Canadair in azione sulla riserva dello Zingaro nell'estate di quest'anno
In manette gli autori di alcuni roghi che nella scorsa estate hanno interessato anche le aree protette come la riserva dello Zingaro e le Saline
RINO GIACALONE - 09 Novembre 2023
Tre arresti per altrettanti incendi dolosi che nel Trapanese, la scorsa estate, hanno costituito una vera e propria emergenza e che hanno portato alla distruzione di aree boschive e di vegetazione mediterranea, anche all'interno di zone di riserva naturale, come quelle dello Zingaro (tra le maggiori zone turistiche di Scopello e San Vito Lo Capo) e delle Saline di Trapani e Paceco. Indagini e moventi distinti, ma il segnale che esce dal Palazzo di Giustizia di Trapani si riassume nelle parole del procuratore della Repubblica Gabriele Paci: «L’impunità è finita». In un sol colpo la magistratura ha colpito tre piromani ma ha pure criticato enti locali e Regione: «Senza controlli la si dà vinta ai piromani già in partenza».
Agli arresti domiciliari sono finiti un operaio stagionale della Forestale (quelli assunti proprio per fronteggiare gli incendi), 56enne di Alcamo, presunto autore di un rogo che lo scorso 27 agosto bruciò ben 12 ettari di macchia mediterranea nelle campagne alcamesi, e un pastore di 51 anni di Paceco che avrebbe appiccato un rogo il 13 ottobre nella riserva delle Saline di Trapani e Paceco (incendio presto domato perché un passante aveva chiamato subito i vigili del fuoco). Mentre in carcere è finito un 49enne di Custonaci (pregiudicato anche per analoghi episodi) che il 20 settembre avrebbe appiccato un incendio alla vegetazione all'interno del centro urbano. Tutti incendi sviluppatisi nelle giornate di scirocco, «quando i controlli dovrebbero essere più intensi».
Nessuno dica che non si sa dove gli incendi dolosi possono essere appiccati, insiste Paci: «non passa estate che gli stessi luoghi non diventino oggetto di roghi dolosi». Il comandante provinciale dei carabinieri, col. Fabio Bottino, ha fatto presente l'impegno dell'Arma, anche per dire, forse, seguendo le parole del procuratore, che la stessa cosa potrebbero dover fare la polizia locale e gli organi di controllo regionali della Forestale: «Nelle giornate di scirocco – ha detto Bottino – tutti i comandi dell’Arma hanno sempre tenuto alta l’allerta, posso dire che in caserma non è rimasto un solo carabiniere proprio per presidiare il territorio e le zone a rischio. Fondamentale la collaborazione sinergica con i carabinieri Forestali dotati anche di strumentazione tecnica efficace per individuare nei casi di incendi i possibili punti di innesco». Utile contributo alle indagini è arrivato dalle immagini di video camere, «quasi sempre private, mancano quelle delle istituzioni locali e regionali».
«Tutti gli incendi – ha detto il sostituto procuratore Antonella Trainito, titolare dell'inchiesta – sono stati appiccati in giornate di forte scirocco, e per tutti i roghi abbiamo avuto da una parte il grande impegno investigativo che si è unito a quello di chi come guardie Forestali e Vigili del Fuoco hanno dovuto far fronte allo spegnimento del fuoco, e dall’altra parte la sciatteria dei cittadini proprietari delle aree inadempienti rispetto alle ordinanze dei rispettivi sindaci per pulire dalle sterpaglie i terreni di loro proprietà. Gli incendi sono stati appiccati in zone aventi queste caratteristiche e limitrofe ad aree di grande rilevanza naturale come nel caso di Alcamo». Sul movente degli incendi, «ognuno – ha detto il procuratore Paci – ha una sua motivazione criminale». E poi: «Non basta firmare le ordinanze per obbligare i privati a tenere puliti i propri terreni, se poi non si controlla è come se non si sia fatto nulla, oppure ancora peggio pensare che tanto poi in caso di incendio se ne occupa la magistratura». Non è quindi escluso che l’indagine possa toccare anche le responsabilità dei privati quanto dei Comuni: «Tutti devono fare il loro dovere, se ci fosse una azione coordinata non saremmo dinanzi a un fenomeno di questo genere. La stagione estiva è stata preceduta da una riunione in prefettura, i sindaci sono stati avvertiti e invitati a essere solerti».
Ci potrebbero essere sviluppi su responsabilità di pubblici amministratori? «Ci sono - ha risposto il procuratore - responsabilità da verificare, in astratto possiamo parlare dell'esistenza di mancati controlli». In procura a Trapani è stato istituito da tempo un pool di magistrati che si occupano di incendi: «Non possiamo consentire – ha proseguito il procuratore – che ogni anno si sviluppano incendi così pericolosi per la tutela ambientale e trovarci dinanzi incendi che quasi ogni estate riguardano le stesse zone, stesse aree boscate che vanno a fuoco, questo è segnale di una totale assenza di controllo da parte degli enti locali». “Evitiamo – ha concluso Paci – di lasciare il futuro della nostra terra alle mani criminali, un qualsiasi sconsiderato, aiutato dal vento di scirocco, ancora oggi, per colpa dell’assenza di un sinergico sistema di controlli, e mi riferisco all’ente locale in particolare, possa creare danno al patrimonio, attuando quello che la mafia pensava di voler fare anni addietro, quando addirittura pensava di distruggere col fuoco parte del patrimonio archeologico».
E a essere chiamata in causa è la Regione Sicilia. Fuori dall'incontro con la stampa un investigatore ricorda per esempio come da tempo si parla di dotare le squadre forestali di droni, «da usare nelle giornate di scirocco così da vigilare dall’alto le zone a rischio incendi. Ci sono droni che possono volare anche in presenza di forte vento, ma a parte parlarne non si è mai fatto altro».
Fonte: www.lastampa.it
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