09 agosto 2023

IL REPORT. INCENDI, NON SOLO CARCERE. SEI CONSIGLI UTILI PER LIMITARLI: FRA PREVENZIONE E GESTIONE ATTIVA DEL BOSCO



Dal sito www.corriere.it

di Peppe Aquaro 08 Agosto 2023
Incendi, non solo carcere. Sei consigli utili per limitarli: fra prevenzione e gestione attiva del bosco
La Protezione civile non cessa di diramare bollettini invitando la popolazione a prestare ogni tipo di attenzione e precauzione in prossimità di boschi e sterpaglie. Ma allo stesso tempo sembrano non avere mai fine gli incendi che stanno spazzando via velocemente tutta una serie di polmoni verdi del Mezzogiorno e delle isole d’Italia. E se nelle scorse settimane a pagarne le conseguenze sono state le regioni della Sicilia, della Calabria e della Puglia, adesso è la Sardegna ad essere stata colpita pesantemente, da una serie di roghi che hanno gravemente danneggiato il patrimonio verde sia sulla costa meridionale che su quella orientale dell’isola.

Il forte vento di maestrale ci ha poi messo del suo facendo letteralmente correre le fiamme fino a più di 80 chilometri orari. Il governo ha previsto nel decreto Omnibus una forte stretta contro i piromani aumentando da 4 a 6 anni la pena minima per chi causa volutamente un incendio in «boschi, selve o foreste ovvero su vivai forestali destinati al rimboschimento, propri o altrui»; per i roghi colposi si passa da 1 a 2 anni di carcere. Ma non basta agire sul dopo, occorre puntare di più sulla prevenzione

Più di 70mila campi di calcio “in fumo”. Secondo recenti studi scientifici (con la partecipazione di Fsc Italia), i territori con una gestione forestale più attiva sono meno colpiti dagli effetti degli incendi. Intanto, ecco un protocollo d’intesa Coldiretti-Vigili del Fuoco per debellare i roghi
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Ma è dall’inizio del 2023 che l’Italia brucia: da gennaio scorso alla fine di luglio sono andati in fumo più di 51mila ettari, e di questi, in soli tre giorni, i più terribili per gli incendi di questa estate, sono andati in fumo più di 31mila ettari. In pratica, è come se le fiamme avessero distrutto un’area vasta quanto 73 mila campi di calcio. Sono dati più che allarmanti e raccolti in un dossier di Legambiente ricavati dopo aver analizzato i dati satellitari forniti da Effis (“European Forest Fire Information System”), al quale non sfuggono gli incendi che interessano una superficie che va dai 30 ettari in su. «E’ una emergenza incendi aggravata naturalmente dalla crisi climatica: ma non dobbiamo mai dimenticarci che la percentuale dei roghi appiccati dall’uomo resta purtroppo molto alta», spiega Stefano Ciavani, presidente di Legambiente, secondo il quale, comunque, gli incendi si potrebbero prevedere ed anche evitare. Una convinzione fatta propria anche dalla Regione Piemonte che — come ha raccontato Marta Latini su Pianeta 2030 di luglio (leggi qui) — ha varato «PRe-FEu», il progetto di Prevenzione degli incendi per le filiere del legno, finanziato dal Programma di sviluppo rurale regionale.


FORESTE PROTETTE
di Marta Latini



La parola alla scienza

Proprio per questo, in una prospettiva di prevenzione, Legambiente ha inviato al Governo dieci proposte di intervento sul problema incendi, tra le quali, l’esigenza di un soggetto unico gestore dell’emergenza incendi da individuare nella Protezione civile, e una richiesta per migliorare la raccolta dei dati degli incendi e non soltanto, quindi, quelli che riguardano una estensione di area superiore ai 30 ettari. In fondo, alla base di queste richieste viene fatto presente quanto sia importante una gestione attiva del patrimonio boschivo e forestale: una verità supportata da recenti pubblicazioni scientifiche sull’argomento, come ricorda Fsc Italia (l’associazione no-profit nata nel 2001 e che fa parte di Fsc International, il cui scopo è prendersi cura delle foreste e di coloro che dipendono da esse, ), pronta a rimarcare che i territori con una gestione forestale più attiva sono meno colpiti dagli effetti degli incendi, anche in condizioni climatiche e di infiammabilità gravi.

EMERGENZA
di Massimiliano Jattoni Dall’Asén



Strategie glocal

In una delle due ricerche scientifiche che prenderemo in esame, e alla quale ha partecipato anche Fsc Italia, sono stati presi in esame diversi fattori: dal clima agli eventi atmosferici, dall’infiammabilità agli elementi socio-economici come cambiamenti dell’uso del suolo e politiche di gestione del territorio. E per ciascuno di questi aspetti si è cercato di individuare le relazioni esistenti tra di essi in riferimento agli incendi stessi. Come range di indagine temporale la ricerca, pubblicata sulla rivista settimanaleScience of the Total Environment” è stato compreso il periodo che va dal 2007 al 2017 e il territorio d’indagine è stato rappresentato dai distretti agroforestali. Lo studio ha confermato che gli impatti ridotti degli incendi in Italia sono associati a una governance attiva del territorio. In questo senso, un ruolo importante lo rivestono le strategie europee, nazionali e regionali per favorire territori resistenti e resilienti agli incendi. Strategie preventive e soprattutto importanti anche dal punto di vista economico. Basti pensare quali sono stati gli effetti economici degli incendi divampati in Europa nel 2022: «Hanno causato danni per almeno 2 miliardi di euro, segnando il secondo peggior anno in termini di aree bruciate da quando sono iniziati i monitoraggi (2006) e con almeno 800 mila ettari andati a fuoco. Anche gli Stati membri meglio attrezzati e meglio preparati hanno chiesto assistenza», ricorda Janez Lenarčič, Commissario Europeo per la gestione delle crisi.

