02 novembre 2023

INCENDI, ANCORA ROGHI NEL “PONTE DEI MORTI”. PROTEZIONE CIVILE IN LOTTA COL NEMICO INVISIBILE


Dalle attività di prevenzione ai canadair, quanto costa e come funziona la macchina dei soccorsi

Dal sito qds.it

Roberto Greco e Sonia Sabatino - 01 Novembre 2023
PALERMO – Nemmeno il “Ponte dei Morti” ha dato tregua alla Sicilia dagli incendi. Lunedì è scoppiato un vasto rogo a Piraino, in provincia di Messina, dove le fiamme hanno divorato ettari di vegetazione in contrada Salinà e Manaci, lambendo anche alcune case. Dal messinese al palermitano la musica non cambia: sempre il 30 ottobre il fuoco – spinto dal vento di scirocco – è arrivato a un pelo dalle abitazioni di Casteldaccia, con gli abitanti costretti a fuggire gambe levate dalle proprie case. Fiamme che negli ultimi giorni hanno interassato anche Altavilla, Piana degli Albanesi, Montelepre e Marineo. Un autunno caldo, anzi di fuoco, quello che sta attraversando l’Isola, complice il cambiamento climatico, anche se la mano che innesca la distruzione è sempre umana. O meglio, criminale.

Secondo i dati dell’European forest fire information system (Effis), durante l’estate in Sicilia sono andati in fumo oltre 60 mila ettari, uno dei dati peggiori degli ultimi anni e che si ferma alla fine di luglio: non tiene conto infatti degli ulteriori roghi divampati nell’Isola tra settembre e ottobre. Soltanto nel comune di Palermo sono bruciati 4.314 ettari, il dato più alto da quando sono iniziati i rilevamenti, cioè dal 2008: quasi il 3 per cento del territorio comunale. In provincia di Palermo sono morte cinque persone e le fiamme hanno ucciso animali, distrutto fienili, stalle, case, auto, linee elettriche e telefoniche oltre a boschi, prati e campi coltivati.

Quanto costa l’antincendio
La campagna antincendio 2022 è costata alla Regione 72,9 milioni di euro, mentre per il 2023 si stima una spesa leggermente superiore pari a poco più di 73 milioni (il dato definitivo lo sapremo più avanti). è quanto si legge nel Piano Antincendio boschivo 2023-2025.

La flotta
Dal 15 giugno al 30 settembre 2023 le richieste di soccorso aereo sono state 794. La flotta aerea destinata allo spegnimento degli incendi, anche quest’anno, ha dimostrato da un lato efficacia operativa ma, dall’altro, ha evidenziato limiti operativi relativi alla loro disponibilità, trattandosi di un servizio centralizzato con mezzi di proprietà dello Stato ma gestiti direttamente da una società esterna, la Avincis (vedi l’approfondimento nella pagina seguente).

La flotta area è composta da 18 Canadair, velivoli specializzati per il rilascio di grandi quantità di acqua, con capacità anfibie e che possono posarsi direttamente sulla superficie del mare o dei laghi e riempire i propri serbatoi senza l’ausilio di altre apparecchiature, e da elicotteri che però durante la campagna antincendio non possono volare in presenza di venti forti.

Attualmente sono 12 i “Nuclei elicotteri” esistenti in Italia e fanno base ad Arezzo, Bari Palese, Catania-Fontanarossa, Roma-Ciampino, Genova, Bologna, Pescara, Salerno-Pontecagnano, Alghero, Varese-Malpensa, Torino-Caselle e Venezia-Tessera. I Nuclei Elicotteri hanno in dotazione 33 elicotteri di cui 15 AB.206 Jet Ranger, 13 AB.412 e AB.204. Il personale del servizio elicotteri dei VV.F., che viene tratto dagli organici del Corpo, assomma complessivamente a 249 persone delle quali 111 piloti (di cui 10 istruttori) e 138 specialisti. Nel nostro paese la lotta antincendio con i mezzi aerei è effettuata sotto la direzione del direttore delle operazioni di spegnimento (Dos) mentre è affidato attraverso il Coau – Centro Operativo Aereo Unificato al Dipartimento della Protezione Civile, il coordinamento dei mezzi della flotta aerea antincendio dello Stato.

