12 gennaio 2024

INCENDI, LA SICILIA ‘DOPPIA’ IL RESTO D’ITALIA: NEL 2023 IN FIAMME OLTRE 51 MILA ETTARI


Dal sito focusicilia.it

Di Valerio Musumeci - 10 Gennaio 2024
Infuria la querelle tra la Sicilia e il Governo centrale sulla dichiarazione dello stato d'emergenza per gli incendi dell'estate 2023. A bruciare in Sicilia oltre il doppio della superfice andata in fumo in tutto il resto del Paese. A essere colpiti soprattutto terreni agricoli e boschi

In Sicilia, nell’estate 2023, gli incendi hanno divorato più di 51 mila ettari, per lo più campi coltivati. Una superfice più che doppia rispetto a tutte le altre regioni italiane messe insieme, che complessivamente hanno sacrificato alle fiamme poco più di 23 mila ettari. A parlare, in attesa che il Dipartimento nazionale della Protezione civile riesamini la richiesta di stato d’emergenza dopo il primo rifiuto di pochi giorni fa, sono i dati dell’ultimo Rapporto sugli incendi boschivi realizzato dall’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Come detto, l’Isola “risulta la regione con la maggior superficie percorsa da incendi sia come area totale, con 51.397 ettari, che come area a copertura esclusivamente forestale, con 7.192 ettari”. A soffrire di più è la provincia di Palermo, “che da sola rappresenta circa un terzo del totale nazionale delle superfici forestali percorse da incendio (3.174 ettari), poi Messina (1.066 ettari) e Siracusa (995 ettari)”. Le fiamme non hanno risparmiato il resto del territorio. Gli incendi infatti “sono stati registrati in tutte le province“.


Il riepilogo dei dati degli incendi per Regione, con il dettaglio dei terreni. SCL indica “specie arboree e arbustive”, TRAN i territori di transizione “con copertura non omogena”, ALTN le superfici verdi “non agricole”, AGR le coltivazioni agricole, ART le costruzioni artificiali, ALT altre tipologie non incluse nelle precedenti, FOR le foreste.



Sicilia, 20 mila ettari di campi in fumo

Quella degli incendi in Sicilia non è affatto una novità. Secondo una relazione della Commissione regionale antimafia, nel 2021 i roghi furono più di ottomila, una media di 135 al giorno. E negli anni successivi le cose non sono andate molto meglio. Dei 51 mila ettari bruciati in Sicilia nel 2023 la fetta maggiore, oltre 20 mila ettari, è rappresentata dai terreni agricoli. Un duro colpo per l’economia dell’Isola, con danni stimati dalla Protezione civile in decine di milioni. Ci sono poi oltre 12 mila ettari di territorio di “transizione”, cioè con copertura non omogenea delle specie arboree e arbustive, e circa novemila ettari di “specie arboree e arbustive”. Per quanto riguarda i boschi, in Sicilia sono andati in fumo oltre settemila ettari. Anche in questo caso, circa il doppio dei 3.700 delle altre regioni italiane messe insieme. Come detto la provincia più colpita è Palermo (3.174 ettari), seguita da Messina (1.066) e Siracusa (995). Staccate Enna (511 ettari), Trapani (461), Catania (400), Caltanissetta (336) e Agrigento (229). Il report non fornisce i dati di Ragusa.





Incendi, il Mezzogiorno paga più di tutti

Se la Sicilia piange, il resto d’Italia non ride. In particolare il Mezzogiorno, che si conferma particolarmente vulnerabile ai roghi. I danni maggiori si riscontrano in Calabria (13 mila ettari), Puglia (2.287), Sardegna (2.245) e Campania (1.490). “Le regioni principalmente colpite sono Sicilia e Calabria, all’interno delle quali ricade quasi l’85 per cento della superficie forestale bruciata a livello nazionale”, si legge nel documento. Decisamente più contenuti i numeri degli altri territori. Nel Centro Italia “solo Lazio (1.708 ettari) Abruzzo (428) e Toscana (127) hanno porzioni di superficie boschiva bruciata”. Per quanto riguarda il Nord, infine, “troviamo solo Liguria (592 ettari), Valle d’Aosta (108) e Piemonte (21)”. Calendario alla mano, le fiamme sono divampate per lo più a fine luglio. Dal 18 al 27 di questo mese, infatti, “sono bruciati più di 50 mila ettari, il 68 per cento di tutta la superfice percorsa da incendi durante l’intera stagione 2023″, annotano gli esperti.





Impatto significativo del clima sui roghi

I numeri, precisano dall’Ispra, sono provvisori “nelle more della pubblicazione definitiva dei dati ufficiali da parte del Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell’Arma dei carabinieri e i Corpi forestali delle regioni a statuto speciale“. Alcune evidenze tuttavia emergono. Il problema dei roghi, per esempio, è aggravato dalle particolari condizioni climatiche. È il caso della Sicilia, dove “le condizioni favorevoli per lo sviluppo di incendi possono facilmente prolungarsi fino ed oltre il mese di ottobre“. Ben più in là della convenzionale “stagione”, che va dal 15 giugno al 30 settembre. Anche nel resto d’Italia, precisano i tecnici dell’Istituto, tale periodo può variare. Per esempio “in Liguria e Sardegna, nel periodo di fine inverno si possono associare periodi di siccità pregressa e forte vento“, fattori di pericolo. Di solito però nella stagione degli incendi “sono inclusi i mesi estivi”, e solo occasionalmente “i mesi di marzo e ottobre“.





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