Dal sito qds.it
Le risorse 2014-2020 devono essere spese entro il prossimo 31 dicembre: una missione impossibile.
23 Settembre 2023
PALERMO – Su queste colonne l’allarme è stato lanciato più volte: le difficoltà della Regione nello spendere i Fondi messi a disposizione dall’Unione europea rischiano di dilapidare queste ingenti risorse indispensabili per lo sviluppo della Sicilia dal punto di vista infrastrutturale, imprenditoriale, occupazionale ed economico.
Nei giorni scorsi anche il presidente della Regione, Renato Schifani, ha dovuto prendere atto di una situazione che rischia di trasformarsi in una clamorosa figuraccia per l’Isola. È bene chiarire, in ogni caso, che l’attuale vertice del Governo regionale si è assunto le responsabilità di una situazione che non ha certo creato, ma con cui adesso – viste le inadempienze che si sono susseguite negli ultimi dieci anni circa – deve necessariamente fare i conti.
“La sfida da affrontare – ha affermato – già al 31 dicembre 2022, ad appena un anno dalla conclusione del ciclo di programmazione 2014-2020, era spendere circa 2 miliardi di euro di risorse comunitarie. Una sfida difficile, della quale ho avuto subito contezza. Per questo motivo, con i Dipartimenti regionali abbiamo verificato approfonditamente tutte le criticità di attuazione e lo scorso luglio abbiamo sottoposto al Comitato di sorveglianza una proposta di riprogrammazione, approvata sia dalla Giunta regionale sia dalle competenti commissioni dell’Assemblea regionale, che mira a ridurre al massimo il rischio di disimpegno dei fondi”.
“Oltre alle previsioni di spesa formulate dai Dipartimenti per oltre un miliardo di euro – ha aggiunto – ho proposto anche una manovra correttiva da 823 milioni di euro che da un lato risponde alla necessità mettere in sicurezza i fondi a rischio utilizzando al meglio le risorse non impiegate nel poco tempo rimasto, dall’altro è orientata a inserire alcune misure correttive di compensazione in favore di cittadini e imprese, per dare risposte strategiche al territorio. Questo intervento è frutto di una serrata cooperazione con il ministro Raffaele Fitto, i suoi uffici e la Commissione europea”.
Dopo che si è tanto tardato è evidente come il tempo adesso stringa, ma riuscire a spendere tutte le somme assegnate ma non ancora utilizzate sembra davvero una missione impossibile. Visto l’andazzo degli ultimi anni, appare a dir poco improbabile che gli uffici riescano a trovare quello sprint necessario a non gettare alle ortiche queste preziose risorse finanziarie.
Ketty Damante: “La Sicilia rischia di perdere 1 miliardo e 500 milioni di fondi dell’Unione Europea”
La situazione ha ovviamente prestato il fianco all’attacco da parte delle opposizioni. Il Movimento 5 stelle in particolare, che già in passato aveva posto l’accento sulla questione, ha detto la sua con la senatrice Ketty Damante: “La Sicilia – ha detto – rischia seriamente di perdere una cifra gigantesca: 1 miliardo e 500 milioni di Fondi europei sono a rischio perché il Governo siciliano non è stato finora capace di spenderli. Si tratta delle risorse stanziate dal fondo Fesr 2014-2020 che vanno spesi entro fine anno altrimenti Bruxelles se li riprenderà”.
“Il presidente Schifani – ha concluso l’esponente pentastellata – ha annunciato una manovra correttiva per provare a non perdere queste risorse e da siciliana mi auguro di cuore che ci riesca”.
La strategia del Governo regionale
La strategia del Governo, al di la delle critiche, è chiara. “La proposta avanzata dalla Regione – ha detto il presidente della Regione – è ora al vaglio finale della Commissione europea, che ne aveva condiviso i contenuti già nel corso del Comitato di sorveglianza. Adesso tocca ad assessori e dirigenti generali rispettare le previsioni di spesa formulate che, assieme all’approvazione delle misure correttive da me proposte, ci fanno guardare con una nuova fiducia alla possibilità di non perdere risorse”.
Appesi, quindi, al via libera dell’Europa e a un lavoro all’interno degli uffici che negli ultimi anni – in particolare sotto i Governi guidati da Rosario Crocetta e Nello Musumeci – non è stato fatto. Per completare questa missione impossibile, ci vorrebbe davvero Tom Cruise.
Fondi Ue, c’è soltanto la Spagna a fare peggio dell’Italia
I dati della Sicilia sono sconfortanti, ma è tutta la performance a livello nazionale a lasciare a desiderare. Come rivelano i dati della Commissione europea sull’andamento delle spese relative alla politica di Coesione Ue, pubblicati sul portale Cohesion data a metà del 2023, l’Italia ha speso soltanto il 67% delle risorse fornite a livello comunitario. Un risultato che è valso al nostro Paese l’ultimo posto tra i Paesi membri in questa particolare classifica, davanti soltanto alla Spagna.
Analizzando i numeri nel dettaglio, si evice come le Regioni abbiano mediamente speso l’80% delle risorse provenienti da Fesr e Fse, mentre i Programmi operativi nazionali (Pon), sono invece arrivati soltanto al 53%.
La performance peggiore, come già evidenziato, spetta proprio alla Sicilia, con i suoi 1,5 miliardi ancora da spendere e certificare. Risorse che rischiano di essere disimpegnate, ovvero restituite al mittente. Con buona pace dello sviluppo e del sostegno alle regioni sottoutilizzate.
Ecco le ragioni per cui nasce e in cosa consiste il Fondo europeo di sviluppo regionale
Il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) è uno dei principali strumenti finanziari della politica di coesione dell’Ue. Esso si prefigge di contribuire ad appianare le disparità esistenti fra i diversi livelli di sviluppo delle regioni europee e di migliorare il tenore di vita nelle regioni meno favorite.
Un’attenzione particolare è rivolta alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, come le regioni più settentrionali, con densità di popolazione molto basse, e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna.
L’articolo 176 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea prevede che il Fesr sia destinato a contribuire alla correzione dei principali squilibri regionali esistenti nell’Unione europea. Il Fondo persegue tale obiettivo attraverso il sostegno: allo sviluppo e all’adeguamento strutturale delle regioni in ritardo di sviluppo; alla riconversione delle regioni industriali in declino.
Occorre brevemente ricordare come siano complessivamente undici gli Obiettivi tematici fissati a loro tempo per il ciclo di programmazione 2014-2020: rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione; migliorare l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, nonché l’impiego e la qualità delle medesime; promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e dell’acquacoltura; sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori; promuovere l’adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi; tutelare l’ambiente e promuovere l’uso efficiente delle risorse; promuovere sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete; promuovere l’occupazione sostenibile e di qualità e sostenere la mobilità dei lavoratori; promuovere l’inclusione sociale, combattere la povertà e ogni forma di discriminazione; investire nell’istruzione, formazione e formazione professionale, per le competenze e l’apprendimento permanente; rafforzare la capacità delle amministrazioni pubbliche e degli stakeholders e promuovere un’Amministrazione pubblica efficiente.
Tutti strumenti di cui la Sicilia avrebbe un grandissimo bisogno. Anche per questo sarebbe un peccato mortale e una gravissima responsabilità non sfruttare questi 1,5 miliardi ancora non spesi e restituirli all’Europa.
Fonte: qds.it
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