Dal sito gds.it
Le cause dolose pesano il 78%, quelle dubbie in buona parte riconducibili a quelle dolose il 20%, altre cause 2%
11 DICEMBRE 2023
Non c’è estate in Sicilia senza incendi, divenuti un fatto di ordinaria normalità in quanto hanno del tutto perduto la loro connotazione di evento eccezionale. Solo quest’anno sono andati in fumo 50mila ettari di macchia mediterranea. Inevitabile che il Wwf prendesse parola attraverso un dossier che mette nero su bianco la situazione, chiarendo le responsabilità di chi avrebbe dovuto intervenire da tempo e, nonostante tutto, ha continuato e continua a sottovalutare le conseguenze.
«In una giornata con vento di scirocco e temperature elevate – si apre così il dossier dal titolo «Sicilia: Incendi vs Forestazione» - sappiamo già che il rombo che sentiamo sulle nostre teste è quello dei Canadair. E anche se tutto brucia, per le istituzioni regionali «il fuoco non brucia e le foreste crescono prosperose».
Un’analisi, quella di Wwf, che mette in evidenza il ruolo determinante della politica siciliana, vecchia nuova e di tutti i colori, che ha sostituito progressivamente la funzione sociale/ambientale dei rimboschimenti del secondo dopoguerra, con la funzione clientelare/assistenziale del sistema antincendio.
«Noi non ce la prendiamo con Regione tout court – afferma Pietro Ciulla, delegato del Wwf Italia per la Regione Sicilia – ma al momento è l’unico nostro interlocutore. Crediamo che quanto stia accadendo sia la conseguenza di anni di gravi errori della nostra politica che sono sotto gli occhi di tutti». Chi appicca il fuoco ha il suo livello di responsabilità, non ci sono dubbi, ma è comunque una responsabilità che possiamo definire secondaria perché l’incendio dimostrativo inarrestabile fa parte di una perfetta pianificazione da parte di un sistema.
«La responsabilità primaria ricade sulla politica siciliana – sottolinea il Wwf - che, da decenni, ha consentito che il sistema antincendio prosperasse, senza avere il coraggio e la capacità di cambiare e di abbandonare i suoi dannosi meccanismi clientelari e assistenziali. Dobbiamo avere ben chiaro che, se la politica non scioglierà i suoi ormai vecchi nodi, gli incendi dimostrativi continueranno a devastare i nostri boschi trascurati e indifesi».
Denso, ricco di analisi e considerazioni questo importante rapporto, capace di andare dritto al punto, fornendo dati e tabelle, ma partendo anche dalla storia dei rimboschimenti in Sicilia per spiegare che vuol dire cambiamento climatico secondo l’obiettivo di forestazione della Comunità Europea; spiegando, per esempio, la funzione degli inventari forestali e le anomalie siciliane, ma anche cosa vuol dire oggi «sistema antincendio siciliano».
Con la certezza che gli incendi sono la leva per movimentare ingenti risorse economiche a danno della forestazione. «La Sicilia è ultima per copertura forestale – leggiamo ancora nel dossier -, ma è prima per le superfici coperte dal fuoco. Il «sistema antincendio boschivo» è diventato una ghiotta opportunità per utilizzare, in un continuo clima emergenziale, ingenti risorse economiche, portatrici di tutele clientelari, sprechi e assistenzialismo, senza alcuna programmazione e controllo. I danni causati da questo sistema sono incalcolabili e non si limitano solo a quelli dell’incendio. La mancanza di interventi di forestazione, per la carenza di risorse economiche appannaggio dell’antincendio, ha depauperato il patrimonio forestale che non è così riuscito a far crescere la sua funzione ambientale e sociale.
Il Corpo Forestale dello Stato ha condotto un’indagine approfondita sulle cause principali degli incendi boschivi. Si sono considerate cinque categorie di cause: dolose, dubbie, naturali, accidentali e colpose. Le cause dolose pesano il 78%, quelle dubbie in buona parte riconducibili a quelle dolose il 20%, altre cause 2%.
Nella foto da sinistra Gianni Enea, Marcella Rizzo, Pietro Ciulla, Lino Campanella, Francesca Cirrincione, Giorgio De Simone e Mimmo Valenti
Fonte: gds.it
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