigili del fuoco, sappiamo bene che la loro missione principale è l'azione di intervento a salvaguardia dei luoghi antropizzati, ed è proprio per questo, poi, che evitano di inoltrarsi dentro le aree boscate o sui monti. 
A spegnere gli incendi boschivi, in definitiva, in questi anni, siamo stati noi operai forestali! E, pur con le difficoltà aumentate, dovute alla significativa riduzione del numero dei nostri addetti ed ai dati anagrafici che ineluttabilmente ci pesano addosso, per qualche anno ci saremo ancora, davanti alle fiamme, a bonificare sotto i bombardamenti aerei e a guidare automezzi finanche impropri. 
Temo però, con rammarico, che presto, proprio per la scomparsa di queste nostre squadre, e dell'intera organizzazione antincendio della Forestale regionale, così come già succede in California, in Canada, in Grecia ecc. , un incendio che inizierà a Catania finirà per spegnersi a Trapani.

Antonino Lomonaco



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