Come funziona la macchina dei soccorsi
“In questo momento – ha dichiarato al QdS Girolamo Bentivoglio Fiandra, comandante prov.le VV.F. Palermo – il nucleo elicotteri ha sede al Comando provinciale di Catania mentre gli hangar che fungono da aviorimessa per i canadair, nello specifico, sono a Catania e a Trapani. I Canadair sono di proprietà dello Stato e sono gestiti dal Corpo nazionale dei vigili del Fuoco, sono a servizio del territorio nazionale e sono utilizzati in base alle necessità attraverso la gestione del Coau (Centro operativo aereo unificato, ndr) sulla base delle richieste che sono fatte dalla diverse sale operative. Nel caso specifico, in Sicilia, la sala operativa è la Soup (Sala operativa unificata permanente, ndr) che è presso la Forestale. È necessario fare una precisazione. L’incendio boschivo è competenza della Regione. È chiaro che non esiste incendio boschivo senza incendio d’interfaccia, così è definito, ossia che possa interessare insediamenti civili, industriali, artigianali o semplici abitazione e, in questo caso, la competenza è statale, quindi dei Vigili del Fuoco. È evidente che c’è una sinergia tra noi, il Corpo Forestale della regione e la Protezione Civile. Proprio a questo proposito la Regione Siciliana ha sottoscritto con la direzione regionale Vigili del Fuoco Sicilia una convenzione di mutua collaborazione. La Regione, inoltre, proprio nell’ambito di questa convenzione mette a disposizione un budget economico al fine di poter richiamare personale dei Vigili del Fuoco destinato in via esclusiva alla lotta agli incendi boschivi”.

“I piloti dei Canadair – ha proseguito Bentivoglio Fiandra – sono di una società esterna perché si tratta di personale specializzato. Noi abbiamo la gestione della flotta in termini di manutenzione, approntamento e funzionalità ma la guida dei velivoli è demandata a una società esterna che ha l’appalto a livello nazionale”.
“La flotta aerea – ha dichiarato al QdS Gaetano Vallefuoco, direttore regionale VV.F. del soccorso pubblico e della difesa civile della Sicilia – è solo una delle componenti del sistema di risposta del dispositivo di soccorso, non solo quello dei Vigili del Fuoco, ma quello che non va dimenticato è che, al di là dei cambiamenti climatici, c’è la mano scellerata dell’uomo perché, non lo dico io ma il Cnr, la maggior parte degli incendi sono di natura dolosa. Su questo è necessario migliorare per evitare il terreno fertile per questi criminali anche attraverso un’operazione di vigilanza del territorio che deve necessariamente coinvolgere tutti i cittadini. La misura di prevenzione migliore è quella della conoscenza attraverso l’informazione e dobbiamo ricordare sempre che, in situazioni di pericolo, dal pericolo ci si allontana e non ci si avvicina”.

R.G.

Intervista al direttore generale del Dipartimento regionale della protezione civile, Salvo Cocina

“Migliaia di uomini tenuti sotto scacco da pochi criminali”
Riguardo all’emergenza incendi e alla macchina regionale di prevenzione e intervento, il QdS ha sentito l’ing. Salvo Cocina, direttore generale Dipartimento Protezione Civile della Regione.

