di Umberto Triolo 28/12/2022
866milioni di disavanzo da ripianare in dieci anni, 200milioni di trasferimento ma anche tagli alla spesa. Sono questi i “regali di Natale” da parte dello Stato per la Regione Siciliana e in parte contenuti nella manovra da poco licenziata dalla Camera dei Deputati e adesso al vaglio del Senato. Se il Salva Sicilia ha permesso di tirare un sospiro di sollievo al presidente Renato Schifani, chiamato subito a dovere fare i conti con il disavanzo ereditato, allo stesso tempo sulle finanze nostrane sono previsti anche sacrifici. Sostanzialmente si tratta di una contrazione alla spesa indicata come condicio sine qua non in molti aspetti sottaciuta ma che dovrà essere tenuta in debita considerazione. Calcolatrice alla mano si tratta di un miliardo e 740milioni in meno. Cifra che ha allertato Cateno De Luca e che, dai banchi dell’opposizione a sala d’Ercole, vuole vederci chiaro.
«La riduzione – ha dichiarato – decorre dall’anno 2021. Sarà importante adesso verificare se già per gli anni 2021 e 2022 la riduzione delle spese correnti è stata realmente conseguita. Noi siamo fermamente convinti che Schifani non abbia tenuto conto della riduzione prevista per l’anno 2023 nella delibera di Giunta con la quale ha approvato il bilancio e la legge di stabilità tanto decantata dall’assessore Marco Falcone». Un aspetto che spinge l’ex sindaco di Messina a parlare di «dilettanti allo sbaraglio – prosegue – che stanno svendendo la Sicilia agli interessi romani non rendendosi conto che si tratta di un cappio che farà saltare definitivamente l’amministrazione della Regione Siciliana causando anche la perdita dei miliardi assegnati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza».
Su tutta la questione, poi, pesa quanto previsto dal punto sei dell’Accordo Stato-Regione cioè l’espressa decadenza in caso di mancato rispetto del piano di riduzione dei costi e per «mancata trasmissione della certificazione». Un percorso, dunque, pieno di insidie ma soprattutto in un contesto economico che non appare diretto alla crescita. Piuttosto le premesse gettate sembrano già rivolte ad un aumento della povertà, lasciata in balìa di se stessa, con il taglio al reddito di cittadinanza e il possibile riconoscimento dell’autonomia differenziata che accentuerà le distanze tra Nord e Sud Italia.
Fonte: meridionews.it
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