L’economia (negativa) dei roghi

E già c’è chi è pronto a tirare le somme (in negativo) sugli effetti degli incendi verificatisi in Italia: «Per ricostituire i boschi ridotti in cenere dal fuoco ci vorranno fino a 15 anni con danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo», fa sapere la Coldiretti che aggiunge: «Ogni rogo costerà agli italiani più di 10 mila euro all’ettaro fra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici delle aree devastate». Inoltre, più del 60 per cento degli incendi sarebbe opera di piromani. Come fermare tutto questo? Anche per Coldiretti, prevenire è l’azione principale da mettere in atto. Facendo squadra: per garantire una funzione di controllo e monitoraggio ed intervenire tempestivamente Coldiretti e Vigili del Fuoco, con il supporto dell’Associazione “A.B” (Agrivenatoria Biodiversitalia), hanno sottoscritto un protocollo per le attività di lotta attiva agli incendi di bosco o per rischi idrogeologici. L’accordo prevede che gli agricoltori mettano a disposizione spazi per i mezzi di pronto intervento e partecipino a progetti mirati per lo sviluppo di procedure per l’allertamento delle squadre operative dei Vigili del fuoco in caso di emergenze.

Sei suggerimenti per prevenire gli incendi

Anche questa è gestione responsabile del territorio, tenendo ben presente, poi, che in Italia, la superficie forestale è in aumento: «Ma sconta un grande problema di abbandono e la mancanza in molti casi di piani di gestione. L’esperienza dei boschi certificati Fsc dimostra, invece, come si possa fare prevenzione fissando standard ambientali, economici e sociali che implicano un maggior presidio delle aree forestali», ricorda Giuseppe Bonanno, direttore di Fsc Italia. E siamo al secondo studio scientifico sulla gestione preventiva del territorio in chiave antincendi. In un report a cura di “European Forest Institute” sono state individuate sei raccomandazioni per la gestione del territorio in ottica di prevenzione degli incendi: dalla pianificazione, con programmi, politiche e strategie di adattamento, alla definizione di modelli di gestione; dallo sviluppo di meccanismi finanziari sostenibili per garantire l’attuazione e la continuità delle misure di prevenzione degli incendi boschivi alla generazione di conoscenza, educazione e sensibilizzazione nella società (ancor oggi si stima che il 95 per cento degli incendi in Europa abbia origine dall’attività umana) all’armonizzazione dei sistemi informativi come base per la condivisione delle informazioni e la comprensione della complessa realtà degli incendi boschivi, fino alla cooperazione internazionale.

LE SEI REGOLE DELLO EUROPEAN FOREST INSTITUTE

1) Pianificazione del territorio
E’ necessaria una corretta pianificazione del territorio, attraverso programmi, politiche e strategie di adattamento. In particolare, una corretta legislazione in tema di boschi sicuri e sostenibili dovrebbe tener presente l’evoluzione dei cambiamenti climatici; e alla pianificazione del territorio dovrebbero partecipare sia gli enti pubblici che i privati.
2) Definire i modelli di gestione
Multidisciplinarietà e approcci integrativi sono alla base di un corretto modello di gestione nella prevenzione degli incendi boschivi: sviluppando dei piani di autodifesa contro gli incendi, coordinati a livello superiore, ma in modo da lasciare alle comunità locali il protocollo operativo.
3) Sviluppo di meccanismi finanziari sostenibili
Occorre stanziare fondi adeguati per prevenire gli incendi nei boschi e nelle foreste, ma non dovrebbero essere versati dall’alto. C’è bisogno quindi di una serie di attività socioeconomiche e finanziate dagli attori locali.

4) Educazione della popolazione al problema degli incendi
Si stima che il 95 per cento degli incendi abbia origine dall’attività umana. C’è bisogno quindi di educazione ambientale sul tema degli incendi di boschi e foreste, da attuare sia attraverso i social-network, sia in una forma di collaborazione tra educatori e ricercatori.

5) Dati alla mano per una copertura totale del Mediterraneo
Per una corretta condivisione delle informazioni e la comprensione della complessa realtà degli incendi boschivi, occorre una armonizzazione dei sistemi informativi. Molti dei Paesi extra-europei sono, per esempio, esclusi da qualsiasi sistema di monitoraggio. Ma per una mappatura completa dei rischi degli incendi boschivi nell’area del Mediterraneo occorre allargare al partecipazione al sistema di altri Paesi.

6) Task-force internazionale sul rischio incendi
Per prevenire il rischio incendi nell’area del Mediterraneo sarebbe auspicabile una vera e propria cooperazione internazionale tra le diverse governance, grazie alla quale potersi scambiare informazioni e metodi predittivi.

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