Il governatore Schifani ha annunciato la nuova “Centrale operativa unica” e promesso alla Protezione Civile e alla Forestale maggiori risorse umane e nuovi mezzi. Pensa che, approfittando del periodo di presumibile tranquillità dovuto all’avvicinarsi della stagione invernale, la nuova “macchina” riuscirà a compiere il rodaggio necessario?
“Ci lavoriamo quotidianamente, a questa macchina e le emergenze sono un momento di prova del sistema perché ci permettono di collaudarlo e scoprire gli eventuali bug, compreso quello del mancato coordinamento, che proprio la ‘Centrale operativa unica’ mira a risolvere. Non basta, però, solo la macchina perché spesso il nostro intervento è legato a comportamenti scorretti dei cittadini e proprio per questo abbiamo bisogno che i cittadini diventino attori della protezione civile”.

Schifani ha parlato di “sentinelle sul territorio”…
“Esatto. Servono comportamenti vigili perché, nel caso degli incendi, chi li appicca è umano non è un’entità…”.

Lo dimostra l’ordinanza di custodia cautelare emessa qualche giorno fa dalla Procura di Patti…
“Perfettamente, a volte si tratta di comportamenti dolosi, ossia persone che vogliono fare del male, a volte ‘malati’ o, ancora, persone distratte che appiccano gli incendi con il loro comportamento. Un’azione di presenza sul territorio, come quella che fanno i nostri volontari con il pattugliamento, e con i piromani è una vera e propria guerra perché ne sanno una più del diavolo. Se lei osserva i punti di partenza degli incendi, quelli che noi definiamo i punti di appicco, sono tali da essere efficacissimi. Se l’incendio parte da quel preciso punto, con il vento a favore, così come c’è stato in questi giorni, si espande velocissimamente e non c’è possibilità di fermarlo perché va a interessare zone impervie nelle quali c’è scarsa capacità d’intervento da parte dei soccorsi. Si tratta di una tecnica, purtroppo, efficace”.

Tutto ciò mi ha fatto ricordare la vecchia guerra tra i guardaboschi e i cacciatori di frodo…
“In determinati ambienti, alla base di questi incendi, ritengo ci siano tensioni tra guardaparco e allevatori. I pascoli hanno bisogno di terreni liberi e cosa c’è di meglio di un incendio che brucia il boschivo e permette di far ricrescere l’erba?”

È pur vero che l’attività di prevenzione è la madre di tutto il lavoro ma, ritengo, debbano essere attuate anche altre misure come, ad esempio, l’aumentare gli hangar per il posteggio dei Canadair sull’isola che oggi sono solo quello di Catania e quello di Trapani?
“Certo, ma sarebbe molto utile anche un numero maggiore di Canadair. C’è una flotta di Stato, che concorre allo spegnimento dell’incendio, e una regionale basata su 9 elicotteri che, però, hanno una capacità di 500-800 litri. Il problema è che i nuovi Canadair in questo momento non sono in produzione e quelli a nostra diposizione sono antiquati e i nuovi mezzi di spegnimento disponibili non sono ancora stati collaudati. Oggi il Corpo Forestale sta valutando l’utilizzo di mezzi più performanti, come l’Erickson Sh-64 e il Super Puma. Si tratta di velivoli molto costosi. Ma alla base c’è un problema…”.

Ossia?
“Un sistema di migliaia di uomini, volontari, Protezione Civile, Istituzioni, Comuni, Vigili del Fuoco, Forestale sono tenuti sotto scacco da 100-150 persone che, in Sicilia, compiono questi atti criminali deliberatamente. Ci sono, inoltre, atteggiamenti scorretti che purtroppo fanno parte della cultura siciliana come la pratica del debbio, un sistema rudimentale di fertilizzazione del terreno che consiste nell’incendio dei residui colturali o della vegetazione, per opera di cittadini inconsapevoli e spesso anziani, come è successo negli incendi dei giorni scorsi. Sulla platea dei soggetti che, invece, possono avere interesse ad appiccare un fuoco, i sospetti ci sono e, come ha detto recentemente un magistrato, è pur vero che bisogna lavorare sulla prevenzione agli incendi ma è anche necessaria un’operazione d’intelligence e di investigazione per definirne i confini”.
R.G.

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Fonte: qds.it




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