Gli ultimi dati ufficiali certificano che la Regione non è riuscita ad ammettere pagamenti per 1,8miliardi
di Antonio Condorelli - 9 Luglio 2023
PALERMO – La Sicilia del futuro, coccolata dai fondi del PNRR, si specchia col fallimento nella gestione del Po Fesr 2014/2020 e il rischio di dover restituire all’Europa oltre un miliardo di euro di fondi non spesi. Gli ultimi dati ufficiali certificano, addirittura, che la Regione non è riuscita ad ammettere pagamenti per 1,8miliardi di euro. Adesso è corsa contro il tempo, il dipartimento Programmazione – contattato da LiveSicilia – guidato da Vincenzo Falgares, è al lavoro. Ma analizziamo cosa è stato certificato fino a questo momento.
Il Programma e gli obiettivi
Tutto inizia con l’Accordo di partenariato per l’Italia del 2013, lo strumento con cui ogni Stato membro ha definito come impiegare i fondi strutturali e quelli di investimento europei. Sulla base dei bisogni della Sicilia, vengono individuati 10 filoni di intervento con un finanziamento di 4,3miliardi di euro, con l’80% a carico dell’Unione Europea e il 20% cofinanziato da Stato e Regione.
I risultati
Gli ultimi dati certificati dal sistema di avanzamento della spesa contemplano un ritardo di 1,8miliardi euro. Punto primo, Ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione, quasi 300milioni di euro, dei quali impegnati il 90%, grazie all’operato di Falgares quando dirigeva Agenda digitale. Molto scarso l’ammontare dei pagamenti ammessi: appena il 36,69%.
Trend in leggera ascesa nell’Agenda Digitale, con l’81% di circa 300 milioni impegnato e il 55% di pagamenti ammessi. Va meglio nell’asse 3, la promozione della competitività delle piccole e medie imprese nel settore agricolo, due dipartimenti in campo, Attività produttive e Agricoltura: 93% di impegno dei fondi (800milioni di euro) e 78% di pagamenti ammessi.
Energia, clima e ambiente
Analizzando i dati dell’Asse 4, Energia sostenibile e qualità della vita, emerge l’effetto Tuccio D’Urso, che è riuscito a impegnare più fondi di quelli stanziati, oltre un miliardo di euro con una percentuale di impegno del 109%. Ma dopo di lui, la catastrofe: pagamenti ammessi solo al 39%.
Non va meglio con la salvaguardia del territorio, la Sicilia sconta da sempre enormi emergenze idrogeologiche: in questo settore quasi 180milioni di euro rischiano di tornare indietro. Appena il 52% dei fondi è stato impegnato e soltanto il 37% risulta ammesso tra i pagamenti. Leggermente meglio la tutela dell’ambienet, asse 6 e la promozione dell’uso efficiente delle risorse, dotazione di 450milioni di euro: 80% di cifra impegnata, 55% di pagamenti effettuati.
Trasporto e inclusione sociale
Nei sistemi di trasporto, asse 7, c’è la firma dell’ex assessore regionale Marco Falcone, che ha dato una scossa al dipartimento, col 136 di fondi impegnati e il 100% di pagamenti ammessi: hanno contribuito l’acquisto dei treni per Fs e gli autobus per le compagnie private, oltre al sostegno nel prezzo del biglietto.
Meno brillante il punto 9, l’inclusione sociale, tanto cara a Antonio Scavone: risultano impegnati il 62% dei fondi e ammessi pagamenti al 40%. Non va meglio nel settore istruzione e formazione professionale, anzi, si tratta di un vero disastro: appena il 44% di fondi impegnati e il 33 di pagamenti ammessi. Con la formazione professionale in ginocchio, ritardi di pagamenti di 8 mesi sbloccati, di recente, dal governo Schifani. Ultimo punto l’assistenza tecnica al Programma operativo: 74milioni impegnati, il 61% di pagamenti ammessi.
Il ruolo della politica
In molti settori strategici la Sicilia non ha brillato, bisognerà rendicontare entro fine anno, mentre incombe la scommessa dei fondi Pnrr e la necessità, a fronte di un indebitamento dello Stato, di portare a compimento opere strategiche per la Sicilia e il Mezzogiorno. Bisogna ridurre il gap certificato, di recente, dall’Istat, nel rapporto annuale. La parola passa alla politica.
Fonte: livesicilia.it
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