di Antonino Lomonaco
LTI di Linguaglossa (CT)
Lo scorso giorno ventuno di questo mese di ottobre, una squadra di antincendio boschivo della forestale di Randazzo (sigla Randazzo 21), in accordo fra gli Ispettorati Ripartimentali di Catania e Messina, si è spostata ed è intervenuta in supporto alle squadre già presenti in loco, a San Piero Patti, spostandosi dal territorio etneo al territorio della costa tirrenica della nostra terra. Una cosa del genere può succedere, nell'emergenza, in qualsiasi momento. Tuttavia, in questo caso, il motivo dello spostamento è stato dovuto all'insufficienza delle squadre presenti ad affrontare un incendio che stava diventando particolarmente pericoloso, persino per strutture ed abitazioni.
L'insufficienza era dovuta al fatto che il quindici del mese di ottobre finisce ufficialmente la campagna di antincendio boschivo, per cui gli addetti assunti, per il solo periodo considerato come a rischio di incendi, vengono licenziati e mandati a casa senza neanche una stretta di mano o una pacca sulle spalle, in riconoscimento al servizio svolto. Servizio che, è bene ricordarlo, mette a rischio, ogni volta, la propria incolumità, oltre che la propria vita. Questo residuo di squadre era ancora presente per recuperare giornate di assenza e per uno strano giochetto a cui ormai tutte le giunte regionali, di tutti i colori partitici, ci hanno abituato, ovvero quella politica "di Topo Gigio", così ben definita da un mio caro e stimato superiore. Una politica capace solo di fare una specie di balletto, con un passo avanti e due indietro. Un ballo in una sala lontana dai reali problemi della gente e dei territori che li abitano. Così, in un primo momento, tenuto conto del considerevole numero di incendi che ancora si presentavano, il governo regionale sembrava aver deciso un giusto prolungamento dell'antincendio boschivo, anche se solo per quegli addetti della fascia dei 151sti, cioè a dire quegli operai che dopo decenni, hanno maturato il dirittto a svolgere 151 giornate lavorative (in un anno!). Proprio per quel "cavillo", per cui la campagna antincendio boschivo dura dal 15 giugno al 15 ottobre, i 50 giorni oltre quel periodo, di solito vengono svolti da questi operai nell'Azienda forestale, la quale è un'altra cosa rispetto agli Ispettorati forestali.
L'Azienda forestale non si occupa di antincendio boschivo ma svolge lavori di manutenzione nel demanio, ed è in questi lavori che fior di addetti antincendio vengono mandati, anche se attorno vi sono ancora incendi che lambiscono i centri abitati. Ed in tale ambito, non possono più operare sugli incendi boschivi!
Così, anche stavolta, un passo avanti e due indietro e solo dopo tre giorni questi operai sono stati sospesi e mandati a casa, in vista di essere riassunti, come si diceva, per finire le giornate nell'Azienda, pur se ancora vi sono incendi a cui le sole forze dei Vigili del Fuoco, o della semplice protezione civile, non riescono a tener testa. I Vigili del Fuoco hanno una missione lavorativa diversa dalle squadre della forestale: loro hanno, innanzitutto, il fine della protezione nell'ambito delle strutture urbane e antropizzate. Così intervengono in tutte quelle emergenze di incidenti domestici, di cantiere, di viabilità, ecc. che riguardano non soltanto gli incendi ma anche emergenze dovute a gas, elettricità, acqua, ecc. Lo spettro della loro azione è enorme e mille volte meritevole! E, tenuto conto che in Italia abbiamo un rapporto di un Vigile del Fuoco ogni 15.000 abitanti, mentre i criteri europei dettano e promulgano che debba esserci un Vigile del Fuoco ogni 1.500 abitanti, possiamo ben renderci conto della situazione!
E' comprensibile, quindi, che questi, di fronte agli incendi boschivi siano spesso restii ad inoltrarsi e marciare per ore dentro i territori, nell'esercizio dello spegnimento cosiddetto "a mano", senza acqua, col solo flabello, pala, roncola, sudore ed il rischio incombente di farsi male!
Dopo lavori del genere, intervenire a salvare qualcuno in un incidente, o altro, sarebbe davvero come chiedere l'impossibile!
Per quanto riguarda le squadre dei volontari della protezione civile, va, certamente, dato merito della loro buona volontà. Tuttavia, anche in questo caso, il numero che li riguarda è davvero esiguo ed ha il limite temporale della disponibilità che dei comuni cittadini possono mettere a disposizione.
Spegnere incendi boschivi è una questione molto seria, che necessita di adeguata preparazione professionale ed esperienza. E' un'attività che affronta un fenomeno chimico-fisico di disgregazione degli elementi, con componenti residui, quali il fumo, capace di intossicare i polmoni proprio quando avrebbero una maggiore esigenza di aria pulita. Un fenomeno chimico-fisico in movimento, su terreni scoscesi, insidiosi per vari motivi. Una attività che non può essere intrapresa senza esperienza e preparazione adeguate!
Certo, Topo Gigio, a queste mie affermazioni, direbbe:<<ma cosa mi dici mai?!>>
Topo Gigio è caro alla mia infanzia, a lui risponderei facendogli vedere le mie cicatrici, dovute alle ustioni su alcuni interventi, potrei considerare con lui che anch'io avrei potuto far parte di quella lista di caduti sugli incendi boschivi. Potrei ricordare le morti di questa estate, del collega Matteo Brandi (67 anni!) e della collega Marinella Sigona. Potrei ricordare che il 27 di questo mese di ottobre, un anno fa, Can 28 si schiantava sui fianchi di Monte Calcinera, a Linguaglossa, con i suoi valorosi piloti, Matteo Pozzoli e Roberto Mazzone, poco lontano da dove nel 1993 perirono, arsi in un incendio, il mio caposquadra (e mio formatore di allora) Vincenzo Zumbo, i miei compagni, Giuseppina Manitta e Benedetto Mineo, ed il Brigadiere della Guardia Forestale Regionale, Francesco Manitta.
Potrei continuare ancora con i caduti e gli infortunati di tutte le altre province, in tutti gli anni che abbiamo svolto il nostro compito.
A Topo Gigio potrei rispondere gentilmente, perchè è un pupazzo animato a me caro.
Per gli altri, perdonatemi, non ho più parole di gentilezza!
<<A tutti gli Operai Forestali voglio dire solamente che molta gente non sa che tipo di lavoro fate, non immagina neppure la fatica a cui siete sottoposti, il pericolo che dovete affrontare quotidianamente, dato non solo dal fuoco. Vi ringrazio per la continua collaborazione. Con affetto e stima, UGO Gian Pietro>>
(pilota dell'elicottero antincendio "Falco 1")
Antonino Lomonaco
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